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Archive for settembre 2019

Presepe in terracotta di scuola marchigiana del Sec. XVIII delle Clarisse di Potenza Picena. Foto di Sergio Ceccotti.

A cura di Simona Ciasca e Paolo Onofri

Il Monastero di San Tommaso delle Clarisse di Potenza Picena è stato chiuso nel 2008 e le ultime monache si sono trasferite a Pollenza presso il Monastero di San Giuseppe delle Sorelle Povere di Santa Chiara.

Il Monastero di Potenza Picena conservava al suo interno un capolavoro artistico e storico, un presepe in terracotta decorato che veniva esposto al pubblico all’interno della chiesa di San Tommaso durante le festività natalizie, per poter essere ammirato in tutta la sua bellezza dai visitatori.

Dopo la chiusura del Monastero di Potenza Picena anche questo bellissimo presepe è stato trasferito a Pollenza, presso il Monastero delle Clarisse. È ritornato a Potenza Picena solo nel 2014 per essere esposto nell’ambito della mostra organizzata da Mauro Mazziero all’interno dei locali della ex chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, dal titolo “Racconto di Natale, artisti dal Seicento ad oggi”, mostra inaugurata il giorno 21 Dicembre 2014 e conclusa il giorno 15 Gennaio del 2015.

Il presepe dopo l’esposizione all’interno di questa mostra, è stato collocato nei locali della Parrocchia dei Santi Stefano e Giacomo, nel corridoio della Collegiata di Santo Stefano, il giorno 20/1/2015, dove si trova ancora oggi. Il presepe durante la mostra è stato assicurato dal nostro comune per la somma di Euro 50.000.

Nel passato questo presepe era stato erroneamente attribuito prima alla scuola napoletana del sec. seicento/settecento, poi ad Ambrogio Della Robbia di Firenze addirittura, da parte dell’avvocato Silvano Mazzoni, tenuto conto del fatto che il plastificatore di Firenze è vissuto a Monte Santo dal 1523 al 1527/28, quando è morto nella nostra città.

Presepe in terracotta di scuola marchigiana del Sec. XVIII delle Clarisse di Potenza Picena. Foto di Sergio Ceccotti.

Ora gli esperti di presepi lo hanno attribuito alla scuola marchigiana del sec. XVIII.

Anche se non è opera di fra Ambrogio Della Robbia e neppure di scuola napoletana del seicento/settecento, questo nostro presepe in terracotta delle Clarisse di Scuola Marchigiana del Sec. XVIII è bellissimo, un autentico capolavoro della nostra migliore tradizione artistica e religiosa, di cui essere orgogliosi.

Durante l’esposizione all’interno della Chiesa di S. Caterina d’Alessandria, il fotografo Sergio Ceccotti, nostro collaboratore, ha avuto modo di poterlo fotografare, autorizzato dagli organizzatori della mostra, in ogni suo particolare, ed oggi facciamo conoscere a tutti le sue bellissime foto, grazie alla sua disponibilità. In questo modo si possono apprezzare meglio le sue qualità artistiche.

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A cura di Simona Ciasca e Paolo Onofri

Bruno Re Foto di Luigi Gasparroni.

Il giorno Domenica 8 Settembre 2019, alle ore 17,30, presso il Teatro “Bruno Mugellini” di Potenza Picena, nell’ambito della 4° Edizione del Mugellini Festival, come anteprima, si è svolto il concerto del duo Bruno Re alla viola da gamba e Barbara Vignanelli al fortepiano, con musiche di Johann F. Ruhe, Bach ed Abel.
La serata è stata anche l’occasione per presentare al pubblico gli appuntamenti del Mugellini Festival da parte dei Direttori artistici Lorenzo Di Bella e Mauro Mazziero.
Barbara Vignanelli è docente di clavicembalo e tastiere storiche al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma, mentre Bruno Re è titolare della Cattedra di viola da gamba nello stesso Conservatorio ed è il pronipote di Bruno Mugellini, a cui il nostro Teatro è intitolato dal giorno 28 Ottobre del 1933. Sua madre, la sig.ra Rosa Mugellini, oggi ancora vivente alla veneranda età di 92 anni e risiede a Roma, è venuta a Potenza Picena insieme al figlio Bruno il giorno 21 Gennaio del 2012, in occasione delle celebrazioni per l’anniversario del centenario della morte di Bruno Mugellini. Bruno Mugellini era nato a Potenza Picena il giorno 24 Dicembre del 1871 ed è morto a Bologna il 15 Gennaio del 1912 ed è sepolto a Fossombrone. La sig.ra Rosa Mugellini ha donato al Mugellini Festival una tavola originale con le foto di Bruno Mugellini e di Rosina Ceppetelli, la sua prima moglie.

Bruno Re e Barbara Vignanelli. Foto di Luigi Gasparroni.

Era presente al concerto anche un’altra discendente diretta di Bruno Mugellini, la sig.ra Laura Mugellini di Barbiano di Cotignola (Ravenna).
Il prof. Bruno Re e la prof.ssa Barbara Vignanelli al mattino di Domenica 8 settembre 2019 hanno anche avuto la possibilità di visionare in Teatro gli 8 volumi del metodo di esercizi tecnici per pianoforte di Bruno Mugellini, il testamento pianistico del maestro, pubblicati nel 1911, un anno prima della sua morte, mostrati da Paolo Onofri che li ha raccolti pazientemente a sue spese due anni fa.
Il concerto è stato veramente emozionante e suggestivo. Per la prima volta all’interno del nostro Teatro abbiamo avuto il piacere di ascoltare insieme il suono armonioso di due strumenti antichi, una viola da gamba ed un fortepiano.
Quest’ultimo strumento viene dall’Umbria, costruito dal cembalaro Urbano Petroselli di Castiglione del Lago (Perugia), basandosi sullo strumento di Anton Walter di Vienna del 1795.
La presentazione della figura di Bruno Mugellini è stata fatta con molta competenza storica dalla prof.ssa Paola Ciarlantini di Recanati, una delle massime esperte di Bruno Mugellini nelle Marche, insieme al prof. Paolo Peretti, mentre la presentazione della serata è stata fatta dal musicologo Nicolò Rizzi.

Bruno Mugellini

Calorosa l’accoglienza ed il gradimento, del numeroso pubblico che è accorso ad ascoltare la magica serata musicale, che rimarrà nella storia sia del nostro Teatro che della città di Potenza Picena.
Ai due musicisti gli organizzatori del Mugellini Festival hanno fatto dono di una copia del volume contenente gli atti del Convegno Nazionale su Bruno Mugellini che si è tenuto a Potenza Picena il giorno 21 Gennaio del 2012, grazie alla disponibilità del dott. Roberto Domenichini. Ringraziamo gli organizzatori del Mugellini Festival per averci messo a disposizione le foto della magica serata al Teatro Mugellini, scattate dal fotografo Luigi Gasparroni.

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Igino Ceccotti. Per gentile concessione della Famiglia Ceccotti.

Il primo fotografo professionale di Porto Potenza Picena è stato Igino Ceccotti, dopo di lui troviamo Araldo Polidori. Prima di questi due fotografi c’era una donna già nel 1947, la sig.ra Letizia Offidani, che svolgeva questa attività. La licenza per l’attività di fotografo è stata rilasciata ad Igino Ceccotti il giorno 3 Novembre del 1949, cioè 70 anni fa, dalla Camera di Commercio di Macerata ed il proprio negozio “Foto 3P” era situato in via Dante Alighieri n° 22.

Igino Ceccotti ha documentato fotograficamente per molti anni la vita civile e sociale di Porto Potenza Picena e dopo di lui l’attività è stata portata avanti dal figlio Paolo.

Ma chi era Igino Ceccotti? Nato a Potenza Picena il giorno 18/10/1920 in via Tripoli n° 220 da Odoardo, cantoniere, e da Sodini Luigia, casalinga, ha frequentato la Scuola Elementare di Potenza Picena con i maestri Gabrielli Alessandrina ed Azzolino Clementoni. Tra i suoi compagni di scuola troviamo Grandinetti Ado, Grandinetti Manlio, Grandinetti Oliviero, Orselli Giuseppe, Pupitti Ermanno, Riccobelli Nazzareno, Bernacchia Antonio, Borroni Giuseppe, Paolucci Norberto e Percossi Luigi. Dopo le Elementari ha frequentato i corsi di Avviamento professionale, poi la scuola d’arte “Ambrogio Della Robbia” con il prof. Giuseppe Asciutti. Nell’archivio della scuola d’arte abbiamo trovato 5 suoi disegni che oggi facciamo conoscere a tutti.

Il giorno 29/12/1957 si è sposato a Recanati con la sig.ra Ivana Frogioni ed hanno avuto due figli, Paolo e Silvia.

È morto il giorno 14/1/1997 a Pavullo nel Frignano (Modena).

Il giorno 10/10/2005 il figlio Paolo Ceccotti aveva manifestato la volontà di donare al comune di Potenza Picena, per la Fototeca Comunale che si stava costituendo in quel momento, molto materiale appartenuto al padre Igino, tra cui fotografie, negativi, macchine fotografiche ed attrezza­ture, oltre a documentazione varia.

Era stata anche predisposta una delibera di Giunta Comunale, la n° 273 del 28/10/2005, ma poi il donativo non si è purtroppo concretizzato.

Igino Ceccotti. Per gentile concessione della Famiglia Ceccotti.

È stato un vero peccato, che la nostra comunità ha perso questa occasione, che sicuramente era fondamentale per far conoscere il grande patrimonio fotografico accumulato da Igino Ceccotti in tanti anni di attività, consentendo a tutti di poterlo conoscere, costituendo parte della nostra storia cittadina.

Ci si augura che tra il nostro comune e la famiglia Ceccotti si possa raggiungere un accordo, per acquisire questo fondo di Igino Ceccotti al patrimonio della nostra fototeca comunale, valorizzandolo.

Cogliamo l’occasione, il prossimo anno 2020, del centenario della nascita di Igino Ceccotti per concretizzare questo progetto.

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A cura di Simona Ciasca e Paolo Onofri
780972Oltre duecento anni fa, nel 1817, nella notte di San Giovanni tra il 24 ed il 25 Giugno, a Macerata è stato organizzato il primo moto del Risorgimento marchigiano. Pochi animosi di Macerata e delle terre vicine, tra cui Monte Santo, Montelupone, Monte Cosaro, Montolmo (Corridonia), Loreto, Filottrano, Ancona, Fermo ed Ascoli Piceno, affiliati alla società Carbonara hanno tentato di insorgere contro “la tirannide sacerdotale e straniera, ma scoperti e oppressi giacquero nelle galere pontificie.” Il tentativo rivoluzionario probabilmente fallì perché qualcuno dei congiurati tradì. Comunque non bisogna dimenticare il coraggio di tutti coloro che hanno messo a rischio la propria vita per lottare per la libertà e l’unità d’Italia. Questo ambizioso obiettivo è stato raggiunto solo il giorno 17 Marzo del 1861.
La città di Monte Santo, come quella vicina di Montelupone, è stata una del¬le realtà territoriali più attive nell’organizzazione di questo tentativo rivoluzionario. Forte da noi era la società Carbonara e molte riunioni si sono svolte in città.
Ma chi erano i santesi che hanno partecipato a questo fallito tentativo rivoluzionario del 1817 e che in due casi hanno anche pagato con la galera il loro impegno?
Il più importante è stato sicuramente Pierangelo Pierangeli, possidente, figlio di Saverio e di Teresa Ventura, nato a Monte Santo il giorno 17 Ottobre 1791. Aveva sposato la sig.ra Maria Tanfoni di Civitanova; era un ex carabiniere che aveva servito nel Corpo della Gendarmeria sotto il Governo di Gioacchino Murat, Re di Napoli.

stemma_catasto_rustico

Stemma Comunale tratto dal frontespizio del Catasto rustico di Monte Santo (1762-1765) presso l’archivio storico di Potenza Picena, disegnato da Giuseppe Federici.

Pierangeli era l’elemento di spicco che poteva tenere i contatti con gli organizzatori di questo tentativo rivoluzionario marchigiano-romagnolo, i vari Papis, Riva, Carletti e Braga. Per questo suo ruolo strategico nel complotto venne condannato dal Tribunale di Roma all’ergastolo a vita e fu rinchiuso nel Forte di Civita Castellana (VT) il giorno 24/11/1818 e venne messo in libertà solo il giorno 26/2/1831.
Un altro condannato dal Tribunale di Roma è stato Luigi Fioretti, di Monte Santo. Gli è stata inflitta la pena di anni 7 ed è stato rinchiuso nel Forte di Civita Castellana fino al giorno 16/7/1822, dopo di che è stato trasferito al carcere di Macerata.
Altri santesi hanno partecipato a vario titolo a questo tentativo rivoluzionario, ma non sono stati condannati dal Tribunale di Roma; tra di loro troviamo Bernardino Canepini, Luigi Canepini, Vincenzo Michelangeli e Fedele Somma.
A testimonianza di quanto avvenuto a Macerata nel 1817, in via Garibaldi, sulla parete del Palazzo Cioci, oggi si trova ancora una lapide marmorea con il seguente testo:

Nel 1817
Pochi animosi di Macerata e delle terre vicine affratellati nella società dei Carbonari qui si accordarono
per insorgere contro la tirannide sacerdotale e straniera ma scoperti e oppressi giacquero nelle galere pontificie

Noi con questo articolo abbiamo voluto ricordare e rendere omaggio a tutti i santesi che hanno partecipato in vario modo a questo fallito tentativo rivoluzionario del 1817. Già nel 1950 Norberto Mancini nel suo libro “Potentini illustri”, aveva reso omaggio ai nostri Carbonari santesi.

Notizie tratte da:
“Potentini Illustri” del 1950 di Norberto Mancini, Recanati Tipografia Pupilli.
Domenico Spadoni “Il tentativo rivoluzionario marchigiano-romagnolo del 1817 – Atti e Memorie della Regia Deputazione di Storia per le Marche, serie IV, volume III, anno 1926”. “La Rucola” di Macerata n° 233 dell’ottobre 2017, articolo di Romano Ruffini.

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Galleria di una grotta che attraversa il centro storico.

Tratto di una galleria che attraversa il sottosuolo del centro storico

a cura di Luca Carestia

Sono passati poco più di trent’anni da quando Sergio Anselmi e Gianni Volpe esortavano ad indagare sotto ogni centro storico di collina, ponendo attenzione a un’altra città fatta di cunicoli e labirinti, di sotterranei ramificati e collegati tra loro [1]. Da allora la conoscenza di questi spazi è cambiata, ovvero si è assistito a un graduale e crescente interesse verso questi ambienti sia da un punto di vista storico-culturale che in ambiti più strettamente tecnico-urbanistici.

Per la città di Potenza Picena il quadro che ad oggi emerge si compone di tipologie ipogee abbastanza comuni. Si ha notizia di fosse granarie nella Piazza Matteotti, di una neviera nella zona del Parco delle Fontanelle e di pozzi e cisterne collocati in proprietà pubbliche e private del centro urbano. Cenni di sistemi cunicolari di varia estensione sono segnalati in diverse zone del territorio comunale, mentre lo scavo di gallerie utilizzate come rifugio antiaereo ha interessato principalmente la zona che si estende da via Scarfiotti a via Le Rupi. A queste opere si aggiunga poi la fitta trama di grotte private che costituisce il corpus più diffuso di una realtà sotterranea che ha sedotto (e seduce) la curiosità e la fantasia di molti.

174 hoepli

Planimetria di una grotta tratta da un manuale Hoepli del 1910. Si noti la disposizione delle botti all’interno delle nicchie.

Utilizzate principalmente come deposito di materiale di vario genere, la forma di queste ultime si caratterizza da una o più gallerie di varia lunghezza che si sviluppano da un corridoio principale. Una serie di nicchie di dimensioni pressoché simili si dispongono ortogonalmente all’interno di queste gallerie divenendo deposito per botti o altro.

Sebbene tale forma risulti abbastanza riconoscibile nelle sue innumerevoli variazioni, non raramente accade di imbattersi in cavità che presentano caratteristiche non riconducibili ad un unico modello. Capita infatti che, a seguito di particolari necessità, la grotta subisca nel tempo degli interventi che ne modificano la volumetria, rendendo complessa l’identificazione delle varie fasi evolutive e dei motivi che ne hanno giustificato lo scavo.

La ricerca di materiale documentale risulta quindi di fondamentale importanza perché può restituirci delle utili informazioni sulle probabili cause di un determinato intervento, offrendoci inoltre nuovi punti di vista su segni e forme che magari “non dicono nulla” ma che possono svelare le tracce di un vissuto sino a quel momento ignorato.

A tal proposito una grotta privata posta a ridosso delle mura urbiche può rivelarsi un utile esempio.

Un rifugio antiaereo privato

La cavità in questione (che chiameremo “Grotta Rifugio”) presenta una lunghezza complessiva poco inferiore ai 70 m e un dislivello di circa 8 m. Dallo schizzo planimetrico appare sin da subito evidente uno sviluppo differente tra due diverse zone. Un primo settore può essere individuato nel tratto iniziale della grotta (di colore grigio), caratterizzato dalla lunga scalinata di accesso dal cui fondo avanza un corridoio con nicchie che da esso si sviluppano ortogonalmente. Da una di queste si estende quello che potremmo definire il secondo tratto (di colore bianco), identificabile con una lunga galleria che, ramificandosi nel tratto finale, procede nel senso inverso alla scalinata d’accesso.

Schizzo planimetrico della

Schizzo planimetrico della “Grotta Rifugio” .

Se il tratto iniziale (sebbene non eccessivamente articolato) presenta le caratteristiche tipiche di ambienti adibiti al deposito o alla conservazione di vari prodotti, le finalità di utilizzo della lunga galleria appaiono incerte. 

La consultazione di una lettera conservata presso il nostro Archivio storico ne fuga però ogni ipotesi. Nelle poche righe della missiva (scritta nel febbraio del 1944) si fa infatti menzione degli scavi che venivano condotti nelle mura del Gioco del Pallone per ricavarne dei rifugi antiaerei. La Superiora Generale dell’Istituto dell’Addolorata ammoniva l’ingegnere comunale circa le gravissime conseguenze di quest’azione per la stabilità del complesso, affidando al Municipio la responsabilità di eventuali danni.

Testimoniando in maniera inequivocabile l’attività di scavo condotta nella zona in quel periodo, tale documento ci offre quindi l’opportunità di prendere in considerazione che parte dell’ipogeo in questione sia stato utilizzato come ricovero antiaereo e che quindi le estreme diramazioni possono essere riconducibili a tale finalità.

Galleria della "Grotta Rifugio"

La lunga galleria che conduce al fondo della “Grotta Rifugio”.

D’altra parte va notato che  lo scavo di cavità a scopo protettivo era già abbastanza diffuso e molte grotte private furono utilizzate (si veda il commento della signora Giovanna Pistarelli riguardo la l’utilizzo della grotta esistente presso il palazzo Cenerelli Campana) e riadattate per le medesime esigenze in base ad una serie di norme emesse sin dai primi anni del 1930.

Dalla pubblicazione di piccoli fascicoli informativi dove si esortavano i cittadini a sistemare gli ambienti sotterranei delle loro abitazioni in modo da neutralizzare gli effetti di piccole bombe e dall’invasione dei gas tossici, si passò all’emanazione di normative che regolamentavano lo scavo dei rifugi attraverso specifici criteri costruttivi.

Esortando le autorità competenti ad eseguire un controllo sugli scavi effettuati in prossimità dell’Istituto, il timore espresso dalla Superiora Generale si fondava pertanto sulla mancata osservanza di tali norme. D’altra parte la necessità di seguire precise indicazioni nella costruzione era stata sottolineata anche in una comunicazione emessa nel gennaio 1944 dal commissario prefettizio. In essa, infatti, si chiedeva di effettuare una preventiva autorizzazione allo scavo dato che si era osservato che gruppi di vari cittadini eseguivano tali operazioni senza quegli accorgimenti tecnici che devono dare quel minimo di garanzia per l’incolumità delle persone.

[1] Sergio Anselmi, Gianni Volpe, L’architettura popolare in Italia. Marche, Laterza, Bari, 1987.

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A cura di Simona Ciasca e Paolo Onofri

Lega dei muratori  e manuali di Potenza Picena 1920.

Potenza Picena è la città dove storicamente ci sono stati sempre molti muratori. Nella Scuola d’Arte “Ambrogio Della Robbia”, fondata nel 1873 da Domenico Filippetti, poi ampliata e riqualificata dal prof. Umberto Boccabianca ed infine professionalizzata dal prof. Giuseppe Asciutti, si sono formati tantissimi muratori. Infatti nell’ambito di questa Scuola d’arte c’era un corso per i muratori, come c’era per fale­gnami, fabbri, calzolai, oltre alla sezione femminile “Margherita di Savoia” per sarte, ricamatrici e cucitrici.
Ma quanti erano i muratori, apprendisti e manuali di Potenza Picena e co­me erano organizzati? Scarse sono le notizie storiche.
Nel 1904 esisteva una Società dei Muratori di Potenza Picena che raggrup­pava 25 soci e svolgeva un ruolo sindacale a favore dei propri aderenti. Nel corso di una vertenza sindacale verificatasi nel 1920, abbiamo avu­to la possibilità di avere maggiori informazioni su questa categoria so­ciale molto importante a Potenza Picena. In quell’anno i loro rappresentanti sindacali, riuniti in due distinte associazioni, una di ispirazione cattolica, la Unione del Lavoro, rappresentata da Ermenegildo Zucchini, ed un’altra di ispirazione socialista, la Lega dei Muratori e manuali, capeggiata da Bonaventura Granati, Filippo Paoletti, Lavini Giuseppe e Paolucci Alessandro, hanno contrattato con i rappresentanti padronali le ta­riffe del lavoro dei muratori, manuali, apprendisti e donne di Potenza Pi­cena. La più grande organizzazione dei nostri muratori era sicuramente quella della Lega dei muratori che in quell’anno 1920 poteva contare ad­dirittura su un numero molto elevato di muratori di 1°, 2° e 3° livello, cioè 37, n° 14 apprendisti e n° 3 manuali, per un totale di 54 unità.

Bonaventura Granati

Tra di loro troviamo personaggi che hanno fatto la storia di Potenza Picena, come Bonaventura Granati, Filippo Paoletti, Attilio Riccobelli, Augusto Riccobelli, Giuseppe Riccobelli, Giuseppe Persichini, Carlo Cardina­li, Ruggero Piani, Manlio Piani, Augusto Cipollari, Domenico Lucia­ni e tanti altri che compaiono nell’elenco che la Lega dei Muratori e manuali di Potenza Picena ha consegnato alle autorità comunali. In quell’anno, cioè il 1920, addirittura sono riusciti, con la loro forza contrat­tuale, a predisporre un tariffario da applicare nel contesto della realtà di Potenza Picena e dove si nota che in questo settore ancora all’epoca venivano utilizzate le donne ed i fanciulli. Nella vertenza sindacale con i rappresentanti padronali addirittura Bonaventura Granati ha portato avanti la proposta di limitare l’orario giornaliero per i muratori a so­le 8 ore, in quanto molto faticoso.
Con l’avvento del fascismo queste rappresentanze dei nostri muratori e manuali sono state sciolte, in quanto espressione sia dei socialisti che dei cattolici popolari. Molti di questi muratori e manuali sono emigrati in Argentina per sfuggire al fascismo, ma la tradizione è continuata nel corso degli anni. I nostri muratori sono accorsi in 15, guidati dal ca­pomastro Bonaventura Granati, nel 1930 a Senigallia, per la ricostru­zione della città colpita da un violento terremoto, con l’impresa edile di Porto Recanati di Italo Frati. Sono emigrati in Francia, a Parigi, ne­gli anni dal 1956 in poi a centinaia, con l’impresa edile dei fratelli Pagnanini di Civitanova Marche.

Attilio Riccobelli. ASCPP.

La Lega dei Muratori e manuali di Potenza Picena era solita festeggiare San Martino, cioè il giorno 11 Novembre di ogni anno, con una iniziativa del loro sodalizio fuori Porta, in cui arrivavano in corteo con la pro­pria bandiera.
Una foto che ci è stata inviata dalla Francia, da Parigi negli anni scor­si da Candido Cardinali, figlio di Carlo ed anche lui muratore, secondo noi ritrae i muratori e manuali di questa gloriosa Lega di Potenza Picena negli anni Venti del Novecento, probabilmente è proprio del 1920 in occa­sione della vertenza sindacale, fotografia scattata da Secondo Torregiani, “Secondo Lo Ritrattista”, vicino al Pincio, nella scalinata di Via Castelfidardo. Questa fotografia nel passato è stata attribuita ai socialisti di Potenza Picena e pubblicata nel libro fotografico della storia del PCI nazionale.
È una bellissima foto di Potenza Picena e si possono riconoscere molti muratori, tra cui Attilio Riccobelli, Giuseppe Persichini, Carlo Cardinali, Filippo Paoletti, Nicola Spinaci (Nicolino La Gatta), Domenico Luciani e tanti altri.

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