a cura di Emilio Zamboni
traduzione di Gianfranco Morgoni.
Il giorno 12 novembre 2018 è morto Emilio Zamboni, nostro collaboratore ed amico. Avevamo preso l’impegno di pubblicare alcuni suoi lavori di ricerca storica. Questo sulla compagnia di Gesù e i suoi seguaci in Argentina è il primo articolo.

Papa Francesco
Nel 2014 si sono compiuti 25 anni dalla fondazione, 28 agosto 1989, della Giunta di Studi Storici dei Rioni Chacarita e Colegiales di Buenos Aires. Ricordando il nostro primo presidente, il Professor Diego A. del Pino, e il suo fervente impegno per investigare e diffondere le origini dei due Rioni, ci soffermeremo oggi sui Padri Gesuiti, membri della Compagnia di Gesù, dato che la storia di questi rioni si sviluppò intorno agli edifici da loro costruiti nella chacra o chacarita (fattoria) che essi fondarono.
I seguaci della Compagnia di Gesù giunsero dalla Spagna nell’anno 1608, il 16 di dicembre, e, secondo quanto disposto dall’Assemblea nelle sessioni tenute nei giorni 6 ed 8 dello stesso mese, il governatore Hernando Arias de Saavedra (Hernandarias) fece loro dono di due terreni: uno a due leghe dalla città (10 km circa), l’attuale Chacarita, e l’altro nel villaggio di Las Conchas, oggi Capilla del Señor.
Qui coltivavano grano, mais, alberi da frutto, e allevavano bestiame ed animali da cortile. Questi terreni, oltre ai benefici materiali che producevano, permettevano loro di provvedere all’alimentazione dei sacerdoti e degli allievi del Collegio Massimo di S. Ignazio, da loro fondato, che è il predecessore dell’odierno Collegio Nazionale di Buenos Aires.

SAnt’Ignazio di Loyola
A partire da questi primi terreni, i Padri Gesuiti accrebbero nel tempo i loro possedimenti, attraverso acquisti e donazioni, arrivando ad una proprietà complessiva di 2700 ettari, cui fu dato il nome di Chacra o Chacarita dei Padri della Compagnia di Gesù. Chacarita è un diminutivo del vocabolo Quechua “chácara” e, secondo l’enciclopedia Espasa Calpe, viene accettato come un americanismo col significato di piccola fattoria.
Nel 1650 i Padri iniziarono la costruzione dei loro alloggiamenti: baracche, capanne e porticati. Nelle planimetrie redatte dall’agrimensore Pedro Benoit, nel 1871, quando i vari edifici non avevano subito alcuna demolizione, si può osservare che erano di grandi dimensioni, 4000 metri quadrati ciascuno.
L’11 settembre del 1680, l’alcalde ordinario Fernando de Astudillo ordinò al capitano Pedro Izarra Gaete, di trasferire alla Compagnia di Gesù i terreni comprati da Doña Maria de Carvajal, e dispose che si eseguisse la misurazione dei possedimenti, per valutare i compensi e le altre garanzie. Detta misurazione diede come risultato che il Collegio dei Gesuiti possedeva nel 1680 un complesso di terreni che, senza includere le vie interne, ammontavano a un fronte di 1400 verghe lungo il fiume, per una profondità di 6000 verghe, vale a dire 1200 x 5000 metri quadrati, approssimativamente. Vicino alle costruzioni del 1650, i Gesuiti costruirono, nel 1740, una cappella che sarebbe stata la prima nella zona, e, più tardi, il campanile ed il Camposanto.
Nel medesimo anno 1740 gli spagnoli Jorge Juan y Santacilia, geografo e navigatore, e Antonio de Ulloa, navigatore ed erudito, furono incaricati dal Re di Spagna Filippo V di effettuare studi e rilevazioni in un arco di territorio dell’America meridionale, realizzando inoltre anche altri servizi di natura politica e militare. Scrissero un libro: “Notizie Segrete d’America” in cui riportarono, a proposito dei Gesuiti: “Non si avverte in loro la mancanza di religiosità, gli scandali e la condotta rilassata tanto diffusa altrove”.
Giungiamo dunque all’anno 1767. Grazie ad abili investimenti, l’Ordine si era arricchito, ma non così i suoi membri, che continuavano la loro vocazione di povertà e lavoravano sotto una rigida disciplina, ma, per il fatto che difendevano i nativi, non erano ben visti dai coloni, ragion per cui caddero in disgrazia agli occhi del Re Carlo III, che il 27 febbraio dello stesso anno ordinò l’espulsione dei Gesuiti da tutti i territori del Regno. Il successivo 12 luglio furono cacciati dalla provincia di Cordoba, ed il 13 da quella di Santa Fe, con la conseguente confisca dei beni. Riuniti a Buenos Aires, 289 Padri Gesuiti si imbarcarono con destinazione Cadice, in Spagna, e, da lì, ripararono in Italia. Avevano fondato 11 collegi nel Rio de la Plata, di cui i primi cinque furono: Asunción del Paraguay nel 1565, Córdoba nel1600, Santiago del Estero nel 1607, Buenos Aires nel 1608 e Santa Fe nel 1610. Lasciarono il paese in mezzo alla costernazione degli indigeni, che piangevano all’indirizzo dei loro “padri”.

Paolo III e Sant’Ignazio di Loyola
In quell’anno 1767 governava Buenos Aires Francisco de Paula Bucarelli y Ursúa, acerrimo nemico dell’Ordine Gesuitico, il quale fece occupare i due collegi di Buenos Aires e incarcerò coloro che vi dimoravano. Durante il suo governo gli Inglesi si impossessarono delle Isole Malvine, sbarcando a Porto Egmont dell’isola Gran Malvina.
L’espulsione dei Padri Gesuiti rappresentò un disastro per le colonie. Le missioni si sciolsero, le scuole diminuirono fortemente e gli ospedali e i centri di assistenza e carità sparirono.
Tutti i beni dei Gesuiti furono dichiarati proprietà della Corona e i benefici prodotti da quelle terre, che precedentemente erano a vantaggio del Collegio Massimo di Sant’Ignazio, furono trasferiti nel 1768 a favore del Collegio Convitto e Università Pubblica di San Carlo, e, più tardi, al Real Collegio di San Carlo, fondato dal Viceré Vértiz nel 1783, successivamente al Collegio Seminario nel 1813, per arrivare infine al Collegio Nazionale di Buenos Aires nel 1863.
Nella Piazza dei Collegiali, tra le vie Cramer, Zapiola, Ten. Benjamin Matienzo ed altre proprietà private, una targa in bronzo ricorda i Collegi: Colegio Máximo de San Ignacio, 1767; Colegio Convictorio y Unversidad Pública de San Carlos, 1768; Real Colegio de San Carlos, 1785; Colegio Seminario, 1813; Colegio de la Unión del Sud, 1817; Colegio de las Ciencias Morales, 1823; Colegio de los Jesuitas, 1836; Colegio Nacional de Buenos Aires, 1863.
Xavier Marmier, letterato francese, dopo aver percorso l’Europa e l’America, inclusa una visita a la Chacarita, pubblicò all’incirca 50 volumi, tra cui, “Carte del Sud America”, in tre tomi editi nel 1851 a Bruxelles, in Belgio. Da questo originale fu tratto il libro “Buenos Aires e Montevideo”, nel 1850, e pubblicato nel 1948 da José Luis Busaniche, dove figura la visita di Marmier a la Chacarita e ci dice:

Missione di Sant’Ignazio nei presso della omonima città argentina
“I missionari cattolici furono i primi civilizzatori in questo paese. La conquista che i governatori spagnoli tentarono per mezzo delle armi, la completarono i missionari mediante la dolcezza e la persuasione. Con la croce in mano e lo spirito della carità nel cuore, la parola di fratellanza sulle labbra, si presentavano agli indios, ottenevano la loro fiducia e, poco a poco, li avviavano ai loro principi di umanità, abituandoli anche all’ordine e al lavoro. In mezzo alla tribù selvaggia, innalzarono una cappella, simbolo di pace e primo punto di riunione in cui i riparavano sotto la protezione di Dio. Vicino alla cappella non tardarono ad apparire la casa rurale e i suoi prodotti, il campo lavorato con il suo raccolto, quindi la fattoria e il granaio. Gli stessi missionari impugnavano la zappa e conducevano l’aratro.
Da ambo i lati delle Ande e sulle rive del Rio de la Plata, i Gesuiti furono i primi agricoltori e i primi coloni. Nel luogo in cui innalzavano una fondazione, apparivano i germogli della prosperità. Una politica ostile dette luogo alla loro espulsione da questa regione, dove avevano dato prove di tanta utilità. L’opera che lasciarono incompiuta, non hanno potuto continuarla coloro che l’avevano ordinato”.

Strade Corrientes e Federico Lacroze
Centro del quartiere di Chacarita
Citta de Buenos Aires
La Compagnia di Gesù fu fondata nell’anno 1537 da Sant’Ignazio di Loyola, il cui nome completo era Iñigo de Oñez y Loyola. Questo santo, che prima fu militare, poi vestì l’abito religioso, nacque ad Azpeitía (Guipúzcoa), città della Spagna, nell’anno 1491. Nel 1521 fu ferito nel corso della difesa di Pamplona sotto gli attacchi dei Francesi, e, mentre era convalescente, ebbe l’opportunità di leggere dei libri religiosi che lo introdussero nel mondo spirituale. Successivamente frequentò il seminario e fu ordinato sacerdote nel 1538. L’Ordine di cui noi oggi ci occupiamo fu autorizzato da Papa Paolo III nell’anno 1540. Sant’Ignazio morì a Roma nel 1556 e fu canonizzato dal Papa Gregorio XV nell’anno 1622; la sua festa si celebra il 31 di luglio di ogni anno. Il municipio di Azpeitía, dove il Santo era nato, fu dichiarato Patria e Santuario di Sant’Ignazio di Loyola.
Nel 1836, durante il governo di Juan Manuel de Rosas, i Gesuiti tornarono in Argentina; ma questa è un’altra storia.
A proposito di questo tema, ricordiamo che il 13 marzo del 2013 fu eletto Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica un Gesuita nato in Argentina, il Cardinale Jorge Mario Bergoglio, che adottò il nome di Papa Francesco. È il primo Papa Gesuita, il primo latinoamericano e, inoltre, il primo con il nome di Francesco. Dei 266 Papi che registra la storia, San Pietro fu il primo, tra gli anni 64 e 67 dell’era cristiana, e il penultimo, Benedetto XVI, resse la Chiesa dall’anno 2005 al 2013.
Aricolo correlato:
COMPAÑÍA DE JESÚS Sus Miembros en Argentina
Idioma Castellano
En el año 2014 se cumplieron 25 años de la fundación de la Junta de Estudios Históricos de los Barrios de Chacarita y Colegiales de Buenos Aires, 28 agosto 1989. Recordando a nuestro primer presidente, profesor Diego A. del Pino, con su inquietud para investigar y difundir el pasado de nuestros dos barrios, trataremos de hablar de los padres jesuitas, miembros de la Compañía de Jesús, que alrededor de los edificios construidos por ellos en la chacra o chacarita que fundaron, se fue desarrollando la historia de Chacarita y Colegiales..
Estos componentes de la Compañia de Jesus llegaron de España en el año 1608 y el 16 de diciembre, conforme a lo dispuesto por el Cabildo en sesiones realizadas los días 6 y 8 de del mismo mes, el Gobernador Hernando Arias de Saavedra (Hernandarias) les hizo una donación de dos terrenos: uno, a dos leguas de la ciudad, actual Chacarita y el otro, en el pago de Las Conchas, hoy Capilla del Señor.
Cultivaron trigo, maíz, árboles frutales y criaron ganado mayor y animales de corral. Por otra parte, además de los beneficios que producían estos terrenos, les permitían proveer alimentos a los sacerdotes y alumnos del Colegio Máximo de San Ignacio, fundado por ellos en el centro de Buenos Aires, predecesor en muchos años del hoy Colegio Nacional de esta ciudad..
A partir de las fracciones de tierras recibidas, fueron acrecentando sus posesiones, por compras y por legados, alcanzando la suma total de 2700 hectáreas que fue llamada, Chacra o Chacarita de los Padres de la Compañía de Jesús.
Chacarita es un diminutivo del término Quechua “chácara” y según la enciclopedia Espasa Calpe, está aceptado como un americanismo que significa chacra pequeña.
En el año l650 los padres iniciaron la construcción de sus aposentos: galerías, barracas y chozas. El 11 de setiembre de 1680, el alcalde ordinario Fernando de Astudillo ordenó al Capitán Pedro Izarra Gaete, que hiciera entrega a la Compañía de Jesús de los terrenos comprados a Doña María de Carvajal y les ordenaba, que se practicaran la mensura de lo que poseían, por mercedes y otros recaudos. Dicha mensura dio por resultado, que en l680 poseían un conjunto de terrenos que, sin incluir las calles intermedias, ascendían a l400 varas de frente al río, por 6000 varas de fondo, es decir en metros: 1200 x 5000, aproximadamente.
En el año l740, cercana a las construcciones construyeron la capilla, la primera en la zona, después, el campanario y el camposanto.
En este año 1740 los españoles Jorge Juan y Santacilia, cosmògrafo y marino y Antonio de Ulloa, marino y sabio, fueron designados por el Rey de España Felipe V para que midiesen en América meridional un arco terrestre y realizaran otros servicios políticos y militares, que escribieron en un libro titulado “Noticias Secretas de América”, donde además, informaron sobre los jesuitas: “No se advierte en ellos la falta de religión, los escándalos y la conducta relajada tan corriente en los demás.”
Llegamos al año 1767. Gracias a las hábiles inversiones de los jesuitas la órden se había enriquecido pero no así sus miembros, que continuaban su vocación de pobreza y trabajaban bajo una rígida disciplina, pero por defender a los indios no eran bien vistos por los colonos y así, cayeron en desgracia ante el Rey Carlos III. El 27 de febrero de este año ordenó su expulsión de todos los dominios de la monarquía, además. el l2 de julio del mismo año fueron eliminados de la provincia de Córdoba y el 13 de julio, de la provincia de Santa Fe, confiscando todos sus bienes.
Reunidos en Buenos Aires, 289 jesuitas se embarcaron con destino a Cádiz, España y de allí, deportados a Italia. Habían fundado 11 colegios en el Río de la Plata, los cinco primeros fueron: Asunción del Paraguay en 1595; Córdoba en 1600; Santiago del Estero en 1607; Buenos Aires en 1608 y Santa Fe en 1610. Salieron del país en medio de la consternación de los indígenas que lloraban a sus “padres”
En este año 1767 gobernaba Buenos Aires Francisco de Paula Bucarelli y Ursúa, acérrimo enemigo de la órden jesuítica, hizo ocupar los dos colegios de Buenos Aires y encarceló a sus moradores. Durante su gobierno los ingleses se apoderaron de las Islas Malvinas, desembarcando en Puerto Egmont de la Gran Malvina.
La expulsión de los Padres jesuitas representó un desastre para las colonias. Las misiones se disolvieron,. las escuelas menguaron y los hospitales y centros de caridad desaparecieron
Todos los bienes de los jesuitas fueron declarados de propiedad de la Corona y los beneficios que producían estas tierras, que antes percibía el Colegio Máximo de San Ignacio, fueron trasladados en 1768 a favor del Colegio Convictorio y Universidad Pública de San Carlos, más tarde al Real Colegio de San Carlos, fundado por el Virrey Vértiz en 1783, luego, al Colegio Seminario en 1813, hasta llegar al Colegio Nacional de Buenos Aires en 1863.
En el año 1836, durante el gobierno de Juan Manuel de Rosas, los jesuitas regresaron a la Argentina; pero esto es otra historia.
Xavier Marmier (1809-1892), literato francés, después de recorrer Europa y América publicó alrededor de 50 volúmenes, entre ellos, “Cartas de Sud América”, en tres tomos editados en 1851 en Bruselas, Bélgica. De este original tomó datos el escritor Argentino José Luis Busaniche que publicó en su libro “Buenos Aires y Montevideo en 1850”, donde dice que en este año Marmier visitó Buenos Aires y también la Chacarita, a dos leguas de la ciudad, para conocer lo realizado por los jesuitas y lo escribió:
“Los misioneros católicos fueron los primeros civilizadores en este país. La conquista que los gobernadores españoles ensayaron por medio de las armas, cumplieronla los misioneros mediante la dulzura y la persuasión. Con la cruz en la mano y el espíritu de la caridad en el corazón, la palabra de unción en los labios, se adelantaban hasta los indios, ganaban su confianza y poco a poco los inclinaban a los principios de la humanidad, acostumbrándolos también al orden y al trabajo. En medio de la tribu salvaje, levantaban una capilla, signo de paz y primer punto de reunión en que se abrigaban bajo el pensamiento de Dios. Cerca de la capilla, no tardaban en aparecer la quinta y sus frutos, el campo labrado con su cosecha, luego la granja y el granero. Los mismos misioneros empuñaban la azada y conducían el arado
.En ambos lados de los Andes y en las orillas del rio de la Plata, los jesuitas fueron los primeros agricultores y los primeros estancieros. Allí donde hacían una fundación, aparecían los gérmenes de la prosperidad. Una política sombría dio lugar a su expulsión de ésta comarca, donde habían dado lecciones de tanta utilidad. La tarea que dejaron inconclusa, no han podido continuarla quienes los prescribieron.
Los filósofos han arreglado muchas y bellas frases sobre la ambición desmesurada de los jesuitas, pero ninguno de estos elocuentes defensores de la libertades humanas ha pensado en trasladarse al desierto para contrabalancear con su enseñanza aquella fatal ambición y hacer, con peligro de la vida, entre las razas salvajes, la propaganda de la razón”.
La Compañía de Jesus fue fundada en el año 1537 por San Ignacio de Loyola, cuyo nombre completo era Íñigo de Óñez y Loyola. Este santo, que primero fue militar y después vistió los hábitos, nació en Azpeitía (Guipúzcoa) Villa de España, en el año 1491.
En 1521 resultó herido durante la defensa de Pamplona ante los ataques franceses y, mientras se recuperaba de las lesiones tuvo la oportunidad de leer libros religiosos que lo introdujeron en el mundo espiritual. Luego cursó el seminario y fue ordenado sacerdote en 1538
La órden que hoy nos ocupa fue autorizada por el Papa Paolo III en el año 1540 (Canino 1468 – Roma 1549) y Papa, (1534-1549) . También dirigió la reforma de la Iglesia Católica, elemento sumamente importante para los jesuitas.
San Ignacio falleció en Roma en el año 1556 y fue canonizado por el Papa Gregorio XV en el año 1622; su festividad se conmemora el 31 de julio de cada año. El municipio de Azpeitía, donde el santo nació, fue declarado Patria y Santuario de San Ignacio de Loyola.
Y a propósito de este tema, recordamos que el 13 de marzo del 2013, fue designado Sumo Pomtífice de la Iglesia Católica un jesuita nacido en la Argentina: Cardenal Jorge Mario Bergoglio, que adoptó el nombre de Papa Francisco; es el primer Jesuita Papa, el primer latinoamericano y además, el primero con el nombre de Francisco. De los 266 Papas que marca la historia, San Pedro fue el número uno, entre los años 64-67 de la era cristiana y el penúltimo fue , Benedicto XVI, desde el año 2005 hasta el 2013.
Emilio Zamboni
Gesuiti – 2018