Uno dei palazzi più antichi di Porto Potenza Picena è sicuramente quello che attualmente ospita la Delegazione Comunale, collocato lungo viale Regina Margherita.
Costruito nel 1891 su di un terreno di proprietà del conte Flavio Bonaccorsi, è fin dall’inizio stato utilizzato come sede della Scuola Elementare del Porto, dove la popolazione alla fine dell’Ottocento era in continua crescita.
Il fabbricato aveva sopra un piccolo campanile ad uso scolastico. L’istruzione elementare al Porto risale a 150 anni fa. Era infatti la fine del 1867 quando il nostro Comune decise l’apertura di una nuova scuola al Porto, chiamata all’epoca “rurale”, affidandone l’incarico al Maestro Antonio Pandolfi, per un compenso annuo di Lire 200, figlio del Maestro della Scuola Elementare di Montecanepino Ludovico, originario di Petriolo.
Nel primo anno Scolastico (1868) gli alunni sono stati 22, mentre già nel 1872 sono saliti a 37.
Il progetto di tale fabbricato si deve ad un giovane studente della Scuola d’Arte di Roma, originario della nostra città, Aristide Marazzi che era nato il giorno 5/5/1869 a Potenza Picena in C.da S. Stefano da Achille, Maestro elementare e da Tarsilia Pasquali.
Il giorno 6 Agosto 1925 si è sposato a Como con Maria Ceschinelli ed è morto nella stessa città il 7/8/1952.
Aristide Marazzi aveva potuto studiare a Roma grazie anche ad un contributo annuo di L. 150 elargito dal nostro Comune per sostenere nello studio i suoi figli migliori; successivamente si è laureato, acquisendo il titolo di architetto, ha aperto un proprio studio a Parma ed ha realizzato importanti progetti sia in Italia che all’estero, in particolare in Uruguay dove ha progettato il Palazzo del Governo.
Ha anche insegnato nelle Scuole superiori del nostro Regno, ha scritto libri di architettura per le scuole superiori italiane e i licei scientifici in particolare. Era grande amico del Prof. Umberto Boccabianca. Direttore dei lavori della nuova Scuola Elementare di Porto Potenza Picena è stato l’ingegnere comunale Giuseppe Pierandrei, nato a Potenza Picena il giorno 23/8/1836 e morto nella nostra città il 7/10/1921, il quale ha anche rivestito la carica di Presidente della Scuola d’Arte “Ambrogio Della Robbia” di Potenza Picena.
I lavori sono iniziati nel 1891 e si sono conclusi nel 1894. Il collaudo è stato fatto nel 1895 e la spesa complessiva è stata di lire 18.813,22. Nello stesso periodo il nostro comune ha costruito anche le scuole elementari di Montecanepino e San Girio; i lavori edili sono stati eseguiti dall’impresa di Erminio Monsù, quelli di falegnameria da Cesare Pastocchi e quelli di fabbro da Enrico Rinaldelli, tutti di Potenza Picena, mentre l’imbiancatura è stata effettuata da Nazzareno Lombardi di Civitanova.
Nel 1921 la facciata di Viale Regina Margherita è stata arricchita da una lapide marmorea, inaugurata il giorno 17/7/1921, che ricorda i caduti di Porto Potenza Picena durante la Prima Guerra Mondiale, iniziativa promossa da un comitato locale.
La scuola elementare è stata in questa struttura fino a quando non è stata costruita la nuova scuola di Piazza Douhet, cioè alla fine degli anni Sessanta del Novecento, nuova struttura progettata dall’Architetto Marone Marcelletti di Macerata.
Successivamente, oltre agli uffici comunali, ha ospitato anche le classi dell’Istituto Professionale di Stato per l’Industria e l’Artigianato “Filippo Corridoni”, come sezione distaccata dall’Istituto di Corridonia. Nel 1978 inoltre venne avanzata la proposta da parte di Tony Casole e dal club “Amici dell’Arte” di Porto Potenza Picena di utilizzare l’immobile anche come sede della Pinacoteca di Arte Moderna. Oggi finalmente il nostro Comune ha deciso di procedere a dei lavori di restauro e restiling sul manufatto per un importo totale di Euro 130.000, in due stralci, che siamo sicuri ridaranno vitalità ad una struttura identità di Porto Potenza Picena, di cui essere orgogliosi.
Lettera del Prof. Aristide Marazzi all’ing. Giuseppe Pierandrei del 25-4-1891. A.S.C.P.P.
Progetto della Scuola Elementare di Porto Potenza Picena di Aristide Marazzi. A.S.C.P.P.
Cartolina inizi ‘900 dove sulla sinistra del pallazzo colocci (il più alto) c’è la Scuola Elementare.
Cartolina inizi ‘900 dove sulla destra troviamo l’edificio della Scuola Elementare. Foto tratta dal libro di don Vincenzo Galiè “Da Potentia a Monte Santo a Potenza Picena” 1992.
Cartolina di Porto Potenza Picena dove so vede sulla destra la palazzina della Delegazione Comunale.
Palazzina della Delegazione Comunale lato traversa Torresi. Foto di Michele Emili.
Palazzina della Delegazione Comunale lato Via Duca degli Abruzzi. Foto di Michele Emili.
Palazzina della Delegazione Comunale lato Viale Regina Margherita. Foto di Michele Emili.
Gabriela Sabatini insieme al Sindaco Mario Morgoni
Era l’obiettivo che volevamo raggiungere fin dall’inizio di questa esperienza del blog, da quel 15 maggio del 2008 quando abbiamo iniziato questa straordinaria avventura. Poter raggiungere le 100.000 pagine consultate in un anno.
Nell’anno 2016 finalmente ci siamo riusciti, anzi lo abbiamo ampliamente superato. Infatti sommando il risultato del nostro blog pari a 98.449 pagine, con quello sito di cui siamo proprietari, cioè i santesi.it, pari a 5.070 arriviamo a raggiungere quota 103.519 e rispetto all’anno 2015 con un aumento di 9593 pagine, pari al 9,79% in più.
Il totale complessivo dei isantesi.wordpress.com è stato di 552.729, mentre quello dei santesi.it di 10.199 per un totale complessivo di 562.928 rispetto ai 459.409 del 2015.
E’ un risultato straordinario che premia il nostro lavoro incessante e continuo. Quest’anno abbiamo iniziato la collaborazione con un bravo fotografo, il nostro concittadino Sergio Ceccotti, socio del locale Fotoclub. La quantità e la qualità delle sue foto che possiamo inserire nel nostro blog è veramente straordinaria. Inoltre molto positiva si sta dimostrando la collaborazione con la Dott.ssa Simona Ciasca già iniziata durante l’anno 2015. Con lei sto scrivendo tutti gli articoli che trattano il nostro patrimonio artistico ed architettonico.
Abbiamo iniziato quest’anno con una serie conoscitiva delle opere d’arte del nostro patrimonio comunale conservato nel contesto della Sala Giunta “Antonio Carestia” del Palazzo Municipale, nell’Auditorium “Ferdinando Scarfiotti” e nella Pinacoteca Comunale. I sei articoli pubblicati ci incoraggiano ad andare avanti con l’obiettivo di poter completare nell’arco di pochi mesi l’analisi e lo studio di tutte le altre opere d’arte presenti nel nostro territorio comunale.
Sergio Ceccotti
Per quanto riguarda altre collaborazioni, a parte quelle con la Dott.ssa Graziella Carassi, il Dott. Roberto Domenichini, il Prof. Gianfranco Morgoni e con Emilio Zamboni, queste stentano a venire. Noi siamo a disposizione di tutti coloro che vogliono raccontare la nostra città, la sua storia, cultura, arte ed i suoi personaggi più importanti.
Nel corso del 2016 abbiamo inserito altri 76 articoli portando il totale a 530. L’articolo più letto è stato di nuovo, come nel 2015, quello relativo a Gabriela Sabatini, la campionessa argentina di tennis, cittadina onoraria di Potenza Picena.
Per quanto riguarda le foto ed i documenti quest’anno ne abbiamo inseriti ben 915 portando il totale complessivo a 4900, ad un passo dell’obiettivo dei 5000. Terzo ambizioso obiettivo, dopo quello già raggiunto delle 500.000 pagine consultate e dei 500 articoli pubblicati.
Grande successo ha avuto ancora una volta la mostra fotografica di Bruno Grandinetti “Come eravamo 1955”. Ottimi risultati inoltre le gallerie fotografiche di Sergio Ceccotti, Ernesto Riccobelli, Bruno Belardinelli ed Aido Consolani esposte durante la “Notte Magica della Fotografia”® curata da Enzo Romagnoli.
Dott.ssa Simona Ciasca
Per far capire il richiamo internazionale del nostro blog che pur trattando argomenti e personaggi legati a Potenza Picena si rivolge anche a tutti coloro che oggi vivono lontano, sparsi in tutto il mondo e che continuano ad amare la nostra città, abbiamo riscontrato che ha un notevole seguito, dopo l’Italia, in nazioni come Argentina, Stati Uniti, Canada, Brasile ed anche Libia e poi negli altri paesi europei come la Francia, la Germania e l’Inghilterra per un totale complessivo di 83 paesi.
Finalmente anche il Comune di Potenza Picena segnala il nostro blog ed è un bel risultato dopo 8 anni. I nostri articoli, spesso molto originali ed esclusivi, vengono a volte presi in considerazione sia dal sito Il Cittadino di Recanati che dal Corriere Adriatico.
Prosegue la collaborazione con la rivista “lo Specchio” Magazine di Porto Recanati, diretta da Lino Palanca, dove vengono pubblicati anche i nostri articoli.
In conclusione la nostra è stata e sarà sempre un’esperienza che è nata e prosegue la sua attività solo ed esclusivamente al servizio del bene della nostra comunità.
Sacrario ai caduti per la Patria del cimitero di Potenza Picena senza la croce in marmo abbattuta. Foto Mario Barbera Borroni.
Era il giorno 11 dicembre del 2014 quando una gru dell’impresa che stava lavorando nel contesto del nostro Cimitero del Capoluogo aveva abbattuto la croce in marmo del Sacrario ai Caduti della Prima Guerra Mondiale, manufatto risalente all’anno 1937, progettato dal geometra Raoul Moschini e costruito da Edoardo Clementoni di Potenza Picena.
Sono trascorsi due anni dall’abbattimento della croce e nonostante l’impegno dei nostri amministratori e dei tecnici del Comune, ancora non è stata ricollocata al suo posto la nuova croce.
Da nostre informazioni, la croce in marmo è stata già ordinata e ci si augura che quanto prima verrà ricollocata nel contesto del Sacrario.
Sacrario ai caduti per la Patria del cimitero di Potenza Picena con la croce in marmo. Foto Mario Barbera Borroni.
La spesa complessiva, pari ad € 3018, sarà a totale carico del nostro Comune, mentre all’inizio di questa vicenda si pensava che l’impresa edile che aveva abbattuto la croce era coperta da una polizza assicurativa. Invece sembra di no, in quanto quell’impresa era fallita e pertanto l’assicurazione non ha potuto risarcire il danno al nostro comune.
I nostri amministratori visto che hanno risolto il problema, perché non informano la cittadinanza?
Quando verrà ricollocata la croce in marmo, si procederà anche ad una accurata pulizia del manufatto per ricordare degnamente la ricorrenza degli 80 anni da quando è stato costruito il Sacrario nel lontano 1937?
Comunque il pericolo di vedere collocata una croce di ferro è stato scongiurato.
Il M° Bruno Mugellini, nato a Potenza Picena il giorno 24 Dicembre 1871 e morto a Bologna il 15 gennaio 1912 a soli 41 anni, è famoso in tutto il mondo in particolare per il suo metodo di esercizi tecnici per pianoforte che nel 1911 hanno rivoluzionato la didattica pianistica italiana.
Dopo la tesi di laurea del Prof. Emiliano Giannetti di Spoltore (Pescara), che noi abbiamo già pubblicato sul nostro blog con grande successo, ora il M° Bruno Mugellini ed il suo rivoluzionario metodo, è stato lo spunto per un’altra tesi, questa volta eseguita addirittura in Sicilia, dalla Dott.ssa Claudia Ottaviano di Ragusa.
La Dott.ssa Claudia Ottaviano, iscritta all’Istituto di Studi Musicali Superiori “Vincenzo Bellini” di Caltanisetta, biennio sperimentale di II livello in discipline musicali, indirizzo interpretativo-compositivo, pianoforte nel biennio Accademico 2015/16, ha portato a termine una interessante tesi su “Verso una moderna scuola di pianoforte Bruno Mugellini, e l’innovazione della didattica pianistica italiana”, Relatore-docente di prassi il M° Gaetano Buttigè, Relatore il M° Giuseppe Fagone.
La Dott.ssa Claudia Ottaviano ha mandato questo suo interessante lavoro nei giorni scorsi al Dott. Roberto Domenichini, attuale Direttore dell’Archivio di Stato di Pesaro, che segue anche il nostro Archivio Storico Comunale che mi ha gentilmente consentito di leggerlo.
Un lavoro molto interessante, anche se molto specialistico e tecnico, adatto per gli addetti ai lavori, cioè i pianisti e i maestri di musica. Il lavoro parte dalla storia dello strumento, cioè il pianoforte, la cui origine risale addirittura al 1698, inventato dal cembalaro padovano Bartolomeo Cristofori. Da una fusione del clavicembalo, strumento a pizzico e del clavicorda, strumento a tocco è nato il pianoforte. Solo nel 1711 il nuovo strumento viene presentato da Scipione Maffei nel “Giornale de’ letterati d’Italia”. Nel corso degli anni successivi al 1711 lo strumento si è perfezionato e migliorato.
La scuola più importante del pianoforte è stata sicuramente quella napoletana. Per quanto riguarda il metodo e la didattica del pianoforte, il più noto maestro è stato Beniamino Cesi di Napoli, pianista nato il giorno 6/11/1845 e morto a Napoli il 19/01/1907.
Il suo metodo teorico pratico per lo studio del pianoforte è stato pubblicato a Milano nel 1893. Questo metodo su cui si è formato anche Bruno Mugellini durante i suoi studi all’Istituto Musicale “G. B. Martini” di Bologna con il M° Giuseppe Martucci, è stato prima contestato poi rivoluzionato proprio da Bruno Mugellini.
Frentespizio con indicati gli otto volumi del metodo Mugellini
Il suo nuovo metodo didattico di esercizi tecnici per pianoforte è stato pubblicato in otto volumi solo nel 1911 a Milano da Carisch, da lui definito “Testamento Pianistico”.
Purtroppo dopo un anno, il giorno 15 gennaio del 1912 il M° Bruno Mugellini muore prematuramente a Bologna a soli 41 anni, ma il suo metodo ha comunque continuato a rivoluzionare la tecnica e la didattica del pianoforte ed è stato adottato in tutto il mondo.
Oggi, grazie a questo straordinario lavoro della Dott.ssa Claudia Ottaviano di Ragusa, l’opera riformatrice di Bruno Mugellini viene meglio conosciuta e siamo sicuri che non ha perso molto della sua originalità. Grazie alla Dott.ssa Claudia Ottaviano da parte della Città di Potenza Picena, che ci auguriamo il prossimo anno venga invitata dal nostro comune alla seconda edizione del Mugellini Festival.
Le tesi della Dott.ssa Claudia Ottaviano si può consultare presso la Biblioteca Comunale “Carlo Cenerelli Campana” di Via Trento, 3 a Potenza Picena.
In data lunedì 30 gennaio 2017 la tesi della Dott.ssa Claudia Ottaviano è stata consegnata al Sindaco di Potenza Picena è stata consegnata al Sindaco Francesco Acquaroli. Presenti l’Economo Comunale Dott.ssa Simona Ciasca e Paolo Onofri.
Il Resto del Carlino Cronaca locale del 2 febbraio 2017.
Era la notte tra il 13 e il 14 gennaio del 1997, cioè 20 anni fa, quando ignoti ladri sono entrati nel Palazzo Municipale di Potenza Picena in Piazza Matteotti, sprovvisto di allarme, portando via tutte le opere d’arte che erano presenti nella sala del Consiglio Comunale ed in quella della Giunta, oltre ad una ribaltina in noce del Sec. XVIII.
Le opere d’arte, di grande valore artistico, storico ed economico, erano composte tra 3 oli su tela, una piccola tempera su tavola ed un busto in terracotta. Il busto del sec. XVI (cm52x55), rappresentava Santa Maria Maddalena, compatrona di Monte Santo, opera attribuita a fra Ambrogio Della Robbia (1477 – 1527/28) proveniente dalla Chiesa di Sant’Agostino, un olio su tela raffigurante la Pietà del Sec. XVII di scuola marchigiana, probabilmente proveniente dal Monte di Pietà di Monte Santo attivo dal 1558 (cm 147×107), una piccola tempera su tavola di scuola umbra del sec. XV/XVI (cm. 38X33) raffigurante “La Deposizione del Cristo dalla Croce”, una “Madonna col Bambino”, olio su tela di scuola marchigiana del sec. XVIII (cm 74×56), e “l’Allegoria della Pace”, sec. XVIII (cm. 155X115), successivamente attribuita a Corrado Giaquinto, pittore nativo di Molfetta.
LA DEPOSIZIONE DEL CRISTO DALLA CROCE
Solo nel 2002 il nostro comune è riuscito a recuperare l’opera molto importante di Corrado Giaquinto mentre veniva venduta dalla casa d’aste londinese Sotheby’s, grazie all’intervento dei Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Artistico di Monza, al comando del M.llo Sergio Banchellini. Per essere messa all’asta a Milano la tela era stata, per nostra fortuna, anche restaurata. Solo il giorno 5 aprile del 2003 la tela è ritornata a Potenza Picena con una solenne cerimonia presenti tante autorità civili e militari, tra cui il protagonista del recupero a Milano, il M.llo Sergio Banchellini. È stata collocata di nuovo nel contesto della Sala Giunta “Antonio Carestia” insieme al “Sant’Emidio che protegge Monte Santo” del 1770 di Benedetto Biancolini e alla “Madonna con Bambino tra i Santi Rocco e Martino” del 1584 di Simone De Magistris.
Per quanto riguarda il resto delle opere d’arte trafugate quella notte del 1997 nessuna notizia. Ci si augura che i nostri Carabinieri, come hanno recuperato “l’Allegoria della Pace”, possano prossimamente recuperare le altre opere d’arte e la ribaltina in noce. Sperare non costa niente.
Grazie alla collaborazione del Sig. Quique Pesoa di Cordoba (AR) aggiorniamo l’articolo con l’audio dell’Inno Nazionale Argentino del 1907. Sotto è possibile trovare alcune foto originali del vinile a 78 giri.
Il sig. Pesoa ci fa notare che in questa particolare registrazione il testo dell’inno è leggermente cambito dall’attuale ” o juremos con gloria morir” a “o con gloria juremos morir”.
Mentre stavamo preparando questo articolo il giorno venerdì 12 ottobre 2018 è morto Emilio Zamboni, nostro collaboratore ed amico. Ricorderemo Emilio con una articolo a lui dedicato.
a cura di Emilio Zamboni
INNO NAZIONALE ARGENTINO
I Primi Registrazioni Fonografici
L’Inno Nazionale Argentino, originale di Blas Parera e Vicente Lopez y Planes dell’anno 1813, fu diviso in settantotto tempi musicali e nove strofe e un coro. Posteriormente ha avuto cinque riforme musicali di diversi compositori “Lira Argentina”, 1824; Juan P. Esnaola 1860; Leopoldo Corretjer, 1908; López Buchardo-André y Ugarte, 1927, Alberto Williams e una versione di Serpentini su la traduzione di Esnaola.
Il primo registro fonografico dell’Inno Argentino data dell’anno 1897, fatto in Washington, EE.UU di America, per il tenore italiano Arturo Adamini, e anche, primo registro fonográfico di musica argentina nel mondo.
Nell’anno 1900 il Poter Esecutivo Nazionale Argentino determinò che si canti solo la prima è l’ultima quartina è il coro. Fino ai nostri giorni l’Inno Argentino si canta con la stessa parole e si ripete qualche verso
HIMNO Oíd ¡mortales! el grito sagrado: ¡Libertad, libertad, libertad! Oíd el ruido de rotas cadenas, ved en trono a la noble igualdad.
¡Ya su trono dignísimo abrieron las Provincias Unidas del Sud! Y los libres del mundo responden: ¡Al Gran Pueblo Argentino, Salud ! Coro Sean eternos los laureles que supimos conseguir. Coronados de gloria vivamos, o juremos con gloria morir.
Dopo della risoluzione dal 1900 la nuova versione fu registrata immediatamente dal tenore Emilio de Gogorza, figlio di spagnoli, nato en EE.UU de America. En 1906 lo troviamo in un cilindro fonografico registrato per il “Duetto Misto” integrato per Flora Hortensia Rodriguez e Alfredo Eusebio Gobbi, genitori del famoso musico de tango Alfredo Gobbi.
Nell’anno 1907 registrò l’inno Argentino in Buenos Aires la Banda della Polizia Federale e, nell’anno 1908 la Banda Militare de New York; dopo, nel 1910 due registri, il tenore italiano Alfredo Tedeschi e il baritono spagnolo Josè Mardones; poi, nel 1916 fu registrato per Marcel Journet, basso francese.
Il musico Juan Serpentini (*) nato a Recanati, Italia, aveva fatto una versione nella tonalità di Si bemolle, che fu adottato il 20 ottobre 1908 per usare nelle scuole della Provincia di Buenos Aires. Più tardi, il 25 settembre 1928 il Potere Esecutivo Nazionale con la firma del presidente Marcelo T. de Alvear, ha stabilito L’inno Nazionale in forma definitiva in coincidenza con la versione di Serpentini
“Si adotti come unico testo speciale la versione dell’Inno Nazionale Argentino del Maestro Esnaola pubblicato nel 1860, con le seguenti indicazioni: 1° Quanto alla tonalità, adottare quella in “Si bemolle”, che determina, per quanto riguarda il canto, il registro adeguato per la generalità delle voci. 2° Ridurre a una sola voce la parte del canto. 3° Conservare gli intervalli che interrompono la strofa, ma con la raccomandazione che non devono eseguirsi. 4° Dare forma ritmica al gruppo corrispondente alla parola “vivamos”.
Come si può apprezzare l’Inno Argentino ha un’interessante storia, in le sue realizzazione e regole, e registri fonografici di cantanti lirici internazionali.
(*) Juan Serpentini
Musicista, Compositore, Docente, nato a Recanati, Italia nel 1864. Studiò musica nel suo paese senza arrivare al titolo. Emigra in Argentina nel 1886.
Ha incominciato le sue attività nella Città de La Plata come professore di musica e anche organista della chiesa di San Ponciano per dieci anni. Ha creato una letteratura musicale Argentina per i ragazzi con il proposito educativo delle scuole elementare.
Ha studiato contrappunto e composizione con il primo direttore della Banda della Polizia della Provincia di Buenos Aires, Juan Bautista Montano, ottenendo il diploma di Professore di musica e canto, destinato alla Direzione delle Scuole e dopo, il Consejo Nacional de Educaciòn lo ha designato Professore de prima categoria per l’insegnamento nelle scuole della Capitale Argentina, Buenos Aires.
Nel 1903 fondò in La Plata il Conservatorio Verdi. Nel 1924 si è trasferito alla Capital Federal, e per diciassette anni stato Professore di Educazione, Fisica, estetica, nella scuola normale Mariano Acosta.
La sua opera in Argentina è stato feconda, ho composto inni per tutti gli eminenti argentini e un inno per il Centenario della Indipendenza Argentina con il testo di Carlos Guido y Spano.
Juan Serpentini muore a Buenos Aires nell’anno 1937.
Emilio Zamboni
I T A L I A – 2016
Gracias a la colaboración del Sr. Quique Pesoa de Córdoba (AR), actualizamos el artículo con el audio del Himno Nacional Argentino de 1907. Aquí adjuntamos algunas fotos originales del vinilo de 78 rpm.
Señor Pesoa señala que en esta grabación en particular, el texto del himno ha cambiado ligeramente desde el actual “o juremos con gloria morir” a “o con gloria juremos morir”.
Mientras estábamos preparando este artículo el viernes 12 de octubre de 2018, falleció Emilio Zamboni, nuestro colaborador y amigo. Recordaremos a Emilio con un artículo dedicado a él.
HIMNO NACIONAL ARGENTINO
Primeras Registraciones Fonográficas
El Himno Nacional Argentino del año 1813, original de Blas Parera y Vicente López y Planes, fue dividido en 78 compases en música y en la letra, 9 estrofas y un coro. Posteriormente tuvo cinco reformas de distintos músicos, esto es: “Lira Argentina” en 1824; Juan P. Esnaola en 1860; Leopoldo Corretjer, 1908; López Buchardo-André y Ugarte, 1927, Alberto Williams (?) y una versión de Juan Serpentini sobre la reforma propuesta por Esnaola..
La primera grabación fonografica del Himno Nacional Argentino data del año 1897, fue realizada en Washington, EEUU de America, por el tenor italiano Arturo Adamini..
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Luego, el 30 de marzo de 1900 por decreto del Poder Ejecutivo se resolvió: “En las festividades oficiales o públicas así como en los colegios o escuelas del Estado, solo se cantará la primera y última cuarteta y el coro de la canción, sancionada por la Asamblea General del 11 de mayo de 1813.”
HIMNO Oíd ¡mortales! el grito sagrado: ¡Libertad, libertad, libertad! Oíd el ruido de rotas cadenas, ved en trono a la noble igualdad.
¡Ya su trono dignísimo abrieron las Provincias Unidas del Sud! Y los libres del mundo responden: ¡Al Gran Pueblo Argentino, Salud !
Coro Sean eternos los laureles que supimos conseguir. Coronados de gloria vivamos, o juremos con gloria morir.
Después de la resolución de 1900, la nueva versión la grabó de inmediato el tenor Emilio de Gogorza, hijo de españoles nacido en EE.UU. y también, en 1906 lo encontramos en un cilindro fonográfico registrado por el “Dúo Mixto”, integrado por Flora Hortensia Rodríguez, Chilena y Alfredo Eusebio Gobbi, Uruguayo, padres del famoso músico de tango Alfredo Gobbi.
En el año 1907 lo grabaron: Banda de la Policía Federal Argentina y otra banda Argentina; en 1908 lo registró la Banda Militar de New York; en el año 1910 fue grabado dos veces, por el tenor italiano Alfredo Tedeschi, cuyo hijo vivió en la Argentina hasta avanzada edad y, por el barítono Vasco- Español, José Mardones; en el año 1916 lo grabó el bajo Marcel Journet, nacido en Francia en 1867.
El músico Juan Serpentini (*) nacido en Italia y radicado en Argentina, realizó una traducción en la tonalidad de Si bemol, adoptada luego por decreto del 20 de octubre de 1908 para uso en las escuelas de la Provincia de Buenos Aires y también, el 25 de setiembre de 1928 por decreto del Poder Ejecutivo Nacional firmado por el Presidente Marcelo T. De Alvear. Luego se determinó que la forma definitiva del Himno fuese en coincidencia con la versión de Juan Serpentini, que lo reeditó en 1929 y aspiró a que el Consejo Nacional de Educación lo adoptara para unificar la enseñanza.Texto del decreto: “Adóptese como único texto especial la versión del Himno Nacional Argentino del Maestro Esnaola editado en 1860, con las siguientes indicaciones: 1º En cuanto a la tonalidad, adoptar la de “Si bemol”, que determina para la parte del canto el registro adecuado a la generalidad de las voces. 2º Reducir a una sola voz la parte del canto. 3º Conservar los compases que interrumpen la estrofa, pero con la recomendación de que no deben ejecutarse. 4º Darle forma rítmica al grupo correspondiente a la palabra “vivamos”
Como se podrá apreciar, el Himno Nacional Argentino ha tenido una interesante historia en sus primeros años, con arreglos y con valiosos registros de cantantes liricos internacionales
Hacemos notar que las primeras grabaciones del Himno Nacional Argentino fueron realizadas por intérpretes no nacidos en el país y además, la versión inicial del año 1897 se constituyó en la primera grabación fonográfica de música argentina en el mundo, llevada a cabo en aquellos novedosos y ahora legendarios discos de 78 revoluciones por minuto, que se reproducían en gramófonos o tocadiscos.
(*) Juan Serpentini
Músico-Compositor-Docente, nació en Recanati (MC) Italia, en 1864, estudió música en su país y sin lograr el título, emigró a la Argentina en 1886.. Inició sus actividades musicales en la ciudad de La Plata, como profesor de música y también, organista en la parroquia de San Ponciano, durante diez años. Concibió la iniciativa de crear una literatura musical argentina para la niñez con fines educativos, en las escuelas primarias.
Estudió contrapunto y composición con el primer director de la Banda de la Policía de la Provincia, Juan Bautista Montano, obteniendo en 1901 el diploma de profesor de música y canto, otorgado por la Dirección de Escuelas y luego, el Consejo Nacional de Educación lo consagró profesor de primera categoría para la enseñanza en las escuelas de la Capital de la República Argentina.
Su obra como compositor fue fecunda, compuso himnos para todos los próceres argentinos y para el Centenario de la Independencia Argentina, con letra de Carlos Guido y Spano