In occasione del 50° Anniversario della morte del grande musicista santese Flavio Clementoni pubblichiamo l’articolo del Prof. Paolo Peretti uscito sulla rivista “Quaderni dell’Accademia Fanestre” di Fano.
L’articolo di Paolo Peretti “Flavio Clementoni musicista fanese d’adozione: un ricordo nel cinquantesimo anniversario della morte” è stato recentemente pubblicato in “Quaderni dell’Accademia Fanestre”, 7/2008, pp. 375-386 (Fano, Ed. Chiaruccia) ed è qui riprodotto per gentile concessione.
Flavio Clementoni, musicista fanese d’adozione: un ricordo nel cinquantesimo anniversario della morte
di Paolo Peretti
Oltre al “nume” Bruno Barilli (Fano 1880-Roma 1952), che tra i fanesi dediti alla musica tra Otto e Novecento è figura che giganteggia per ben noti meriti non solo musicali, tra la fine del XIX e la metà del secolo successivo, pure vi sono stati almeno altri due musicisti degni di menzione in rapporto con Fano, sebbene con destini in qualche modo opposti. L’uno, Franco Capuana, fanese di nascita (29 settembre 1894), ben presto però attratto dall’orbita partenopea che, a Napoli, ebbe la sua formazione e la sua patria d’elezione musicale: qui, acclamato e riconosciuto dopo una lunga carriera di compositore, direttore d’orchestra e direttore artistico di prestigiosi teatri italiani (dal S. Carlo di Napoli alla Scala di Milano, passando per la Royal Opera House di Londra), morì nel 1969. L’altro, sebbene nato al di fuori di Fano, visse l’ultima e significativa parte della sua vita nella città che aveva eletto a residenza sua e della famiglia sin dalla metà degli anni Trenta: di quest’ultimo voglio parlare, ricorrendo quest’anno il cinquantesimo anniversario della morte, avvenuta a Fano nel 1958. Se infatti a qualcosa servono gli anniversari, è proprio a suscitare la memoria di personaggi poco conosciuti, o ingiustamente dimenticati: sorte, questa, che – fin troppo presto, purtroppo – è toccata al Nostro.
Flavio Clementoni, nacque a Potenza Picena (provincia di Macerata, arcidiocesi di Fermo), il 17 novembre 1886, da una famiglia di tradizioni musicali1: oltre a lui, vi furono altri suoi fratelli che si distinsero nella musica, tra i quali spicca indubbiamente il più giovane Arturo2. Flavio frequentò il Seminario di Fermo, fino al quarto anno di teologia, ma poi lasciò l’istituto, dove, però, aveva acquisito una solida cultura classico-umanistica e i rudimenti della musica impartitigli da un sacerdote, un certo Don Corradi. Frequentò poi presso l’allora Liceo musicale «Rossini» di Pesaro, dove ricevette più alti insegnamenti, specialmente da parte di Amilcare Zanella e Antonio Cicognani. Nel 1913 si diplomò in Strumentazione per banda e, nello stesso anno, conseguì l’abilitazione all’insegnamento del canto corale nelle Scuole Normali, il futuro Istituto magistrale. Durante la sua permanenza a Pesaro ricoprì il ruolo di primo clarinetto nella locale banda, dirigendo più volte la stessa nelle assenze del maestro titolare. Ebbe un successivo periodo di perfezionamento a Loreto, a contatto con la famosa Cappella musicale, che all’epoca era diretta dall’illustre maestro Giovanni Tebaldini; qui poté anche approfittare degli insegnamenti dell’organista dell’istituzione lauretana, il celebre concertista torinese Ulisse Matthey, che vi teneva corsi di pianoforte ed organo.