A cura della Dott.ssa Maria Belardinelli
Lassù tra i monti innevati, riposi.
Sognavi questo rifugio, lo vedevi già da lontano.
Assaporavi il silenzio interrotto dal sibilo del vento o dal cinguettare degli uccelli a primavera.
Vedevi già le farfalle intrecciare voli colorati o il primo mandorlo fiorire.
Sentivi 1’odore della terra dopo il temporale e ti dissetavi alla acqua della fonte limpida e trasparente come te.
Non ti spaventavano le tempeste.
La quiete sarebbe sopraggiunta.
Ti inebriavi di fronte ad albe e tramonti mozzafiato e davanti al cielo stellato il tuo colloquio con Dio diventava più intimo e più vero.
Ci manchi.
Ci manca la tua grande umanità, il tuo parlare “colorito”, le tue battute, le tue risate, le tue sopracciglia aggrottate quando “tuonavi” dal pulpito o quando c’era qualcosa o qualcuno che ti dava dispiacere
Ci manca il tuo amore per la buona tavola, la tua passione nel fare le cose, la tua intelligenza e la tua grande cultura, ambedue usate con grande discrezione, quasi tenute nascoste.
Già perché volevi far brillare solo la tua vera vocazione quella di fare il prete, come dicevi tu.
Nel confessionale o nel colloquio privato incontravamo la tenerezza del Buon Pastore, la misericordia del Padre. Metamorfosi sorprendente la tua e quante testimonianze a tal proposito!
Chi ha voluto veramente conoscerti e non si è fermato in superficie, ha solo potuto trarre grandi insegnamenti per la propria vita.
Hai seminato, Don Carlo, hai tanto instancabilmente seminato e i frutti già si cominciano a vedere ed altri ne verranno di più grandi.
Tutto per la gloria di Dio.
Per ciò che mi riguarda la nostra conoscenza è iniziata quando mi hai comunicato di avermi liberamente scelto come tuo medico, sfidando i pregiudizi di alcuni “ben pensanti”.
Tale rapporto si è consolidato nel tempo, anche se all’inizio ti dovevo “correre dietro” per farti prendere le medicine o ricordarti gli appuntamenti.
Poi sei diventato bravo, più docile attenendoti alle prescrizioni date.
Tra di noi non ci sono mai stati grandi colloqui, poche parole bastavano per capirsi, a volte solo uno sguardo.
Alla base c’era una stima reciproca cresciuta nel tempo e con il tempo sei diventato uno di famiglia.
Hai sempre lavorato e dato te stesso per far amare il Vangelo scuotendo a volte le coscienze per portarle ad un incontro più vero con Dio.
L’altra tua passione era quella di rendere bella e accogliente la Casa del Padre.
Soltanto la tua tenacia, la tua caparbietà, con 1’aiuto del Cielo ti hanno permesso di raggiungere 1’obiettivo.
Ma questo ha avuto un prezzo: la tua salute.
Quanta sofferenza in quegli anni, quante notti insonni, quanta rabbia verso alcuni che tu chiamavi “i ladri della Collegiata”. Anche tu avrai fatto degli errori ma sempre in buona fede.
Mi sembra che qualcuno abbia detto: “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.
Tu hai pagato di persona con la vita.
Hai cominciato a perdere la vista perché dimenticavi le medicine tanto e tali erano le tue preoccupazioni.
Hai rasentato la cecità totale.
Un giorno mi hai confidato: “Tu sai quanto ho sempre amato ed amo i libri, ma adesso che non posso più leggere, ho imparato a pregare”.
E quante volte ti vedevamo lungo la Chiesa in silenzio con la corona in mano!
Due sole volte hai avuto veramente bisogno di me e ringrazio Dio che me lo ha permesso.
La prima fu la notte di un giovedì Santo.
Dovevi celebrare, ma stavi veramente male.
Mi hai fatto cercare.
Io ero altrove.
Volevano chiamare la Guardia Medica o il 118 ma tu hai rifiutato.
Volevi me.
Sono arrivata.
Diabete e pressione erano alle stelle, avevi anche una polimialgia reumatica che ti dava atroci dolori alle articolazioni di un braccio.
Disposi immediatamente per gli accertamenti in Ospedale.
Tu non volevi andare, ma ti convinsi.
Mentre ero lì, mi hai detto: “Sai, se dovessi morire non avrei nemmeno i soldi per il funerale. Qualcuno sarebbe anche contento, se succedesse…” “E tu non gli dare questa soddisfazione, vai in
Ospedale”, replicai.
Tutto hai dato e tutto hai fatto per la Collegiata.
Per te non chiedevi né compravi mai nulla.
La seconda volta fu quel tragico 20 dicembre 2006.
Tutto era predisposto perché mi trovassi lì in quel luogo e in quel momento.
Casualmente pochi giorni fa ho ritrovato una tua preghiera scritta e distribuita ai fedeli in occasione del 50° Anniversario della Consacrazione di Potenza Picena a Maria, datata 1 settembre 2005.
Dopo poco più di un anno il dramma e l’inizio del tuo doloroso Calvario.
Inconsapevolmente avevi scritto e lasciato il tuo Testamento Spirituale.
Era questa la tessera mancante al mosaico della tua vita, il perché di tanta sofferenza.
Nel corso degli anni ho visto trasformarti, vuotarti poco a poco della tua umanità per riempirti di Dio.
Alla fine eri tutto di Dio e Dio era totalmente in te.
Tu sei stato docile all’azione dello Spirito e sei stato premiato con il dono della Pace del Cuore.
Infatti un giorno mi hai detto: “Adesso dormo di notte, sono in pace. Non ho più paura”.
Un tuo grande desiderio era di invitare la veggente Marija affinché l’Apparizione della Madonna avvenisse in Collegiata prima della fine del 50° anniversario.
Questo non è stato possibile, ma tu hai fatto molto di più per la nostra Comunità Parrocchiale, hai offerto te stesso.
Pochi istanti prima dell’incidente ad una nostra amica comune che mi aspettava in macchina hai detto: “Vedi un po’ se riesci a far venire Marija per l’Apparizione. Io ho concluso il 50° anniversario e 1’8 dicembre ho riconsacrato Potenza Picena alla Madonna. Comunque, da parte mia, farò tutto per salvare questa Parrocchia”.
Sono state queste le ultime tue parole, il tuo ultimo pensiero è stato la salvezza delle anime, di tutte le anime della nostra Parrocchia.
Cinque minuti dopo io e la mia amica eravamo inginocchiate accanto a te mentre le nostre mani si riempivano del tuo sangue. Il tuo sacrificio è avvenuto li nel piazzale della Collegiata, non in un altro punto del paese, ma lì dove era il tuo cuore.
Quel piazzale dovrebbe essere ribattezzato “Don Carlo Leoni”. Non credo sia mai esistito a Potenza Picena un sacerdote che abbia dato la propria vita versando anche il proprio sangue per amore della sua Comunità.
Come il Buon Pastore.
Alla luce di tutto questo le atroci sofferenze di quei 4 lunghissimi anni, hanno finalmente un senso.
Il senso della Santità acquistata a caro prezzo.
In un passo si dice “Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori… dopo il suo intimo tormento, vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza, il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità”. ISAIA Gap. 53 vv 10-12.
E in un altro passo si dice: “Nessuno accende una lucerna e la mette in un luogo nascosto e sotto il moggio ma sopra il lucerniere perché quanti entrano vedano la luce”. LUCA Cap. 11, 33-34.
Tu sei stato e sei Luce per questa Parrocchia, fa che anche noi con 1’aiuto dello Spirito Santo possiamo essere Luce per il proprio fratello e amare la Verità.
Grazie Don Carlo per l’amore che hai avuto per ciascuno di noi e da lassù guardaci sempre e sorridici.
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- Preghiera di don Carlo Leoni per il 50° Anniversario della Consacrazione di Potenza Picena “Città di Maria”. (1955-2005).
- Don Carlo Leoni il giorno dell’inaugurazione della Chiesa della Madonna della Neve. Anno 2000. Foto prop. Maria Belardinelli.
- Don Carlo insieme alla veggente Marija. Foto prop. Maria Belardinelli.
- Don Carlo Leoni
- Don Carlo Leoni il giorno dell’inaugurazione della Collegiata di Santo Stefano 30 11 2003. Foto prop. Maria Belardinelli.
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