Immagine dell’Assunta opera del decoratore Pietro di Orazio. Nel 1950 si decise l’abbattimento della Porta Girola o Marina. Al suo interno, vi era una immagine della Madonna dell’Addolorata, molto deteriorata, che però veniva venerata dalla popolazione. Per continuare questa tradizione di devozione, al suo posto la Congregazione degli Artisti e Cittadini di Potenza Picena, volle collocare un quadro in ceramica raffigurante la Madonna dell’Assunta, opera del decoratore Pietro di Orazio, che lavorava pressa la Società Ceramica Adriatica di Porto Potenza Picena, e veniva da Civitella del Tronto in Abruzzo. L’opera fu collocata il giorno 1 Novembre 1951 in occasione del 1° Anniversario della Definizione del Dogma dell’Immacolata Concezione di Maria, proclamato dal Papa marchigiano Pio IX (Mastai Ferretti) e benedetta il giorno 17 Marzo 1952.
Lettere 5ª e 6ª sopra Monte Santo di Filippo Bruti Liberati » l’assunta-e-lapide-pietro-di-orazio
4 Risposte
Rispondi Cancella risposta
Social Network
NotizieSportive Potenza Picena
- TORNEO “LA BEFANA SOTTO LA TORRE” 5 gennaio 2023 Notizie Sportive Potenza Picena e Marche
- IL BILANCIO DI FINE ANNO DEL PRESIDENTE DELLA FIB MARCHE CORRADO TECCHI 31 dicembre 2022 Notizie Sportive Potenza Picena e Marche
- IL WEEKEND DELLE BOCCE MARCHIGIANE, TUTTI I RISULTATI 31 dicembre 2022 Notizie Sportive Potenza Picena e Marche
- Hockey Potenza Picena agli "United World Games": Tartabini e Casciotti salutano gli atleti in partenza 18 giugno 2022 Notizie Sportive Potenza Picena e Marche
- RIVIERABANCA RIMINI ALLA GARA DUE CEDE CONTRO FAENZA 18 giugno 2022 Notizie Sportive Potenza Picena e Marche
- ARTICOLI PIU VISITATI 18 giugno 2022 Notizie Sportive Potenza Picena e Marche
- ARTICOLI SETTIMANALI PIU SEGUITI 11 giugno 2022 Notizie Sportive Potenza Picena e Marche
- IL WEEKEND DELLE BOCCE MARCHIGIANE, TUTTI I RISULTATI 10 giugno 2022 Notizie Sportive Marche
- INARRESTABILI i ragazzi U12M HOCKEY POTENZA PICENA 10 giugno 2022 Notizie Sportive Marche
- IL WEEKEND DELLE BOCCE MARCHIGIANE, TUTTI I RISULTATI 19 aprile 2022 Notizie Sportive Marche
Naviga per tema
Commenti recenti
Paolo su Panorama di Potenza Picena majomacuglia su Panorama di Potenza Picena Paolo su Panorama di Potenza Picena majomacuglia su Panorama di Potenza Picena Paolo su Panorama di Potenza Picena Archivi
- gennaio 2023
- dicembre 2022
- novembre 2022
- ottobre 2022
- settembre 2022
- agosto 2022
- luglio 2022
- giugno 2022
- Maggio 2022
- aprile 2022
- marzo 2022
- febbraio 2022
- gennaio 2022
- dicembre 2021
- novembre 2021
- ottobre 2021
- settembre 2021
- agosto 2021
- luglio 2021
- giugno 2021
- Maggio 2021
- aprile 2021
- marzo 2021
- febbraio 2021
- gennaio 2021
- dicembre 2020
- novembre 2020
- ottobre 2020
- settembre 2020
- agosto 2020
- luglio 2020
- giugno 2020
- Maggio 2020
- marzo 2020
- febbraio 2020
- gennaio 2020
- dicembre 2019
- novembre 2019
- ottobre 2019
- settembre 2019
- agosto 2019
- luglio 2019
- giugno 2019
- Maggio 2019
- aprile 2019
- marzo 2019
- febbraio 2019
- gennaio 2019
- dicembre 2018
- novembre 2018
- ottobre 2018
- settembre 2018
- agosto 2018
- luglio 2018
- giugno 2018
- Maggio 2018
- aprile 2018
- marzo 2018
- febbraio 2018
- gennaio 2018
- dicembre 2017
- novembre 2017
- ottobre 2017
- settembre 2017
- agosto 2017
- luglio 2017
- giugno 2017
- Maggio 2017
- aprile 2017
- marzo 2017
- febbraio 2017
- gennaio 2017
- dicembre 2016
- novembre 2016
- ottobre 2016
- settembre 2016
- agosto 2016
- luglio 2016
- giugno 2016
- Maggio 2016
- aprile 2016
- marzo 2016
- febbraio 2016
- gennaio 2016
- dicembre 2015
- novembre 2015
- ottobre 2015
- settembre 2015
- agosto 2015
- luglio 2015
- giugno 2015
- Maggio 2015
- aprile 2015
- marzo 2015
- febbraio 2015
- gennaio 2015
- dicembre 2014
- novembre 2014
- ottobre 2014
- settembre 2014
- agosto 2014
- luglio 2014
- giugno 2014
- Maggio 2014
- aprile 2014
- marzo 2014
- febbraio 2014
- gennaio 2014
- dicembre 2013
- novembre 2013
- ottobre 2013
- settembre 2013
- agosto 2013
- luglio 2013
- giugno 2013
- Maggio 2013
- aprile 2013
- marzo 2013
- febbraio 2013
- gennaio 2013
- dicembre 2012
- novembre 2012
- ottobre 2012
- settembre 2012
- agosto 2012
- luglio 2012
- giugno 2012
- Maggio 2012
- aprile 2012
- marzo 2012
- febbraio 2012
- gennaio 2012
- dicembre 2011
- novembre 2011
- ottobre 2011
- settembre 2011
- agosto 2011
- luglio 2011
- giugno 2011
- Maggio 2011
- aprile 2011
- marzo 2011
- febbraio 2011
- gennaio 2011
- dicembre 2010
- novembre 2010
- ottobre 2010
- settembre 2010
- agosto 2010
- luglio 2010
- giugno 2010
- Maggio 2010
- aprile 2010
- marzo 2010
- febbraio 2010
- gennaio 2010
- dicembre 2009
- novembre 2009
- ottobre 2009
- settembre 2009
- agosto 2009
- luglio 2009
- giugno 2009
- Maggio 2009
- aprile 2009
- marzo 2009
- febbraio 2009
- gennaio 2009
- dicembre 2008
- novembre 2008
- ottobre 2008
- settembre 2008
- agosto 2008
- luglio 2008
- giugno 2008
- Maggio 2008
Più cliccati
Licenza
I contenuti di questo sito sono pubblicati sotto una Licenza Creative Commons dove non specificato altrimenti.Meta
-
Ho un ricordo particolare del giorno della demolizione della porta Marina o Girola perchè ero presente(avevo 9 anni)
ed ero rimasto colpito particolarmente dalle 2 grosse ante
che avevano dovuto tagliare, come pure nel 1951 quando venne applicato il mosaico della bellissima Madonna Assunta.
Ringrazio sentitamente augurandovi buon proseguimento
Ennio
Ringraziamo Ennio di Bartolomeo per i suoi interventi, augurando anche a lui un felice e prospero 2010. Sappiamo che manca da Potenza Picena da molti anni e vive in Svizzera. Il nostro blog serve anche per riallacciare i contatti con i tanti Santesi che vivono sparsi sia in Italia che nel resto del mondo. La nostra non vuole essere una operazione di nostalgia del “come eravamo”, ma riscoprire e far rivivere la nostra migliore tradizione culturale, civile e religiosa, valorizzando il nostro patrimonio artistico e storico, riscoprendo i tanti personaggi che hanno dato lustro a Potenza Picena nei vari campi.
Dobbiamo imparare ad amare il nostro paese riscoprendo le nostre radici.
Grazie di nuovo per i suoi interventi e continui a seguire il nostro lavoro.
Saluti a Lei e a tutti i Santesi che oggi vivono lontani dal loro amato paese.
Appena sono ritornata a Potenza Picena, me la sono fatta tutta a piedi ed ho ripercorso le strade a me care, fotografando di tutto e di più. Naturalmente la prima foto è stata proprio al mosaico della Madonna Assunta. Da piccola m’incantavo a guardarla. Ora ce l’ho nel computer. Bellissima
Dici Potenza, dici Montesanto
A più carina sì de sto monno
La torre su de piazza è arda tanto
Ce fa vedè lo maro fino jo fonno
Viva Montesanto!!!
… questo avvenimento me lo ricordo perfettamente… nel filmato amatoriale si vede anche mio padre ..
Ci ho messo tanti anni ad ambientarmi dove sono ora. Mi ci hanno portato, non ci sono venuta spontaneamente, è stata un’imposizione del mondo dei “grandi”, ho pianto tanto, ho cercato per un pò di vivere con un piede qui ed uno lì, ho tentato anche uno “scioperino della fame” ma qualcun altro aveva deciso per me, per noi, e così nel corso degli anni hai questa cicatrice che a volte si affievolisce, a volte si riapre (l’anno che usci il film “Sliding Doors” fu una vera pena, per me!)
Alle amicizie lontane scrivi:-” va tutto bene, sono felice, le cose che faccio qui, lì da voi non le avrei potute fare mai” ma sai che non è vero, che tenti di convincerti che va tutto benissimo, perfetto, meraviglioso. Indietro non si torna, NON SI PUO’ TORNARE, e allora pensi:-” o qui o lì, l’importante che sono con la mia famiglia”.
Passano gli anni, vivi le tue esperienze, ma c’e’ sempre qualcosa o qualcuno che ti riporta al passato remoto che per me remoto non è… Avete presente il film “Totò le Mokò”? C’e’ una scena dove lui,inseguito, scappa tra i vicoli della kasba, e con una specie di cantilena pseudo araba , dalle finestre tutti si rimpallano il richiamo: -” AIUTATE TOTO'” e lui, ad una certo punto comincia ad imitare la cantilena e fa: “Iooo non ci volevo veniree, stavo taaanto bene a Napoli”
E io tante volte ‘sta frase l’ho detta e pensata perchè nonostante trentanove anni che sono qui, per tutti son “quella di fuori” ma se tornassi lì, sarei quella-di-fuori-lo stesso. Così, questo invito per una inaspettata rimpatriata di tutti i miei coetanei, compresi Topo Gigio e Barbie, non solo ho detto sì, ma conto i giorni e le ore che mi separano….Ho una gran voglia di rivedere tutti, cristallizzati nei miei ricordi come quando sono partita, chi con i pantaloni corti, chi con le treccine lunghe. Ragazzi, sto tornando a casa, anche se lì una casa di muri non ce l’ho, torno alla casa degli affetti, delle cose invisibili che solo io e chi ha condiviso quegli anni conosce. Voglio arrivare con calma, passeggiare per le vie, fare la pace con I MIEI RICORDI.
POTENZA PICENA PARTE SECONDA
Immaginatevi di vivere in un posto, che non si può esattamente definire “casa tua”, perchè non l’hai comprata, non sei in affitto, insomma, stai lì finchè non te lo dicono “loro”, e questi “loro” sono i GRANDI, quelli con la G maiuscola. Ai tempi miei c’erano i GRANDI, i grandi tutti, i grandi che conoscevi e comunque a tutti dovevi portare rispetto, dire “buongiorno”, “buonasera”, “grazie”, “prego”, insomma essere educati e i bambini bravi erano quelli che “si vedono ma non si sentono”.
Io avevo tutto quello che poteva servire ad essere felice: abitavo in centro paese, a pochi metri dalla scuola elementare e dai principali negozi; campanile e piazza con tanto di fontana a fine salita verso d’insù; piazza con Collegiata “d’ingiù”. Tante piccole vie e scalette che si intrecciavano “nel mezzo”.
Dalla finestra della mia camera se spaziavo con lo sguardo, vedevo il mare. Era a circa sette chilometri, il mare, ma da qualunque punto lo vedevi.
C’era una vita sociale attivissima, c’erano appuntamenti annuali come le feste
(quelle religiose come “la festa delle crocette”,Sant’Antonio dai frati, la processiò del venerdì santo tanto per citare qualcosa al volo e quelle un pò meno religiose come il veglione di carnevale al Teatro Mugellini e la festa dell’uva, anzi dell’UA).
Essere felici, in fondo, è vivere la normalità ed io credevo che le cose sarebbero state così per sempre, sognavo di andare alle scuole medie perchè ciò avrebbe comportato un cambio di strada,il percorso sarebbe stato più lungo, per andare “fuori le mura”, ma alle medie io lì non ci sono arrivata mai. M’hanno portato via alla fine della quinta elementare.
Sono sempre vissuta con questa precarietà abitativa e forse per questo oggi mi piace vivere in camper senza dimenticare che allora mamma ci metteva molto del suo perchè quando io parlavo di amiche lei mi corregeva sempre: -“Non dire amiche. Quelle sono le tue compagne di scuola, non devi dire amiche perchè tanto se trasferiscono il babbo, noi dobbiamo andare dove lo mandano e POI TU SOFFRI”
Sono cose che ti segnano e ti ritornano a galla nei momenti più impensati, ho imparato a rapportarmi con tutti, ma non dare molto di me a nessuno, per una forma di autoprotezione. Gli anni passano e ci si ritrova a fare scelte che richiamano alla mente quella ragazzina con gli occhi gonfi di lacrime che stazionavano fra occhio e lente dell’occhiale, offuscando la vista già abbastanza precaria e fanno decidere di far nascere e crescere i figli nello stesso posto per dar loro delle radici, fragili ma ben radicate.
Un pò come vivere con un Savonarola casereccio che spesso ti riportava con i piedi per terra , non così col truce “Ricordati che devi morire!” , ma insomma, fatte le debite proporzioni c’era poco da stare tranquilli. Tu, non eri “di lì”, poi non sei “di qui”, ma allora di chi sei?
Continuo a chiedermelo da tanto e alla fine mi sono autoconvinta che non è importante appartenere a qualcosa ma è fondamentale avere cuore e mente grandi per contenere tutto!
“Il morbo infuria (di stagione e H1N1) il pan ci manca (crisi mondiale, licenziamenti, cassa integrazione, mobilità ) e ci sarebbe da scrivere tanto e poi tanto sull’attualità.
Questo, in ogni caso è il mio blog, specchio ed espressione di quel che vivo e quel che provo, e questo periodo per me è molto particolare, sto ripercorrendo a ritroso la strada che mi porterà al prossimo week end che cancellerà d’incanto 39 anni d’assenza; inoltre c’e’ una vocetta petulante che da ieri continua a martellarmi il cervello: “Scrivi di me! scrivi di me!” e allora…cedo le armi e scrivo di lei.
L’ho già scritto e lo ripeto, la felicità è vivere la normalità, e quell’io bambina viveva veramente serena, stava bene, si divertiva, rideva, piangeva e sognava come tutte le sue coetanee.
D’estate andava al mare. Ci andava con la corriera blu, perchè era comoda e proprio vicino casa, e quei sette chilometri fra i tornanti della dolcissima collina che portava al mare erano belli di mattina presto, con l’aria ancora frizzantina, un pò più gravosi a mezzogiorno: fra stanchezza, sudore e sabbia ancora appiccicata alla pelle, il viaggio di ritorno se lo faceva semiaddormentata. Ma andare in spiaggia era bello. Ogni mattina si decideva dove piantare l’ombrellone, i bambini in generale prima di essere lasciati in libertà venivano puntualmente spalmati di Leocrema o Diadermina, muniti di cappellini e diecimila raccomandazioni e poi finalmente via..a riva, a raccogliere stelle marine (c’erano davvero) sassolini e piccoli avanzi di mattonelle di ceramiche che ornavano i nostri castelli fatti con l’aiuto di qualche adulto.Poi c’era la passeggiata: dall’ombrellone andando verso nord, ci si dirigeva verso il promontorio del Conero, praticamente fino alla zona dove c’erano “le moniche” tutte vestite di bianco, col velo svolazzante e la tonaca rimboccata per non bagnarne l’orlo, occhio a non entrare troppo in acqua perchè il fondale si fa subito abbastanza profondo, oppure passeggiata verso sud, fino alla foce del fiume, dove il fondale è basso e sabbioso ed è il punto dove si trovano più mattonelline colorate. Al ritorno è già ora di fare il bagno, era naturale sentirsi sotto l’occhio vigile di qualche adulto, fare i soliti tira e molla: “Uscite dall’acqua!” “Nooo! ancora cinque minuti!” e ritrovarsi poi di nuovo sotto l’ombrellone per l’operazione:”asciugatura-merenda-cambio-costume” e poi giochi sotto l’ombrellone o sullo scivolo, oppure cercare di capire che gusto ci provassero i grandi a star sdraiati immobili sotto il sole, quando non c’era addirittura qualcuno di loro, di solito qualche anziano, che si faceva le mitiche sabbiature ed era segnalato da un ombrellino bianco che gli riparava la testa.
Guai a bagnarsi il costume, nella seconda parte della mattinata, mezzogiorno sarebbe arrivato in un lampo ed era già ora di rimettere a posto ombrellone, sdraio, giochi e riprendere la via per la fermata dell’autobus.
Di nuovo a casa,pranzo, pisolo pomeridiano almeno fino alle 16, di nuovo alla finestra o al Pincio a rimirare quel monte Conero che era comunque meta di eventuali uscite in auto per un gelato la domenica pomeriggio,( E anche qui, il tran-tran era dettato dalla stagionalità; estate gelato a Sirolo o Numana, inverno giretto a Loreto,)
Poi ti portano via, sonnacchiosa in auto, e arrivi nel nuovo alloggio di servizio alle sei e mezzo del mattino e ti dicono di non allontanarti mentre gli adulti scaricano mobili e scatoloni e tu ti accorgi che il mare ce l’hai a pochissimi metri, anche se non lo vedi perchè ti divide una fila incredibile di alberghi, uno vicino all’altro, ma ne senti l’odore, ti ci avventuri e scopri che verso nord c’e’ il vuoto e verso sud c’e’ il Conero, no anzi, momento, non è il Conero, gli assomiglia ma non è lui, non è la stanchezza o le lenti degli occhiali che fan brutti scherzi, è un’altro panorama tutto da scoprire, tutto da imparare
Scoprirai che quello è il monte San Bartolo, che la spiaggia ha il fondale basso e sabbioso fino alle scogliere, che a riva qui non esistono quelle piccole mattonelline che il mare ha arrotondato e consumato, che qui sei una “burdela” e non una “vardascia” , e se alzi la voce ti dicono: “co t’urle?” e nessuno ti dirà più “ammò” bensì “ades”….
Nessuno…fino alla prossima settimana!
POTENZA PICENA PARTE TERZA !
Ci sono circostanze in cui le parole sono solo dei segnetti sulla carta per aiutare ad articolare le parole, ma non riescono a rendere bene sensazioni e pensieri nemmeno se si cercasse di usare un linguaggio forbito ed elegante, però bisogna provarci, altrimenti come si fa?
Proviamo col riassunto? Con la poesia? Mah, scrivo a ruota libera come sempre, vediamo come viene.
Allora, avete presente quei film dove c’e’ il fantasma tormentato che vaga, vaga e finché qualcuno non gli dà pace, rompe le scatole al protagonista per tre buoni quarti della pellicola?
Ecco, mettiamola così, io sono andata a recuperare una bambina arrabbiata che da trentanove anni, centocinquanta giorni , otto ore e trenta minuti aspettava che qualcuno le desse pace.
Così, sistemati quelli di casa, pulito, organizzato, tacitato i sensi di colpa, con un po’ di sano egoismo ho intrapreso un viaggio della memoria con una buona dose di panico perché i ricordi possono avere un sapore dolce e amaro allo stesso tempo e non sempre le cose sono come le hai veramente vissute; lo vedo quasi quotidianamente nel mio lavoro; quante volte mi capitano telefonate di persone che cercano di rintracciare il tale posto dove sono stati in vacanza e l’albergo era fatto così, colì proprio davanti al mare e in realtà le distanze non erano quelle, l’albergo non si chiamava così come se lo ricordava, e poi alla fine non era manco Gabicce, perché si erano confuse con Cattolica!
Prendo il treno al volo e comincio a pensare :”E’ forse un segno del destino? Magari se non lo prendevo rimanevo con i miei ricordi cristallizzati nel tempo e me la cavavo con una telefonata di scuse!”Poi invece rifletti che dovevi per forza salirci, ed è per questo che le cose sono andate così, trovarlo già pronto sul binario, visto che nelle ultime ore mi stava salendo un senso di panico esagerato, arrivare in stazione e sedersi sulla prima carrozza in un amen, SENZA PENSARCI PIU’, è stato provvidenziale.
Man mano che ti avvicini, cambia la parlata, ascoltando ed osservando gli adolescenti che salgono sul treno per tornare a casa dopo la mattinata a scuola, pensi che se le cose fossero andate diversamente anche i tuoi figli avrebbero parlato con lo stesso accento e i loro amici avrebbero avuti i cognomi di quelli che a suo tempo erano i tuoi amici.
Poi scendi. Ti ritrovi felicemente sola e aspetti l’autobus alla fermata dove già staziona una figura che per educazione non fotografi visto che pare il fauno Tumnus di Narnia ed è gentile e giovane come lui.
Mi chiede dove vado, gli rispondo. Mi indica dove andare ad acquistare il biglietto del bus e fa qualche passo per accompagnarmi; peccato che io non sia la fiduciosa Lucy e la prima cosa che penso è quella di impugnare ben stretto il trolley. Poi mi vergogno come un cane, perché il Tumnus nostrano mi ha voluto veramente indicare dove c’erano i biglietti del bus e io rifletto sulla
malfidatezza che mi ha regalato l’età e l’esperienza.
Ecco, una gioia, il bus è quello blu, come una volta. Salgo e mi faccio portare praticamente alla meta. A quella che IO avevo deciso fosse la fermata, perché volevo arrivare a piedi.
Fotografo di tutto; tutto quello che è rimasto immutato e quello che è stato rinnovato ma mai cancellato, ritrovo muri, ritrovo scorci, e tanto tanto sole inaspettato visto che le previsioni meteo erano avverse in maniera assoluta.
Arrivare a casa della tua ex compagna di classe e di giochi, chiamarla col cellulare per farla affacciare e farsi trovare sotto le sue finestre è una cosa indescrivibile. E da quel punto in poi sono stata presa letteralmente in consegna da Laura e da suo marito ed è stato un crescendo di emozioni e di conferme compreso il fatto che oggi come allora i bambini girano col sacchettello dei dei ritagli delle ostie confezionate dalle monache ed io trovandole cadute per terra….ne ho raccolta una e me la sono mangiata..forse la “comunione” laica più profonda della mia vita, come ho scritto di getto ad un carissimo amico appena ho potuto mettere mano ad un computer.
Perché questo viaggio è stato tutto un parallelo fra passato e modernità, cellulari e voto di bella calligrafia, rintocchi delle campane sulla Piazza (che ho naturalmente registrato per risentirle in qualche momento di malinconia)e sveglia digitale.
La sera è trascorsa fra gente che conoscevo e gente che ho conosciuto al momento quando comunque è arrivata l’ora di andare a dormire nonostante tutto ero sveglia come un grillo ed emozionata come poche volte nella vita sapendo che dormivo proprio di fronte la “mia” vecchia casa.
Ma il bello doveva ancora venire.
La domenica ancora tanto sole e io sveglia alla finestra, pronta per vedere appunto, oggi come allora il sole che accarezza i tetti e che lentamente scende verso le finestre, illuminando e scaldando i muri. E poi ancora i ricordi.
Avere la fortuna e l’opportunità di vedere dipinti spettacolari in Comune e un bellissimo centro congressi in una ex chiesa dove i miei personalissimi ricordi familiari s’intrecciano alle ricorrenze religiose,non è certo la prassi;dopo la visita, tornando ancora verso casa di Laura, visi noti invecchiati ma pieni d’affetto, ricordi di mio padre in ogni angolo e poi la sorpresa che mi ha fatto rischiare l’infarto.
Da tanti anni, della mia vecchia casa, esiste solo l’esterno, perché l’interno è stato ristrutturato e diviso in appartamenti, sono uscita da lì per l’ultima volta appunto 39 anni fa giorno più, giorno meno. Convinta di passarci solo davanti per andare comunque a salutare una carissima compagna di giochi che aveva il negozio proprio subito la porta successiva, ecco che Natale (di nome e di fatto!) va verso il vecchio amatissimo ingresso dove mio padre e tanti altri con lui hanno condiviso tanto lavoro ma anche meravigliosi momenti di festa e prima di suonare il campanello mi dice che mi porta a CASA. QUELLA CASA.
E’ TROPPO. E’ al di là di ogni sogno proibito, ma sono già per le scale, QUELLE SCALE e mi ritrovo a fissare un bellissimo appartamento MODERNO. L’antica scala dritta di legno con tre pioli che si appoggiava per accedere (seguita dalle mille raccomandazioni dei miei “non ti sporgere, stai attenta, non salire sulla ringhiera”) è stata sostituita da un’elegante scaletta che fa pendant col soggiorno ed il caminetto, ma una volta salita sul terrazzino, il panorama è lo stesso, stupendo, indimenticabile e perfettamente identico come nei miei ricordi. Le piccole foto in bianco e nero che per anni ho portato nel cuore, lasciano il posto a questa macchinetta digitale che avidamente e ripetutamente scatta gli stessi scorci, ecco Il Conero da un lato, ecco la sagoma della Collegiata, ecco i tetti delle case d’intorno. C’e’ un attimo di commozione con la padrona di casa che avevo appunto conosciuto la sera prima, anche lei si sente un pò coinvolta in questo viaggio a ritroso e sorridendo complice mi fa: “VUOI VEDERE IL CORTILETTO? Non ho più manco la forza di aprire bocca perché son troppo impegnata a ricacciare le lacrime, annuisco, mi faccio prendere per mano e mi ritrovo a fotografare uno scorcio ammodernato ma con i tratti basilari sempre uguali.
Mentre scendiamo,volendo ci sarebbe da vedere la grotta, mi ricordo ancora il giorno in cui venne installata la caldaia per i termosifoni, prima di quelli, stufa economica e stufette elettriche, ma ecco che dalla piazzetta arriva la musica della banda, Ossignore, non me la sto sognando io ricordando le festa della Virgo Fidelis appena trascorsa o quelle del 5 giugno, c’e’ la banda davvero e allora salutiamo perché pure “suona la Messa” e prima che il portone si richiuda lasciando vivere la domenica ai nuovi abitanti, io mi prendo per mano l’immaginaria , antica bambina che mi ha aspettato con pazienza per tutti questi anni e faccio definitivamente pace con me stessa.
Poi finalmente rivedo Germana, fatte le debite proporzioni, così simile nella fisionomia a Gigetta di allora così come Rossana oggi è identica a Germana, un matriarcato ante litteram, perché in effetti è strano, ricordo pure il loro cane “Full” ma non ricordo la faccia del nonno di Rossana, mentre ricordo perfettamente quello di Antonella.. qualche scherzo della memoria ce l’ho anche io, meno male, ho stupito Laura ricordandomi perfettamente cose e persone che cominciavo ad avere la sindrome del robottino….
Il pranzo è stato un’apoteosi; rivedere e riconoscere al primo colpo le antiche compagne di scuola è stato molto più semplice che riconoscere i coetanei maschi, le confidenze e i discorsi che ci siamo condivisi a tavola è una delle esperienze più belle che potessi vivere, non avrei mai creduto che gli altri di me ricordassero soprattutto la figura di mio padre (c’e’ stato anche chi m’ha fatto la sua imitazione e le mosse e il timbro di voce c’erano tutte!) e il fatto che io comunque NON VOLEVO ANDARE VIA E CHE NEGLI ULTIMI MESI PIANGEVO SEMPRE.
Pensavo fosse stata un’impressione mia, magari ingigantita dal passare degli anni, e invece no, io con le mie compagne di scuola e di giochi veramente mi sfogavo e dichiaravo che non volevo andarmene, ma eravamo tutti piccoli, e il mondo delle decisioni era dei GRANDI, che ci potevamo fare?
Ritrovarsi fra le mani la foto di classe fatta in prima elementare è stato come chiudere un immaginario cerchio della vita, dove adesso c’e’ posto per tutti. E quando la sera, dopo un’altra vagonata di chiacchiere e ricordi con Laura e la sua famiglia, è arrivato mio marito per portarmi casa, mi sono sentita serena come non lo sono stata mai ripartendo da Potenza Picena, perché stavolta “son partita tutta intera”, perché adesso sono grande, siamo tutti grandi e molto presto con qualcuno si rivedrà di nuovo, non più come bambini, ma come coppie, come genitori, sarà un rivedersi più bello e più maturo, e comunque, cara Laura, cara Anna Paola, cara Vionisia, cara Lorenza, care tutte e tutti, a questo punto, noi non ci perdiamo più!