A cura di Simona Ciasca e Paolo Onofri.
A Potenza Picena la tradizione dei vasari è legata sicuramente alla famiglia dei Galeazzi, detti per il loro lavoro i “coccioni”.
Abitavano nella zona di Via delle Rupi, nei pressi delle Fontanelle, vicino alla Porta del Cunicolo o della Cava dove avevano anche la loro fornace di cottura del materiale di terracotta. La materia prima, cioè l’argilla, era prelevata nella zona limitrofa, chiamata anticamente La Cava, per la presenza di argilla da estrarre. Alla fine del Settecento in questa contrada è stata anche costruita una Fonte, chiamata Fonte della Cava, più popolarmente “della Ca”, la quale, che aveva ben cinque archi, viene anche citata nel libro di Carlo Cenerelli Campana del 1852 sulla storia di Monte Santo. Ancora oggi, passeggiando per Via Macerata, lungo la Circonvallazione Nord, sulla scarpata sotto le abitazioni, si possono scoprire con sorpresa resti di terracotta e ceramiche, riconducibili al lavoro della famiglia Galeazzi, che abitavano proprio sopra.
La famiglia Galeazzi è documentato che iniziò l’attività di vasari tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento con Carlo, prima, con i figli Domenico e Paolo, poi. Successivamente, tra la fine dell’Ottocento ed i primi del Novecento troviamo ancora altri Galeazzi cimentarsi in questa nobile attività artigianale ed artistica, tra cui Carlo e Luigi, figli di Domenico, oltre che Lorenzo ed Ignazio, figli di Paolo.
Con loro finisce la tradizione della famiglia Galeazzi come vasari a Potenza Picena.
Trai i lavori degli allievi della Scuola d’arte “Ambrogio Della Robbia” di Potenza Picena abbiamo trovato materiale realizzato da un allievo di nome Galeazzo Galeazzi, figlio di Carlo e di Anna Guzzini, nato a Potenza Picena il giorno 16/11/1892. Si tratta di lavori in terracotta, creta ed alcuni disegni.
Secondo lo storico marchigiano Anselmo Anselmi di Arcevia, che è venuto a Potenza Picena diverse volte tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento e che ha avuto modo di conoscere sia i rappresentanti della famiglia Galeazzi che i loro prodotti, la tradizione dei vasari a Monte Santo è molto antica e, sulla base dei documenti d’archivio storico, risale addirittura al Cinquecento. Egli cita diversi vasari che compaiono nei documenti dell’archivio notarile di Monte Santo, tra cui nel 1516 nel quartiere di San Paolo, troviamo il maestro Stefano di Giovanni, figulo (come anticamente venivano chiamati i maestri vasari); nel quartiere di San Giovanni abitavano i vasai da Pesaro ed un maestro Biagio, figulo, mentre nel quartiere di Sant’Angelo, il maestro Sabato, vasaio ebreo. Ad alcuni di questi il comune concesse qualche privilegio e, nel 1548, il 3 aprile, ai maestri figulinari Domenico e Battista Bellotti si concedeva la licenza “gaciendi molendinellum pro coloribus prope Potentiam”.
Inoltre è documentata la presenza e l’attività a Monte Santo, grazie alle ricerche di Anselmo Anselmi, di fra’ Ambrogio della Robbia, plastificatore di Firenze nel periodo tra il 1523 ed il 1527/1528, dove aveva casa ed officina in Contrada San Giovanni. Egli è stato anche cappellano presso la Pieve di Santo Stefano e dovrebbe essere morto nella nostra città a causa della peste.
Aveva lasciato una sua importante testimonianza artistica, una Maddalena, terracotta policroma del sec. XVI, trafugata nel nostro Comune il giorno 13 gennaio del 1997 e mai più ritrovata.
Nel 2001, durante gli scavi nella grotta posta sotto la Torre Civica, nella zona che corrisponde al palazzo della banca, dove anticamente c’era la Pieve di Santo Stefano, demolita nel 1796, sono emerse tante testimonianze di ceramiche invetriate che vengono fatte risalire dagli esperti al periodo rinascimentale santese.
Quindi da questa ricostruzione storica si evince che l’attività dei vasari a Monte Santo è stata sempre molto fiorente ed il ruolo della famiglia Galeazzi fondamentale, da non dimenticare.
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