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Allegoria della Pace di Corrado G

L’Allegoria della Pace – foto Sergio Ceccotti

a cura di Simona Ciasca di Paolo Onofri

Nel 1997 e nel 2002 un’importante opera d’arte di Potenza Picena è stata al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica e dei giornali locali e non solo.
Si tratta della tela “l’Allegoria della Pace”, sec. XVIII di Corrado Giaquinto che era collocata nel contesto della Sala Consiliare nel Palazzo Municipale.
Nel 1997, nella notte tra il 13 e il 14 Gennaio, ignoti ladri l’hanno sottratta, insieme a tutte le altre opere d’arte presenti nel Comune, oltre ad una ribaltina del Sec. XVIII.
La tela, attribuita a Corrado Giaquinto del Prof. Setefano Papetti, (pittore nato a Molfetta il giorno 8/2/1703 e morto a Napoli il 18/4/1766), fu probabilmente commissionata all’artista dalla famiglia Bonaccorsi che vi ornarono l’Ospedale da essi istituito a Monte Santo nel 1737 e nello specifico dal Conte Mons. Alessandro Bonaccorsi (Monte Santo 15/1/1663 – 6/8/1737).
Corrado Giaquinto lavorò nelle corti di Napoli, dei Savoia, a Roma e a Madrid, ed è considerato uno dei più importanti maestri della pittura europea del Settecento.
A Napoli fu allievo di Maria Nicola Rossi e Francesco Solimena e collaborò a Roma con il Maestro Sebastiano Conca. Nel 2002 nel mese di giugno, l’opera attribuita a Corrado Giaquinto di Potenza Picena è stata recuperata dai Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Artistico di Monza mentre era stata inserita nel catalogo della casa d’aste di Londra Sotheby’s a Milano, n. di lotto 156 (l’etichetta dalla casa d’aste è ancora presente sulla cornice).

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opera prima del restauro

La tela dopo il furto nel gennaio del 1997 era stata anche restaurata prima di essere posta all’asta a Milano. Il giorno 5 aprile del 2003, in occasione della inaugurazione del restaurato locale della Sala della Giunta, si è anche svolta la cerimonia ufficiale della riconsegna alla nostra comunità dell’opera di Corrado Giaquinto “Allegoria della Pace”. Erano presenti le massime autorità civili e militari, tra cui il Prefetto di Macerata Marcellino, il Generale Ugo Zottin, Comandante dei Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Artistico, il Comandante dei Carabinieri della Regione Marche, Gen. Reho, quello Provinciale Col. Capasso, il Comandante della stazione di Civitanova Marche, Cap. Canfarini e il protagonista del recupero del quadro di Potenza Picena a Milano, il Comandante del Nucleo Tutela del Patrimonio Artistico di Monza Ma.llo Sergio Banchellini. Presenti inoltre il Sindaco di Potenza Picena Mario Morgoni, il Presidente della Provincia di Macerata Sauro Pigliapoco, il deputato Paola Mariani ed il decano dei Sindaci di Potenza Picena, prof. Lionello Bianchini.
Oggi il titolo della tela è “L’Allegoria della Pace”, ma in precedenza era stata anche chiamata “La Fortezza” (una della quattro virtù cardinali), o addirittura si era ipotizzata “l’Europa”, figura mitologica, secondo quanto scritto dalla Dott.ssa Maria Claudia Caldari nella relativa scheda della Soprintendenza di Urbino del 7/8/1998.
f_diretto-paceQuesta importante tela, attribuita oggi a Corrado Giaquinto, nel passato non era stata mai presa in considerazione dagli storici che si sono occupati nel corso degli anni delle opere d’arte di Potenza Picena. Né dal Marchese Filippo Bruti Liberati nelle sue quattordici lettere scritte sopra Monte Santo dal 1839 al 1858, né da Carlo Cenerelli Campana nella sua storia di Monte Santo del 1852 né da Norberto Mancini nel suo libro “Visioni Potentine” del 1958.
Oggi la tela è conservata all’interno dei locali della Sala Giunta “Antonio Carestia” nel Palazzo Municipale insieme ad altri due capolavori artistici di Potenza Picena, il “Sant’Emidio che protegge Monte Santo”, del 1770 di Benedetto Biancolini e la “Madonna con il Bambino tra i Santi Rocco e Martino” di Simone De Magistris del 1584.
Indubbiamente tre tra le più importanti e significative opere d’arte del nostro Ente, di cui essere orgogliosi.

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padre-pietroFinalmente anche a Potenza Picena, la città dove è nato il giorno 27 luglio del 1927 in Via S. Croce n. 379, è stato presentato il libro scritto da Vincenzo Varagona, giornalista della RAI TG3 Marche, su padre Pietro Lavini il Muratore di Dio e il Monastero di San Leonardo.
Padre Pietro è morto il giorno 9 agosto del 2015 all’ospedale di Amandola ed il libro che parla di lui e della sua straordinaria impresa della ricostruzione del Monastero di San Leonardo a Montefortino, impresa iniziata il giorno 24 maggio del 1971, è stato scritto da Vincenzo Varagona nell’arco di un anno dalla sua morte.
E’ stato presentato la prima volta proprio nel Monastero di San Leonardo il giorno 9 agosto del 2016 alla presenza di oltre 1000 persone giunte per ricordare il Muratore di Dio. L’evento di Potenza Picena, organizzato dalla locale Biblioteca Comunale “Carlo Cenerelli Campana”, rappresentata da Laura Carota, con il patrocinio del Comune, ha visto anche la collaborazione del locale Fotoclub, che ha curato la scansione delle foto di padre Pietro e la loro stampa e della libreria Odysseus di Porto Potenza Picena della signora Patrizia Tarquini.
La location scelta per la presentazione del libro è stata la sala “Umberto Boccabianca” di Via Trento, che non è riuscita a contenere il notevole pubblico intervenuto, luogo raccolto e suggestivo ricavato nel contesto dell’ex-convento dei Frati Francescani Conventuali. La serata, presentata dal giornalista del Corriere Adriatico Nico Coppari, iniziata alle ore 18,00 ha visto la partecipazione dell’autore del libro, Vincenzo Varagona, di padre Gianfranco Priori, Rettore del Santuario della Madonna dell’Ambro, noto anche come “Frate Mago”, dei nipoti di p. Pietro Lavini, il Prof. Silvano Domenichini e il Dott. Roberto Domenichini, attuale Direttore dell’Archivio di Stato di Pesaro.
Nel contesto della sala sono state esposte n. 11 foto dove è presente p. Pietro, in diversi momenti della sua vita, da bambino, durante il matrimonio della sorella Armanda, con il fratello p. Isidoro e presso il Monastero di San Leonardo.

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Presentazione libro Vincenzo Varagona su p. Pietro Lavini. 11-12-2016. Foto di Bruno Belardinelli.

Ha introdotto la serata Mauro Mazziero, presidente dell’Associazione “Accademia dei Calaginosi” che gestisce la nostra biblioteca.. Sono intervenuti diversi associati del locale Club Alpino che frequentavano spesso il Monastero di San Leonardo. Hanno portato il loro saluto ai partecipanti il Sindaco di Potenza Picena Francesco Acquaroli e l’Assessore al Turismo Paolo Scocco. Presente anche il vice-sindaco Noemi Tartabini. E’ intervenuto anche il Sen. Mario Morgoni che ha raccontato del suo incontro con p. Pietro.
Dopo gli interessanti interventi di Vincenzo Varagona, autore del libro, che ha spiegato i motivi di tale iniziativa, ha parlato il Rettore del Santuario dell’Ambro p. Gianfranco Priori che ha messo in risalto l’impresa di p. Pietro che deve essere considerato come un “testimone” della fede facendo presente che all’inizio di questa sua impresa, considerata da tutti una vera e propria pazzia, i suoi confratelli cappuccini di certo non lo avevano incoraggiato.
Gli interventi più stimolanti ed emotivi sono stati quelli dei nipoti di p. Pietro. Ha parlato per primo il Prof. Silvano Domenichini, che insegna diritto all’Istituto Alberghiero di Loreto, mettendo in risalto il carattere dello zio, persona che aveva messo in pratica quanto predicato sia da San Benedetto che da San Francesco d’Assisi, cioè “ora et labora” e la povertà francescana, unita alla sua umiltà.
Padre Pietro per quanto non era legato alle cose materiali, arrivato all’età di 88 anni, non aveva neppure mai fatto la domanda di pensione sociale, che gli spettava di diritto. Per l’INPS lui non esisteva.

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Presentazione libro Vincenzo Varagona su p. Pietro Lavini. 11-12-2016. Foto di Bruno Belardinelli.

Approfondito e documentato, come al solito, è stato invece l’intervento del Dott. Roberto Domenichini che sulla base di lettere di suo zio scritte dall’Africa e dai suoi ricordi personali e dalle loro discussioni, ha tenuti incollati alle sedie i tanti intervenuti alla presentazione del libro. In particolare sono stati toccanti i suoi racconti del periodo in cui p. Pietro è stato missionario muratore in Africa e dei loro continui confronti dialettici sulle origini del Monastero di San Leonardo e su quelle del Santo.
Lo stesso Vincenzo Varagona si è complimentato con Roberto Domenichini per il suo contributo utile alla conoscenza più approfondita del “Muratore di Dio” e che vorrebbe inserire questi nuovi elementi sulla prossima edizione del libro, se verrà fatta.
A conclusione della straordinaria giornata sono state consegnate quattro pergamene, opera dell’artista di Potenza Picena Giusi Riccobelli, a Vincenzo Varagona, a p. Gianfranco Priori ed ai fratelli Domenichini, Silvano e Roberto.
Le copie del libro che sono state fornite dalla libreria Odysseus, presente la titolare Patrizia Tarquini, sono andate letteralmente a ruba, anzi ne sono mancate molte, richieste e prenotate dagli intervenuti. L’autore su ogni libro acquistato ha fatto una dedica personalizzata che è stata molto gradita. Le foto della serata sono state fatte da Bruno Belardinelli e da Jonathan Micucci del locale Fotoclub, che le hanno messe a nostra disposizione e di questo li ringraziamo di cuore.

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Juan Manuel Fangio

Uno dei più grandi piloti di automobilismo internazionale, il 5 volte campione del Mondo argentino Juan Manuel Fangio, nato a Balcarce, un piccolo paesino vicino a Mar del Plata, il giorno 24 Giugno del 1911 da genitori le cui origini erano italiane, esattamente della provincia di Chieti, e morto a Buenos Aires il 17 luglio del 1995, è stato a Potenza Picena nel lontano 1953, insieme al suo amico, allievo e pilota della Maserati Onofre Augustin Marimon.

Marimon aveva sposato in Argentina la Sig.ra Elena Stramucci, il cui padre era originario di Potenza Picena. Dal loro matrimonio sono nati due figli.

Nella nostra città si trovavano quindi i suoi parenti, che all’epoca abitavano in c.da Cappuccini, gli Stramucci. Oggi si trovano sia a Montecanepino che nel nostro centro storico, in via Umberto I. Sono capitati a Potenza Picena Fangio e Marimon dopo aver disputato la gara automobilistica in Sicilia della Coppa Florio. E’ stato per la nostra città un grandissimo evento che Bruno Grandinetti ha voluto immortalare in delle storiche foto, che noi oggi grazie alla disponibilità della famiglia Grandinetti e del locale Fotoclub, mettiamo a disposizione di tutti.

Juan Manuel Fangio nell’arco della sua straordinaria carriera automobilistica ha vinto 5 volte il campionato del Mondo, con macchine diverse. Nel 1951 con un Alfetta, nel 1954 e 1955 con la Mercedes, nel 1956 con la Ferrari e per ultimo nel 1957 con la Maserati 250F.

Si ritira dalle competizioni nel 1958 a quarantasette anni. Un record il suo battuto solo nel 2003 dal pilota tedesco Michael Schumacher con sei titoli.

Ma chi era Marimon che ha portato Fangio a Potenza Picena nel 1953?

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Onofre Marimon

Nato in Argentina, a Zarate il giorno 19 dicembre 1923 e morto durante le prove del Gran Premio di Germania al Nürburgring il giorno 31/7/1954 a soli trent’anni, si sposa con la sig.ra Elena Stramucci. Figlio di Domenico, famoso pilota di turismo su strada, soprannominato “pinocho” inizia a correre insieme a Fangio nel 1951, di cui sarà uno dei migliori allievi, guidando una Maserati.

Non ha mai vinto una prova di campionato del mondo, raggiungendo i migliori risultati nel 1953, undicesimo nella graduatoria finale e nel 1954 dodicesimo.

Marimon è sepolto nel cimitero della città di Cosquin, a Cordova.

L’Argentina dopo la sua tragica morte in Germania gli ha tributato i massimi onori ed addirittura il suo Presidente Peron ha fatto partire un aereo per riportare a casa la salma di Marimon, campione che veniva considerato il successore del grande Fangio.

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Potenza Picena lo ricorda con grande affetto sia perché la moglie era originaria della nostra città, Elena Stramucci, sia perché grazie a lui nel 1953 Juan Manuel Fangio ha fatto visita nella nostra città. Questo avvenimento è stato all’epoca un fatto straordinario per la nostra comunità ed oggi lo vogliamo ricordare rendendo omaggio ad un grande campione dell’automobilismo mondiale che indirettamente è legato a Potenza Picena, Onofre Augustin Marimon.
Quindi Potenza Picena non solo può vantare un proprio figlio illustre tra i campioni dell’automobilismo, come l’indimenticabile Lodovico Scarfiotti, ma anche annoverare il pilota argentino Onofre Augustin Marimon e poter ricordare la visita di un grande campione mondiale come Juan Manuel Fangio.

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Recordando al quíntuple Campeón del Mundo de automovilismo, Juan Manuel Fangio, que estuvo en Potenza Picena con el piloto argentino Onofre Agustín Marimón

traducción de Emilio Zamboni
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Juan Manuel Fangio

Uno de los más grandes pilotos del automovilismo internacional, el Argentino cinco veces campeón del mundo Juan Manuel Fangio, nacido en Balcarce, ciudad vecina a Mar del Plata, el día de 24 de junio de 1911, hijo de padres italianos nacidos en la provincia de Chieti.
Juan Manuel murió en Buenos Aires el 17 de julio de 1995; estuvo en Potenza Picena en 1953, junto a su amigo alumno y piloto de la Maserati, Onofre Agustín Marimón

Marimón se había casado en Argentina con la Señora Elena Stramucci, cuyo padre era originario de Potenza Picena. Este matrimonio tuvo dos hijos. En nuestra ciudad se encontraban entonces sus parientes que habitaban en c. de Cappuccini, los Stramucci. Ahora se encuentran
sea en Montecanepino que en nuestro centro histórico, en la calle Humberto 1*.

Llegaron a Potenza Picena Fangio y Marimón despues de haber disputado la carrera automovilística en Sicilia, Coppa Florio. Fue para nuestra ciudad un grandísimo evento, Bruno Grandinetti lo inmortalizó en históricas fotos, que hoy, gracias a la familia Grandinetti y del local Foto Club, ponemos a disposición de todos.

Juan Manuel Fangio en el arco de su extraordinaria carrera automovilística, venció cinco veces el Campeonato del Mundo con diversas máquinas: en 1951, con una Alfetta, en 1954 y 1955, con la Mercedes, en 1956 con la Ferrari y por último en 1957 con la Maserati 250F

Quien era Marimón que trajo a Fangio a Potenza Picena en 1953?

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Onofre Marimon

Nacido en Argentina, Zárate, el día 19 de diciembre de 1923 y muerto durante la prueba del Gran Premio de Alemania al Nurburgring el día 31 de julio de 1954 a los treinta años, era casado con la señora Elena Stramucci. Hijo de Doménico, famoso piloto de turismo en calles, apodado “Pinocho”. Se inició a correr con Fangio en 1951, del cual se convertirá en uno de sus mejores alumnos, conduciendo una Maserati. Nunca ganó un Campeonato del Mundo, obteniendo el mejor resultado en 1953, undécimo en la graduación final y en 1954 duodécimo.
Marimón está sepultado en el cementerio de la ciudad de Cosquín, provincia de Córdoba.

La Argentina, después de su trágica muerte en Alemania le tributó los máximos honores y directamente, el Presidente Perón hizo partir un aereo para traer a casa los restos de este campeón, considerado el sucesor del gran Fangio. Potenza Picena lo recuerda con gran afecto tal vez porque su mujer era originaria de nuestra ciudad, Elena Stramucci, o tal vez porque gracias a él, en 1953 Juan Manuel Fangio visitó nuestra ciudad. Este acontecimiento fue en su época un hecho extraordinario para nuestra comunidad y hoy, lo queremos recordar rindiendo homenaje al gran campeón del automovilismo mundial que indirectamente está ligado a Potenza Picena: Onofre Agustín Marimón.

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Piazza Matteotti da sx “Il Fachiro” che suona il flicorno tenore, Fangio, Marimon, Giovanni Re, Sergio Sabbattini, alle spalle Romeo Renzi. Fototeca Comunale “B. Grandinetti”.

Por consiguiente Potenza Picena no solo puede alabar un hijo propio, ilustre entre los grandes campeones del automovilismo como el inolvidable Lodovico Scarfioti, sino también computar al piloto argentino Onofre Agustín Marimón y poder recordar, la visita a Potenza Picena del gran Campeón Mundial Juan Manuel Fangio.

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Palazzo Comunale facciata. Foto di Sergio Ceccotti.a cura di Simona Ciasca e Paolo Onofri

Il Palazzo comunale di Potenza Picena, che noi ammiriamo oggi in tutta la sua bellezza, ha subito delle trasformazioni nel corso dei secoli. Secondo Vincenzo Galiè sembra che in origine il palazzo fosse del Vescovo di Fermo e che risalisse agli anni 1199 – 1200.
Con la progressiva conquista dell’autonomia comunale, in particolare dalla metà del sec. XIII, l’edificio diventa sede dei Consigli Generali e di Credenza, del Magistrato e di uffici del Comune.
Il Palazzo viene praticamente ricostruito negli anni 1745-50 per mano dell’architetto ticinese Pietro Bernasconi, principale collaboratore del Vanvitelli.
L’edificio del Palazzo comunale era dotato di una doppia loggia, anche al piano superiore. Al di sopra delle logge c’era una torretta. Dopo la seconda metà del sec. XIX, la loggia superiore viene chiusa per far posto ad uffici, mentre la torretta viene abbattuta per dar luogo ad una soffitta con finestre ad occhio di bue, destinata ad ospitare l’archivio comunale e oggi gli uffici. Al primo piano nel 1816, si trovavano 13 stanze che ospitavano tra l’altro il forno, la stufa, lo spaccio del pane venale, il farinaro, la posta, il Monte di Pietà, l’Archivio Pubblico e la pesa.
Planimetria del Palazzo Comunale dopo l'incendio del 17-10-1816. A.S.C.P.P.Al secondo piano c’erano cinque vani, occupati due dalla Congregazione di Carità, uno dallo Stato Civile, uno dalla segreteria ed uno era la sala consiliare.
Nel terzo piano si trovavano tre vani, due dei quali occupati dall’Ispettorato di Polizia, mentre uno era inservibile.
Un violento incendio scoppiato il giorno 17 ottobre del 1816, duecento anni fa, per colpa del forno, ha causato gravi danni al Palazzo Comunale, tra cui il danneggiamento della scalinata principale e quello di due locali che ospitavano il forno ed il farinaro.
Sono stati eseguiti lavori di restauro delle parti danneggiate che si sono protratti negli anni successivi. Nel 1856 si era costituito a Monte Santo un comitato con lo scopo di costruire un Teatro Condominiale. Il Comune ha messo i locali, sacrificando nel contesto del primo piano del Palazzo Comunale sia il deposito del Monte di Pietà che l’archivio pubblico. Il Teatro, una volta ultimato è stato inaugurato il giorno 27/12/1862.
La facciata del Palazzo Comunale nel corso degli anni è stata arricchita da quattro lapidi marmoree. Due sono state collocate nel 1889 opera del marmista Francesco Grison di Ancona e dedicate al Re Vittorio Emanuele II ed al Generale Giuseppe Garibaldi, tra i principali artefici, insieme a Cavour, dell’Unità d’Italia e due collocate nel 1913, il giorno 23 novembre, opera del marmista Egidio Gabrielli di Macerata e dedicate una ai caduti di Potenza Picena nella guerra di Libia e di Eritrea ed una ai Veterani dell’Indipendenza Nazionale, in rappresentanza dei quali era presente quel giorno il Dott. Felice Schelini, garibaldino.
senza-titolo-2Inoltre sulla facciata si trovano anche due medaglioni metallici con lo stemma della Repubblica Italiana e quello del Comune di Potenza Picena realizzati da Beniamino Carestia nel 1993. A fianco del Palazzo Comunale, sulla destra, si trova l’ex chiesa di S. Giovanni Battista de “Platea”, che dipendeva dalla famiglia Bonaccorsi, anche questa trasformata nel corso degli anni in uffici comunali collegati al palazzo principale.

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5_dsc9401A cura di Simona Ciasca e Paolo Onofri
Il pittore di Caldarola Simone De Magistris, (Caldarola 1538- Ascoli Piceno 1611) ha lasciato a Potenza Picena 3 importanti sue opere.
La prima e più significativa opera è la “Deposizione dalla Croce e i Santi Francesco d’Assisi e Lorenzo Diacono”, tavola che si trova all’interno della Chiesa di S. Lorenzo dei Frati Cappuccini ed è stata eseguita nel 1576. La seconda tela si trova nel contesto della Chiesa di Sant’Antonio di Padova dei Frati Minori “La Madonna di Loreto ed i Santi Francesco d’Assisi, Antonio di Padova, Giuseppe e Caterina d’Alessandria” del 1576.
La terza, un olio su tela, cm 226×168, oggi conservata all’interno della Sala Giunta “Antonio Carestia” nel Palazzo Municipale “Madonna con Bambino tra i Santi Rocco e Martino” del 1584, conosciuta anche con il titolo “Sacra Conversazione”. Quest’ultima tela era stata pagata all’epoca la somma di 150 scudi che comprendeva anche i lavori agli stucchi ed affreschi dell’altare. Il Comune di Monte Santo aveva partecipato alla notevole spesa. Questa tela in origine apparteneva alla Confraternita di San Rocco e Martino, le cui origini risalgono al 1576 ed era collocata nell’altare maggiore della Chiesa di San Rocco, chiesa che si trovava nell’omonima piazza, oggi Piazza Giuseppe Garibaldi. La chiesa nel 1888 fu demolita in quanto cadente, per consentire l’allargamento della piazza e la costruzione della pescheria e beccheria (macelleria), oltre allo spazio per il mercato al coperto, da cui il popolare appellativo di “piazzetta delle erbe” che ancora oggi ci si tramanda.
Successivamente, nel 1960, su questa area è stato costruito l’albergo centrale.
14_dsc9422La Confraternita di San Rocco e Martino dopo il 1888 si era trasferita nei locali dell’oratorio di Santa Caterina, nell’ex-monastero delle Benedettine e la tela del De Magistris collocata all’interno della Chiesa dei Santi Caterina ed Antonio, oggi sede della Fototeca Comunale. Quando la Confraternita si è sciolta negli anni Cinquanta del Novecento, la tela è rimasta nel contesto della Chiesa ed è stata acquisita al patrimonio del Comune. Dalla Chiesa dei Santi Caterina ed Antonio, nel 1980 è stata trasferita nei locali della Pinacoteca Comunale “Benedetto Biancolini” di Via Trento, inaugurata il giorno 27 settembre di quell’anno. Nel 2006 è stata definitivamente collocata all’interno dei locali della Sala Giunta nel Palazzo Municipale, dove si trova attualmente, insieme al “Sant’Emidio che protegge Monte Santo”, del 1770 di Benedetto Biancolini e alla “Allegoria della Pace” del sec. XVIII di Corrado Giaquinto.
Il giorno 14 Aprile del 2007 la tela è stata visionata dal critico d’arte Prof. Vittorio Sgarbi e l’anno successivo, dal 20 marzo 2008 al 8 giugno 2008 è stata esposta all’interno del Palazzo dei Cardinali Pallotta a Caldarola nell’ambito della mostra curata dallo stesso critico d’arte dal titolo “Scoperte nelle Marche intorno a De Magistris” che ha riscosso un grandissimo successo di pubblico.
La tela all’epoca della sua collocazione presso la chiesa di San Rocco aveva in alto un timpano, dov’era rappresentato l’Eterno Padre, e nella parte inferiore una predella con 5 scomparti raffiguranti San Francesco d’Assisi in un lato, S. Stefano Protettore della terra di Monte Santo dall’altro, ed al centro tre fatti della vita di San Rocco, cui la chiesa era dedicata.
7_dsc9425Di questo particolare ne parla il Marchese Filippo Bruti Liberati nella sua VIII “lettera scritta sopra Monte Santo” nel 1847, pubblicata in occasione del matrimonio di Filippo Teodori con Maria Giuseppina Adriani. Anche Carlo Cenerelli Campana nella sua storia di Monte Santo del 1852, ne parla alle pagine 132 e 133.
E’ documentato un primo intervento di restauro della tela nel 1652 da parte di Lorenzo Bonomo, successivamente nel 1992 è stato effettuato un secondo restauro ad opera di Licia Tasini.

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