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Filippo Bruti Liberati

Filippo Bruti Liberati

Filippo Bruti Liberati

Alla schiera di santesi, o montesantesi, illustri che da diciassette mesi sfilano su questo blog può sicuramente essere aggregato il Marchese Filippo Bruti Liberati, che, pur non originario di questo comune, ha frequentato spesso, per ragioni familiari, la nostra città, coltivando anche qui la sua passione per la storia, i personaggi, i monumenti e le opere d’arte e lasciando ai posteri, sotto forma di lettere, che da oggi iniziamo a presentare, significative e preziose testimonianze del passato.

La biografia pubblicata nel 1868 a Ripatransone dalla Tipografia Jaffei, autore il Pievano D. Romualdo Veccia, una cui copia ci è stata gentilmente fatta pervenire dal Prof. Antonio Giannetti, che sta elaborando un nuovo saggio sulla figura e l’opera del Marchese, riporta alcuni dati che adesso andiamo a presentare.

Filippo Bruti Liberati nacque a Roma il 13 aprile 1791, primo dei dieci figli di Gaetano Bruti di Ripatransone e Maddalena Liberati di Viterbo.

Educato nelle scuole del Collegio Romano, il piccolo Filippo diede ben presto prove di capacità e di diligente applicazione agli studi. Nei mesi estivi la famiglia si trasferiva ogni anno a Ripatransone ed anche qui, assecondando il desiderio del padre, il giovanetto continuava a frequentare con profitto la scuola pubblica. Allo stesso tempo la madre lo conduceva spesso con sé alle funzioni religiose, dove il ragazzo mostrava sentimenti di devozione e di viva partecipazione. Si narra, a questo proposito, che una volta fu capace di riferire fedelmente, a memoria, la predica appena ascoltata nella chiesa dei Padri Filippini.

Nel 1806, compiuto il corso di Retorica, intraprese gli studi di Filosofia, Fisica e Matematica. Successivamente passò al Diritto, Civile e Canonico, conseguendo la laurea in queste discipline. Contemporaneamente coltivava anche lo studio delle lingue, antiche e contemporanee, quali il Latino, il Greco, il Francese, il Tedesco, lo Spagnolo e il Portoghese.

Nel 1812, nel corso di uno dei soggiorni annuali a Ripatransone, morì il padre. Da allora iniziò l’esercizio della pratica legale, collaborando con vari prelati del Tribunale della S. Rota e ricoprendo importanti incarichi nell’ambito di questo organismo.
Nel 1834 morì anche la madre. Decise allora di trasferirsi definitivamente a Ripatransone e dedicarsi alla cura dei beni di famiglia. Il 26 luglio 1836 sposò la Contessa Ippolita Compagnoni Marefoschi di Monte Santo. Ricoprì in patria numerose cariche pubbliche (Consigliere, Anziano, Deputato delle Scuole, Governatore Supplente) adoperandosi sempre per il bene della comunità.

Allo stesso tempo si dedicava con instancabile passione allo studio di testi, documenti d’archivio, reperti archeologici e testimonianze del passato, alla continua ricerca di notizie inedite su fatti, personaggi, opere d’arte, memorie storiche del territorio Piceno. Risultato di questo lavoro fu la pubblicazione di circa 350 libretti, in forma di lettera o dissertazione, contenenti rare testimonianze, oltre che su Ripatransone, su Macerata, Ascoli Piceno, Massignano, S. Benedetto, Serra S. Quirico e Monte Santo. A riconoscimento di questa sua benemerita attività, nel 1863 gli venne conferito il titolo di socio corrispondente della Regia Deputazione di Storia Patria per le province della Toscana, dell’Umbria e delle Marche.

Morì a Ripatransone il 3 novembre 1867.

Le quattordici lettere sopra Monte Santo, dal 1839 al 1858, scritte, con l’eccezione di una, in occasione di nozze, contengono notizie inedite o poco note su fatti, personalità, edifici ed opere d’arte locali ed offrono al lettore moderno una rara occasione di compiere un giro nella Montesanto dell’Ottocento. Esse aprono squarci sorprendenti sulla città di ieri, con le chiese che non ci sono più, le porte abbattute, le opere d’arte perdute a causa dell’incuria o della scarsa considerazione di chi le custodiva e che oggi fanno bella mostra di sé in qualche collezione privata o museo fuori d’Italia; una città popolata di personaggi straordinari la cui memoria è svanita, o resta confinata nelle lapidi marmoree, che nessuno legge, o sepolta nelle carte d’archivio.

Il testo delle lettere, frutto di ricerche minuziose, è a volte appesantito da riferimenti e citazioni, che l’autore inserisce per documentare le sue comunicazioni e, soprattutto, per fornire una traccia a chi volesse cogliere l’invito, ripetuto più volte, a proseguire il corso delle sue indagini. In particolare tali sollecitazioni vengono rivolte, con insistenza, a Carlo Cenerelli Campana, padre di Maria Cenerelli, destinataria della prima lettera, perché porti a termine la sua opera sulla Storia di Montesanto, fornendoci così un’idea del faticoso iter che portò alla pubblicazione del libro nel 1852. La lettura è comunque molto interessante e permette di curiosare tra le reminiscenze del nostro territorio offrendo una notevole mole di informazioni, alcune delle quali assai poco conosciute, perché assenti nelle altre pubblicazioni sul tema della storia cittadina.

Riteniamo pertanto che la pubblicazione online di questi scritti, corredati di opportuni documenti fotografici, possa essere apprezzata da quanti amano tornare alle memorie del passato.

In conclusione, attraverso queste brevi note introduttive vogliamo rivolgere un omaggio e un pensiero riconoscente a Filippo Bruti Liberati, nobiluomo ottocentesco, santese onorario, cui la nostra comunità deve sicuramente molto per il contributo di conoscenza che ci ha donato; allo stesso tempo vogliamo esprimere l’auspicio che, grazie a questa iniziativa, si rinnovi l’invito a dedicare attenzione e cura alle memorie patrie, raccogliendo così, ancora una volta, l’invito espresso in questo senso dall’autore.

Potenza Picena, 20 settembre 2009

Gianfranco Morgoni

  1. Adobe PDF icon 1 Cenerelli-Angelelli
  2. Adobe PDF icon 2 Compagnoni Marefoschi-Mariani


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Origine: Potentia in Picenum, 184 a.C, dopo Monte Santo fino 1862 quando prende il nome attuale

Piramide de Mayo

Piramide de Mayo

Potenza Picena prende il nome dalla antica colonia romana Potentia distrutta nel corso del VI secolo. I superstiti avrebbero fondato sul colle vicino il borgo di Monte Santo (attuale centro storico). Nel porto, oggi Porto Potenza Picena, era stata costruita una torre per poter osservare le possibili invasioni; questa torre restaurata si innalza maestosa davanti al mare. La veduta panoramica di Potenza Picena è degna di commento: la sua forma circolare, il luogo dove si trova e la sua altezza, 237 mt. sul livello del mare Adriatico, ci permettono di contemplare diverse vedute: ad Est il mare, che non si stanca mai di ammirare, e Porto Potenza Picena; al Nord, Ovest e Sud, la campagna con i simmetrici solchi di aratura, che si alternano con alcuni capannoni industriali, e più in là, si stagliano le silhouettes, e di sera le luci, del Monte Conero e quelle delle città di Porto Recanati, Loreto, Castelfidardo, Recanati, Montelupone, Morrovalle e Monte Cosaro. Più in là, la cornice della catena dei Monti Sibillini, compresa negli Appennini Centrali. L’immagine che presenta l’interno della città è altrettanto interessante; come tanti paesi antichi d’Italia ha ancora una struttura architettonica medievale. Cominciamo con la ottocentesca piazza centrale, Piazza Matteotti, punto nevralgico della vita commerciale, amministrativa e bancaria, si distinguono la torre Civica, il Palazzo del Comune ed il Teatro Mugellini. Scendendo per le sue vie si possono osservare antiche e interessanti costruzioni, e le magnifiche chiese (1) ubicate in ogni rione della città; alcune strade sono solo pedonali, qualcuna di queste con scalinate, come Via Trento (212 scalini); Via Galiziano (124); Via Luca Spano (97); Via Masaniello (72) con un prolungamento perpendicolare verso Via Trento, senza scalini; Via Marsala (34) ; Via San Marco (29), Via Castelfidardo (28) e Vico Carradori, perpendicolare a Via Trento, dopo 5 scalini.
Ci sono anche le piazzette, come quella delle Erbe, chiamata così perché anticamente lì si trovava il mercato dove i contadini venivano a vendere i loro prodotti, e il Largo Leopardi, dove si erige una replica della “Piramide de Mayo” di 6 metri circa di altezza, omaggio dei potentini alla Repubblica Argentina. Di fronte a questa piramide si trova il belvedere (Pincio), sicuramente il punto più panoramico di Potenza Picena. Fuori le mura che cingono la città si erige la nuova Potenza Picena, con i suoi conventi e chiese (2) e una struttura edilizia moderna. Inoltre, sulla strada che conduce alla valle del Fiume Potenza, c’e il Santuario di San Girio (XIII secolo) e nel litorale di Porto Potenza Picena la Chiesa di S. Anna, Patroni della città. Esistono anche dei campi sportivi dove si svolgono moltissime attività, fra queste, l’hockey, il baseball e il calcio. Questi sono in linea generale i diversi aspetti che caratterizzano la nostra città, e che ci piace raccontare perché sempre ci affascinano.

1) Chiesa di S.Stefano; Chiesa di S. Giacomo; Convento dei Francescani (S. Nicolò o S. Francesco); Complesso di S. Agostino; Monastero delle Clarisse di S. Tommaso apostolo; Monastero Benedettine di S. Caterina in S. Sisto.
2) Chiese della Madonna della Neve e della Madonna delle Grazie e i conventi dei Cappuccini (S. Lorenzo) e degli Zoccolanti (S. Antonio da Padova)

IDIOMA CASTELLANO

Origenes: Potentia in Picenum, 184 a.C, luego Monte Santo hasta 1862 cuando toma el nombre actual Potenza

Piramide de Mayo

Piramide de Mayo

Picena toma el nombre de la antigua colonia romana Potentia que fue destruida en el curso del siglo VI; algunos sobrevivientes habrían fundado en los montes vecinos el pueblo de Monte Santo (actual centro histórico). En la costa, hoy Puerto Potenza Picena, construyeron una torre para vigilar a posibles invasores; esta torre, dos veces reestructurada, aún se alza majestuosa. Nuestra ciudad ofrece una panorámica externa digna de ser comentada. Debido a su forma circular, a su ubicación y a su altura, 237 m sobre el nivel del mar Adriático, pueden verse panoramas diversos como los que a continuación describimos: al Este el mar, que de por sí es una visión que no cansa y Puerto Potenza Picena; al Norte al Oeste y al Sur, la campaña con sus simétricos y ondulantes surcos de labranza, alternando con alguna planta industrial y más allá, las siluetas y de noche las luces, de Monte Conero y las ciudades Porto Recanati, Loreto, Castelfidardo, Recanati, Monte Lupone, Morrovale y Monte Cosaro, entre otras; más allá aún, en el horizonte, los picos más altos de la cadena de los Montes Sibillinos comprendida en Los Apeninos Centrales. La vista que presenta el interior de la ciudad no es menos interesante; al igual que tantas otras ciudades antiguas de Italia posee una atractiva línea edilicia propia del Medioevo. La plaza central, Piazza Matteotti, edificada en el siglo XVIII, es el punto neurálgico donde se desarrolla casi todo el movimiento administrativo, comercial y bancario; se ditinguen su Torre Civica, el Palacio del Municipio y el Teatro Mugellini. Bajando y transitando sus estrechas y sinuosas calles se pueden ver antiguas y bellas construcciones, algunas palaciegas, y sus magníficas Iglesias distribuidas en cada punto o barrio de este lugar. (1) Varias de las calles son peatonales y escalonadas, como “Via Trento” (212 escalones); “Via Galiziano (124); Via Luca Spano (97); Via Masaniello (72) con una prolongacion perpendicular hacia Via Trieste, sin escalones; Via Marsala (34); Via San Marco (29) ; Via Castelfidardo (28) y Vico Carradori, perpendicular a Via Trento, despues de 5 escalones. También pueden verse pequeñas plazas secas, entre ellas, “Piazzeta dell’ Erbe”, que antiguamente funcionaba como mercado porque los productores vendían allí sus productos; “Piazzeta Giácomo Leopardi”, donde se erige una réplica de la Pirámide de Mayo de 6 metros de altura, aproximados, homenaje de los potentinos a la República Argentina; enfrente, un mirador y un frondoso parque,”Il Pincio”, tal vez el mejor punto para apreciar una amplia perspectiva externa. Fuera de los históricos muros y puertas que rodean esta ciudad se alza y se extiende una nueva y pintoresca Potenza Picena, con sus conventos e iglesias (2) y una estructura edilicia moderna. Además, por una calle que conduce hacia el valle del Rio Potenza se encuentra el “Santuario di San Girio” (siglo XIII) y en el Puerto Potenza Picena la Iglesia de Santa Anna, ambos Patronos de la ciudad. Completan el panorama varios campos deportivos donde se desarrollan distintas actividades, entre ellas el hockey, el baseball y el futbol. Estos son, a grandes rasgos, los cambiantes paisajes que caracterizan a Potenza Picena y que nos place enumerarlos pues nos atrapan permanentemente.

1) Iglesias de San Stéfano y de San Giácomo; Convento de los Francscanos (San Nicolò o San Francisco); Complejo de San. Agustín; Monasterio delle Clarisse di San Tommaso apóstol; Monasterio Benedettine de Santa Catalina en San Sisto.
2) Iglesias de la Madonna della Neve y de la Madonna delle Grazie y los conventos de los Padres Capuchinos” (San Lorenzo) y de los Padres Zoccolanti (San Antonio de Padova),

PIRAMIDE DE MAYO

In via Yerbal 6249 della città di Buenos Aires, ha sede la “Società Potentina di Buenos Aires” fondata da residenti italiani oriundi di Potenza Picena (MC) Marche-Italia.
Nell‘anno 1967, quale gesto di gratitudine verso il paese che li accolse a braccia aperte quando decisero di emigrare, hanno deliberato di costruire una copia di dimensioni ridotte della Piramide di Mayo, interamente realizzata in marmo e abbelita da pannelli bronzei, opera dell’artista Giuseppe Asciutti.
La piramide è sormontata da una statua anchessa in bronzo, raffigurante la Libertà Argentina, realizzata da Mario Percossi, allora segretario della società. Fu inviata in dono al comune di Potenza Picena, che poi venne collocata in Piazza Leopardi, e dal 16 luglio 1967 ingentilisce il paesaggio potentino.
I membri del comitato direttivo furono: F. Fontinovo; D. Carestia: G. Giampaoli; G. Tanoni; M. Percossi; G. Scarpa; I. Carestia; L. Rossi; U. Linardi; A. Di Lello.

TRADUZIONE:

En la calle Yerbal 6249 de la Ciudad de Buenos Aires tiene su sede la “Sociedad Potentina de Buenos Aires”, formada de residentes italianos oriundos de Potenza Picena.
En el año 1967, cual gesto de gratitud hacia el pais que los recibió con los brazos abiertos cuando decidieron emigrar, acordaron construir una copia reducida de la Pirámide de Mayo, realizada integramente en mármol y adornada con paneles de bronze, obra del artista Giuseppe Asciutti.
En la parte superior una estatua de bronze, que representa la Libertad Argentina, producto del artista Mario Percossi, en ese entonces secretario de la sociedad. Donada la pirámide al municipio de Potenza Picena fue instalada en la plaza Giacomo Leopardi el 16 de julio de 1967 y desde esa fecha forma parte del paisaje potentino. Los nombres de los miembros del comité directivo de la Sociedad Potentina que intervinieron en este hecho fueron: F. Fontinovo; D. Carestía; G. Giampaoli: G. Tanoni; M. Percossi; G. Scarpa; I. Carestía; L. Rossi; U. Linardi; A. Di Lello.

Si ringrazia il dott. Roberto Domenichini per la consulenza

POTENZA PICENA

Provincia: Macerata
Superficie: 48,2 kmq
Altitudine: 237 m
Abitanti: 15.200

Origine del nome: da Potentia,
antica colonia romana sorta nel
184 a.C.; antico insediamento
di popolazione Picena.

Nomi degli abitanti: potentini
Patroni: S. Stefano (26 dicembre)
S. Girio (25 maggio)S. Anna (26 luglio)

Sindaco: Sergio Paolucci
62018 Potenza Picena
Piazza G. Matteotti 28
Tel. 0733 6791
Fax 0733 679243
http://www.comune.potenza-picena.mc.it
info@comune.potenza-picena.mc.it

Informazioni turistiche:
Pro Loco tel. 0733671758
Prolocopotenzapicena@virgilio.it
Tel. 0733687927
iat.portopotenza@liberto.it

2009-EMILIO ZAMBONI

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Anche molti cittadini di Potenza Picena parteciparono il giorno 13 Giugno 1984 al funerale di Enrico Berlinguer a Roma. Nella foto Polo Onofri.

Nella foto Polo Onofri.

L’11 Giugno 1984 moriva a Padova Enrico Berlinguer, Segretario del PCI.

Questo articolo è un omaggio ad un grande italiano da parte di chi quel giorno a Roma, al suo funerale, era presente e può testimoniare la partecipazione di tantissimi cittadini addolorati per la scomparsa di un uomo apprezzato non solo dai suoi compagni, ma anche da tutti gli italiani.

Viviamo in un’epoca in cui si sta perdendo la memoria storica degli avvenimenti e dei personaggi più importanti.

La pubblicazione delle prime pagine dell’Unità di quei drammatici giorni del 1984, il filmato del funerale che si è svolto a Roma il 13 Giugno crediamo possano essere utili, in particolare ai più giovani che non hanno vissuto quei momenti, per capire una pagina importante della nostra storia.

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di Mauro Mazziero

Polittico, Madonna col Bambino tra i Santi Giacomo Maggiore e Rocco di Paolo Bontulli da Percanestro (1502)

Polittico, Madonna col Bambino tra i Santi Giacomo Maggiore e Rocco di Paolo Bontulli da Percanestro (1502)

Giacomo Maggiore a Potenza Picena (oggi purtroppo chiusa perché dichiarata inagibile) è conservato uno dei più bei dipinti di un singolare artista marchigiano: Paolo Bontulli da Percanestro, pittore attivo nella prima metà del secolo XVI.
La fondazione di questa chiesa risale agli ultimi decenni del Trecento e le sue vicende storiche, compresa anche la committenza del dipinto sopra citato, sono strettamente legate all’attività della Confraternita denominata “Corpus Christi”, detta anche di S. Giacomo.
Il rosone, in pietra arenaria, ancora oggi visibile sulla facciata, sembra risalire proprio alla fine del secolo XIV.
Uno dei primi documenti conosciuti è datato 13 novembre 1430; si tratta di un privilegio con il quale la curia vescovile di Fermo autorizza Ludovico di Tommaso, priore della Confraternita di S. Maria Maddalena di Monte Santo, a costruire un “ospedale” intitolato a S. Giacomo. La chiesa formerà un unico complesso con l’ospedale.
Una recente indagine storica ha portato alla luce un nuovo documento, presso l’archivio notarile di Ancona, datato 19 dicembre 1435. L’atto, che concerne la chiesa di S. Giacomo, fu redatto presso l’aula dell’Episcopato, alla presenza di Antonio Fuscarelli, priore della chiesa di S. Maria “a Pie’ di Potenza”. In esso la “Fraternitas S. Jacobi” viene citata autonomamente e non più in relazione con quella di S. Maria Maddalena.
Il prestigio raggiunto dalla Confraternita di S. Giacomo porterà, nel 1502 (o nel 1507 – secondo altri studiosi-), alcuni suoi delegati a commissionare al pittore Paolo Bontulli la pala per l’altare maggiore. In essa dovranno essere raffigurati la Vergine in trono col Bambino, S. Giacomo Maggiore, titolare della chiesa, e S. Rocco a protezione dalla peste, con riferimento all’ospedale. Il 3 ottobre 1643, a riprova dell’importanza acquisita nel tempo dalla Confraternita, Ottavio Marefoschi, membro della stessa e “capitano dei soldati a piedi di Nostro Signore”, nel suo testamento fa un lascito in favore del pio sodalizio.

Chiesa di S. Giacomo Maggiore, prima dei lavori di modifica eseguiti nel 1943
Chiesa di S. Giacomo Maggiore, prima dei lavori di modifica eseguiti nel 1943

Nei secoli successivi l’ospedale perde il suo scopo iniziale, tanto che nel 1765 viene chiuso. La chiesa, totalmente ristrutturata alla fine dell’Ottocento e con la facciata parzialmente ridisegnata dall’architetto Eusebio Petetti nel 1943, conserva ancora il suo aspetto medievale.
Ancora oggi è attiva la Confraternita di S. Giacomo che, con i suoi cinquanta aderenti, prosegue nel tempo la sua opera nella comunità di Potenza Picena. Rimangono dell’antica chiesa il rosone trecentesco ed il trittico di Paolo Bontulli.
Su questo artista, che nel suo tempo dovette avere un discreto successo, considerato il buon numero di opere a noi giunte, non sono stati ancora reperiti documenti che ne accertino i natali e la vita. Il comune di Serravalle del Chienti che, attualmente, comprende la vasta zona di Percanestro, possiede un archivio troppo recente, né ci sono di aiuto gli storici del passato che lo hanno quasi ignorato. I suoi spostamenti, dedotti dalle opere firmate, sono limitati all’antico ducato di Camerino, tranne per un viaggio a Spoleto, così come i suoi riferimenti stilistici. Inevitabile quindi che i suoi principali modelli siano stati Carlo e Vittore Crivelli. Proprio ad essi fa riferimento il trittico di Potenza Picena, prima sua opera certa. Vi sono raffigurati, come abbiamo detto, la Madonna in trono col Bambino, incoronata da cinque angeli, alla sua destra S. Giacomo Maggiore, alla sua sinistra S. Rocco. Di notevole interesse è la predella, intatta ed in buone condizioni, nella quale troviamo l’Annunciazione divisa nei due pilastrini laterali che contiene, anche simbolicamente, i dodici Apostoli ed il Cristo benedicente al centro. Ai piedi della Madonna si trova un vaso panciuto e dalla bocca stretta da cui esce un ramoscello di fiori bianchi. Le tinte usate sono calde e semplici: un rosso vermiglio, che nella veste di S. Giacomo si fa meno acceso e rosato; i bianchi del trono marmoreo, raffigurato in prospettiva, e delle piccole mattonelle, che sul pavimento si alternano alle rosse; il verde cupo dei festoni di foglie e frutti, che si trovano sullo sfondo; il dorato, che ricopre il fondo in contrappunto con lo scuro degli altri colori; il blu della tunica di S. Giacomo.

Stemma della Confraternita del “Corpus Christi” detta anche di S. Giacomo.
Stemma della Confraternita del “Corpus Christi” detta anche di S. Giacomo.

Questa armonia di luce e di ombra trova il suo culmine nel manto della Vergine, dove l’oro riccamente punzonato si accosta al nero della decorazione damascata, come nella migliore tradizione dei Crivelli. L’immagine nel suo complesso, che non poteva certo essere apprezzata da critici cresciuti nell’ambito di un gusto classico, rivela oggi, ad un esame più aperto, tutta la sua ricchezza di elementi, esemplari della cultura marchigiana di quel tempo, sia nel gusto raffinato ed aristocratico delle figure come anche nel loro porsi in maniera serena e comunicativa in relazione con il popolo dei credenti. In questa particolare fusione di componenti colte e popolari, di sacro e di quotidiano, Paolo Bontulli ha certamente realizzato questo lavoro, con l’intento di fornire un dipinto adeguatamente fastoso alla nobile committenza della Confraternita di S. Giacomo e, allo stesso tempo, eloquente ed espressivo per il culto del popolo.
Infine ci auguriamo veramente che la chiesa di S. Giacomo Maggiore di Potenza Picena possa essere restaurata al più presto e che in essa, finalmente fuori pericolo, ciascuno possa direttamente ammirare questo pregevole dipinto, uno dei frutti più puri della nostra tradizione marchigiana.

Fonti archivistiche:
Archiv. Stor. Diocesano Fermo, Inventari, b. 35.
J. A. Vogel, Annali di Monte Santo, ms. in Bibl. Benedettucci, Recanati, n. 5 C III. 5.
A. S. Ancona, a. not. AN, n. 114 not. T. Marchetti, a. 1435.

Fonti bibliografiche:
R. Gentili, Paolo Bontulli da Percanestro, tesi di Laurea – Università degli Studi di Macerata, a. a. 1974 – 75, relat. Prof. F. Barbieri.
R. Domenichini, D. Corona, M. Campetella, Monte Santo. Itinerari storico-artistici del Comune di Potenza Picena, Pollenza 1998.

Notizie tratte da “Potentia” – Anno III n. 9 estate 2002, del Centro Studi Portorecanatesi

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