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Archive for luglio 2022

di Roberto Domenichini

La Torre del Porto di Montesanto. Foto tratta dal libro “Il fascino della Storia il respiro del Mare”. Op. Cit.

La cosiddetta “Torre di Sant’Anna” è ciò che resta di un edificio fortificato di origine medievale che ha subíto vari rimaneggiamenti nel corso dei secoli. Nei documenti il manufatto viene in genere definito “edificio del Porto”, o più semplicemente “Porto” di Monte Santo.
Ripercorrere la storia della “Torre” significa dunque, in gran parte, analizzare le vicende di questo fabbricato che, dalle raffigurazioni settecentesche, appare di forma quadrangolare, dotato di cortile interno, con la porta rivolta verso il mare. Le sue origini appaiono incerte.
Il primo documento che ne attesta l’esistenza è un foglio membranaceo, forse facente parte di un registro, nel quale sono annotate le spese del Comune; vi compaiono, in particolare, acquisti di utensili per il “Porto Communis”, pagamenti per il trasporto di materiale dal capoluogo al Porto, nonché per il salario di certo Alessandro di Domenico, “Capitano del Porto”. Tale pergamena risale alla prima metà del secolo XV.
Nell’archivio storico comunale si conserva pure un altro foglio membranaceo, restaurato di recente, sul quale, nel febbraio del 1426, si annota la nomina di un Capitano del Porto, seguita dall’inventario, forse parziale, di beni mobili conservati nell’edificio, che doveva essere, già all’epoca, fortificato.
Per il sec. XVI si dispone di maggiori informazioni. Nella prima metà del Cinquecento sono documentate presenze “barbaresche” al largo del nostro mare, pertanto si sente la necessità di rafforzare il Porto, pertanto il Comune, nel Consiglio generale del 8/7/1504 dispone di aumentare la vigilanza nella Torre del Comune ed in quella del Porto; a quella data, dunque la torre del Porto era già “in piena efficienza”.
Nel 1564 il pontefice Pio IV concede al Comune il privilegio di trattenere il denaro “delle pene dei malefitii” ed i beni confiscati ai rei per riparare le mura castellane nel centro abitato e la rocca del Porto. È possibile che questa venga quasi ricostruita integralmente alla fine del secolo, come ricorda una piccola lapide ancora presente sul manufatto.
Si ritiene che la ristrutturazione della Torre sia opera dell’Architetto recanatese Verzelli, anche se l’attribuzione si basa su notizie generiche.

Raffigurazione del Castello del Porto di Monte Santo con la Torre del tardo Seicento. Foto tratta dal libro “Il fascino della Storia il respiro del Mare”. Op. Cit.

Relativamente al XVII sec. non è stata rintracciata documentazione rilevante, ad eccezione del rinnovo dei “capitolati” per il Porto, che, però, non si riferiscono all’edificio o alla sua manutenzione ma solo al Capitano.
È quasi certo che l’area portuale registri in questo periodo una progressiva decadenza. La contrazione dei traffici commerciali, in particolare nell’Adriatico, determina, forse, un diminuito interesse del Comune per il Porto, ormai utilizzato quasi solo a scopo di difesa militare e sanitaria.
Se ne ha conferma nella prima chiara “descrizione” dell’edificio, forse risalente al primo Settecento, nella quale è ben messa in rilievo la “Torre quadra”, il cui “maschio” appare ancora ben alto e forte, coperto di tegole, “commodo da far sentinella”. Nonostante l’edificio sia ampio, dotato di un pozzo “d’acqua buona” entro le sue mura ed anche di una cappella “di dir messa”, esso è abitato da un solo oste con la sua famiglia; lamentando la quasi completa mancanza di valide armi da difesa, l’anonimo estensore della relazione ricorda i lavori di restauro che sarebbe necessario effettuare.
Dopo la metà del sec. XVIII, a favore del Porto si registrano tangibili segni di interesse, sollecitati dalla crescita economica (questa volta limitata al settore agricolo) e demografico: dal Porto di Monte Santo salpano piccole imbarcazioni colme di cereali, olio ed altri prodotti agricoli, per lo più dirette allo scalo di Ancona, le stesse tornano al Porto cariche di prodotti finiti in buona parte acquistati al mercato anconitano ed alla fiera di Senigallia. Anche le statue della Villa Bonaccorsi sono arrivate con questa modalità dal Veneto. Nel 1766 il Comune interviene in modo consistente sull’intero edificio, e, dunque, sulla Torre che sarà “coronata” anche da merli “ghibellini”, al pari dei muraglioni perimetrali. I lavori sono documentati dagli atti consiliari nonché dalla data incisa su un mattone presente sul manufatto. A quest’epoca risale anche la prima raffigurazione, che offre la prima immagine in prospetto dell’edificio. La Pianta in scala sarà disegnata invece in occasione del primo catasto geometrico – particellare, generalmente detto “gregoriano”, che risale al primo Ottocento.

Piante del Castello del Porto di Monte Santo Foto tratta dal libro “Il fascino della Storia il respiro del Mare”. Op. Cit.

Dopo la fine delle guerre Napoleoniche, esauritosi il fenomeno delle incursioni “barbaresche” sull’Adriatico, viene meno anche la sua funzione di difesa; l’edificio, che in età napoleonica era stato demanializzato, viene poi lasciato in stato di semi abbandono. Dopo l’unità d’Italia il Comune ne riacquista la proprietà e qualche anno dopo decide di demolire il manufatto, in parte semidiroccato, conservando solo la Torre vera e propria. Questa subirà un nuovo intervento nel 1884, quando verrà modificata la sua parte superiore.

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Il 2021 è stato l’anno del 150° anniversario della nascita di Bruno Mugellini.

Nacque a Potenza Picena, nel Palazzo Pierandrei, il giorno 24 dicembre del 1871, dal dott. Pio e da Maria Paganetti, e morì a Bologna il giorno 15 gennaio del 1912.

La sesta edizione del Mugellini Festival, che si svolge nella nostra città dal 2016, è stata dedicata a questa ricorrenza.

Anche il nostro blog, per questo straordinario avvenimento, ha colto l’occasione per pubblicare gli otto volumi del metodo di esercizi tecnici per pianoforte di Bruno Mugellini.

Un nostro concittadino benemerito, nel 2017, ha raccolto in rete tutti otto volumi del metodo di esercizi tecnici per pianoforte di Bruno Mugellini, edizioni A. & G. Carisch e C. di Milano, sostenendo la relativa spesa ed offrendoli poi al nostro Comune in dono. Si fa presente che tra gli otto volumi troviamo anche un volume originale del 1911, il numero 3, mentre gli altri sono riedizioni successive, ma sempre molto importanti.

Bruno Mugellini è conosciuto tutto il mondo per questo suo metodo musicale.

Il giorno 22 maggio del 2017 era stato stabilito un incontro tra questo nostro concittadino benemerito, appassionato di Bruno Mugellini, ed il sindaco Francesco Acquaroli. L’incontro, per impegni del nostro sindaco, è saltato, e nessuno successivamente si è preoccupato di concordare un nuovo incontro per poter ricevere in dono gli otto volumi. Sono trascorsi cinque anni ed evidentemente al nostro Comune non interessa più questo materiale musicale, che, a questo punto, verrà donato ad altra istituzione musicale, oppure concesso al nipote di Bruno Mugellini, il maestro Bruno Re di Roma.

Si potrebbero donare anche alla città di Fossombrone, dove il Maestro Bruno Mugellini è vissuto ed è sepolto. L’attuale Assessore alla cultura di questa città è una nostra concittadina, la Prof.ssa Maria Silvia Nocelli, figlia del Prof. Gabriele e di Anna Clementoni.

Peccato che da parte dei nostri amministratori non ci sia quella sensibilità culturale e musicale per poter accogliere gratuitamente nelle nostre istituzioni culturali gli otto volumi del metodo di esercizi tecnici per il pianoforte di Bruno Mugellini.

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A cura di Simona Ciasca e Paolo Onofri

Operaie ed operai della Società Ceramica Adriatica. Anni 30 del Novecento.

Una delle realtà produttive più importanti della città di Potenza Picena è stata sicuramente la Società Ceramica Adriatica di Porto Potenza Picena.
L’attività produttiva iniziò nel 1921, grazie all’iniziativa del conte Antonio Antonelli e di Giacinto Tebaldi; inizialmente la società si chiamava SMAT (Stabilimento Mattonelle Antonelli Tebaldi), era una società individuale ed aveva un capitale sociale di lire 3.000.000. Successivamente venne trasformata in società anonima, con un capitale sociale di lire 12.000.000.
Lo stabilimento fu costruito lungo la strada che collega Porto Potenza Picena a Potenza Picena, chiamata all’epoca Marina, oggi Antonelli e Tebaldi, dai nomi dei fondatori della fabbrica.
Lo stabilimento della SMAT è stato immortalato in una celebre foto dei Balelli di Macerata, contenuta nel volume Obiettivo sul passato. Fotografie del Fondo Balelli della Biblioteca Nazionale di Macerata. Da Macerata al mare, edito nel 1999 dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Macerata, alle pagine 86, 87, 88 e 89.
Questa foto veniva anche riportata nella carta intestata della società.

Ricordino lutto di Tonino Antonelli. Fonte Giammario Lazzarini.

Nello stesso anno 1921 iniziò ad operare a Porto Potenza Picena anche la Colonia Marina Perugina del conte Giancarlo Conestabile Della Staffa di Perugia. Queste due realtà, la SMAT e la Colonia Marina Perugina, hanno cambiato e trasformato il volto economico e sociale della nostra città rivierasca nel corso del Novecento.
Ma chi erano i fondatori della SMAT Antonio Antonelli e Giacinto Tebaldi?
Il conte Antonio Antonelli aveva già nel 1921 direzione e proprietà di un’altra importante realtà produttiva di Potenza Picena: la Fornace Antonio Antonelli in c/da Pan Perduto, dove trovavano lavoro tantissimi operai ed operaie della città di Potenza Picena.
Questa Fornace Antonelli, nel 1927, quando Antonio Antonelli andò a Roma, venne gestita dal fratello, il conte Giuseppe, per tutti “Sor Peppe”.
Il conte Antonio Antonelli nacque a Potenza Picena il giorno 26/06/1880 da Francesco e da Pia Lazzarini, si sposò con la sig.ra Maria Serigardi di Siena, nata il giorno 05/08/1876 e morì a Roma il giorno 23/01/1937.
È stato consigliere comunale a Potenza Picena nel 1924.
Giacinto Tebaldi nacque a Porto Civitanova il giorno 27/05/1897 e fu anche lui consigliere comunale a Potenza Picena nel 1924.
Nella SMAT Giacinto Tebaldi era la persona che aveva portato il capitale, mentre Antonio Antonelli era l’imprenditore che si occupava della produzione.
Giacinto Tebaldi, secondo una poesia di Giuseppe “Ninni” Colafranceschi, Le prime fabbriche , pubblicata nel 2021 sul libro di Alida Scocco Marini Porto Potenza Picena. Tante storie per una storia, dopo l’esperienza alla SMAT, dovrebbe essere emigrato in Brasile, dove aveva un allevamento di bestiame. Morì a Sagliano Micca (Biella) il giorno 01/11/1983.
La presenza della SMAT dovrebbe essere andata avanti fino al 1927, quando poi Antonelli andò a Roma, dove morì nel 1937, mentre Tebaldi emigrò in Brasile.
Dopo il 1927 la fabbrica SMAT venne chiamata SCA (Società Ceramica Adriatica), società anonima, poi rilevata nel 1942 da un gruppo di imprenditori tosco-liguri, guidati da Eugenio Quaglia. Nel periodo della SMAT, la fabbrica di mattonelle occupava tanti operai ed operaie, da un minimo di centocinquanta ad un massimo di centottanta unità, come viene documentato dal nostro ricchissimo archivio storico comunale di Via Trento.

Lapide della tomba di Giacinto Tebaldi presso il cimitero di Civitanova Alta. Foto di Alvise Manni.

La via che costeggia la fabbrica della SCA di Porto Potenza Picena venne intitolata ai due fondatori della SMAT Antonio Antonelli e Giacinto Tebaldi, il giorno 19/02/1956, con delibera di consiglio comunale, sindaco Lionello Bianchini.
Una cosa curiosa a proposito della data di inizio dell’attività della SMAT: tutti fino ad oggi hanno sempre menzionato la data del 1923, da Norberto Mancini in Visioni potentine, al libro curato da Renza Baiocco, con testi di Andrea Bovari, Il fascino della storia e il respiro del mare, fino all’ultimo libro di Alida Scocco Marini, Porto Potenza Picena. Tante storie per una storia. Lo stesso prof. Giuseppe Resta, nel 1965, nella pubblicazione dedicata al comm. Eugenio Quaglia, riporta anche lui la data del 1923 come inizio dell’attività della SMAT (SCA).
E’ molto evidente che la data di inizio dell’attività della SMAT, poi SCA, fu invece il 1921 ed anche sulla carta intestata della SCA veniva riportata questa data come anno di fondazione della società.
Con questo nostro articolo facciamo conoscere ai nostri affezionati lettori una foto che risale agli anni Trenta del Novecento, durante il periodo fascista, nella quale ci sono insieme tutti gli operai e le operaie della SCA di Porto Potenza Picena, e sono tantissimi.
Le notizie su Giacinto Tebaldi ci sono state fornite dal prof. Alvise Manni del Centro Studi Civitanovesi, che ringraziamo.

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A cura di Simona Ciasca e Paolo Onofri

Quest’anno, il giorno 24 aprile, la Società Calcio di Potenza Picena ha festeggiato i suoi settantasette anni di vita.
Era stata fondata nel 1945 ed il suo primo presidente è stato Pierino Pierandrei.
Dopo di lui ci sono stati altri diciannove presidenti, fino all’attuale Andrea Savoretti.
Gli altri presidenti della Società Calcio di Potenza Picena sono stati, in ordine cronologico: Remo Scoccia, Ettore Lucarelli, Pietro Scipioni, Alessandro Mazzarella, Ferruccio Orselli, Guido Morgoni, Dante Giustozzi, Lionello Bianchini, Mario Zucchini, Enzo Reschini, Ornelio Meriggi, Emilio (Pietro) Latini, Dario Castagna, Arturo Sargentoni, Enrico Cotronè, Sandro Angeloni, Gilberto Borroni (dal 1994 fino al 2005), Alfiero Scataglini (dal 2005 fino al 2007) ed Andrea Savoretti, in carica, nominato nel 2007, cioè quindici anni fa.
In totale dal 1945 fino ad oggi sono stati quindi venti presidenti che si sono succeduti alla guida della Società Calcio di Potenza Picena.
Tra di loro troviamo un sindaco, Lionello Bianchini; diversi ex giocatori di calcio, come Mario Zucchini, che ha anche giocato in serie B con l’Anconitana, Ferruccio Orselli, portiere e per oltre cinquanta anni l’anima della Società in tutti i diversi ruoli, da presidente a segretario ed anche dirigente, Guido Morgoni, Arturo Sargentoni, Sandro Angeloni, Gilberto Borroni e Alfiero Scataglini.

Al centro con i baffetti il primo Presidente Pierino Pierandrei

Il campo sportivo del Potenza Picena è stato costruito dai soldati polacchi del 4° Reggimento Skorpion ed inaugurato il giorno 10/06/1946, costruito su di un terreno messo a disposizione gratuitamente dalla famiglia Favale Scarfiotti di Potenza Picena.

Nel 1958 è stato donato al nostro Comune ed intitolato alla sig.ra Luigia Favale Scarfiotti, moglie dell’avvocato Lodovico Scarfiotti e madre di Luigi, Paolo, Casimiro e Maria Scarfiotti.
Il nuovo campo in sintetico di Via dello Sport è stato inaugurato il giorno 08/03/2003 ed intitolato alla memoria di Ferruccio Orselli, morto il 07/12/1998.

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Antonio Giannini sulla sella del Monte Vettore.
Antonio Giannini sulla sella del Monte Vettore.

Il 12 Novembre del 2012 Potenza Picena ha perso una delle figure più rap­presentative della sua comunità, Antonio Giannini, sarto artigianale, Pre­sidente della locale Associazione Amici della Musica “Arturo e Flavio Clementoni”.

Antonio, Valeriano Giannini nasce a Potenza Picena il 14/4/1933 da Giusep­pe, muratore, e da Giuseppa Sagripanti, casalinga, in Via S. Croce n° 291. Il giorno 8/8/1970 si sposa a Potenza Picena nella Collegiata di S. Stefano con la sig.ra Augusta Borroni e dal loro matrimonio nasce il 10/01/1973 in Francia, ad Argenteuil, Giovanni (Gianni). Antonio Giannini ha sempre svolto il mestiere di sarto artigianale. Aveva imparato questa professione frequentando la sartoria di Ferruccio Orselli.

Antonio Giannini di fronte alla casa dove è nato W.A. Mozart .
Antonio Giannini di fronte alla casa dove è nato W.A. Mozart .

Nel 1957, come tanti altri santesi, in particolare muratori e manovali, emigra in Francia nella zona di Parigi, a Pontoise, alle dipendenze dell’impresa edile dei F.lli Pagnanini. L’anno precedente erano stati il padre Giuseppe e il fratello Pietro, entrambi muratori, ad emigrare. In questa nazione Antonio, partito come manovale dei muratori, mestiere che svolge per soli 6 mesi, vi resta fino al 1976, svolgendo successivamente il suo lavoro di sarto presso prestigiose sartorie di Parigi.Riuscirà alla fine ad aprire una propria sartoria.

Il 27 Gennaio del 1976 quando ritorna a Potenza Picena con la sua famiglia, apre una sartoria insieme alla moglie Augusta, anche lei valente sarta, in Piazza Garibaldi.

Al pari del padre Giuseppe, anche Antonio è stato un appassionato di musica e dell’opera lirica in particolare, proseguendo una lunga tradizionale locale. Ha fatto parte della Schola Cantorum S. Stefano, diretta da don Francesco Pallottini. E’ stato uno dei pochi santesi che fre­quentava lo Sferisterio di Macerata per la stagione dell’Opera Festival.

Nel 1997 è stato tra i fondatori dell’Associazione degli Amici della Musica, poi successivamente intitolata ai maestri Arturo e Flavio Clementoni, di­ventandone anche il Presidente per molti anni. Il primo concerto della nuo­va associazione si è tenuto il giorno 6/12/1997 presso il Teatro Comunale “Bruno Mugellini” con un concerto per pianoforte del maestro Lorenzo Di Bella di Civitanova Marche. Tra le tante iniziative ci piace ricordare “Alma de Tango” in Piazza Matteotti il giorno 13/7/2008.

Antonio Giannini, per gli amici oltre che con l’appellativo di “Antò lo sarto”, era anche conosciuto con quello di “Salvatorello”, per aver inter­pretato questo ruolo nella omonima operetta di Soffredini nel 1947 presso il Teatro “Bruno Mugellini,” con la regia di Azzolino Clementoni e la direzione musicale di don Francesco Pallottini.

Antonio Giannini al Terminillo 2009 insieme alla moglie Augusta.
Antonio Giannini al Terminillo 2009 insieme alla moglie Augusta.

Grande era anche la sua passione per lo sport, il ciclismo in particolare. Nella sua sartoria campeggiava una gigantografia del grande Fausto Coppi. È stato tra i soci e dirigente della locale società ciclistica “Potentia 1945″, socio della sezione dei Veterani dello Sport “Memo e Peppino Sassetti – Giuseppe Giacomelli”

Era anche un grande appassionato di montagna, ed è stato tra i fondatori della locale sezione del Cai (Club Alpino Italiano). Era anche socio del Fotoclub di Potenza Picena.

Caratteristica di Antonio Giannini l’eleganza nel vestire, la sua cordialità e disponibilità.

Quando lo andavo a trovare nel suo laboratorio, lui aveva sempre tempo per ascoltarmi e darmi dei consigli con la sua grande esperienza. Nonostante l’età, 79 anni, era ancora molto attivo nell’organizzazione delle iniziative degli Amici della Musica, associazione che dal 1997 ha promosso a Potenza Picena la bellezza di 65 concerti. L’ultimo si è tenuto il 23 settembre 2012.

Poco prima che morisse, ero stato a trovarlo nel suo laboratorio (ancora continuava a lavorare nonostante l’età e la malattia), per coinvolgerlo in una iniziativa che lui condivideva. La valorizzazione del maestro Bruno Mugellini, con l’apposizione di una targa o di una lapide per ricordare il Palazzo dove il 24 dicembre del 1871 era nato in Piazza Grande (Piazza Matteotti), a Potenza Picena, cioè il Palazzo Pierandrei, a pochi passi dal Teatro che porta il suo nome. Antonio, come al solito mi aveva incoraggiato ad andare avanti, ga­rantendo il suo sostegno e quello dell’associazione degli Amici della Musica. Purtroppo non ha fatto in tempo a vedere concretizzato questo progetto, ma noi ci impegniamo a portarlo avanti, anche a suo nome. L’iniziativa si è concretizzata il giorno 17 maggio 2014.

Famiglia Giannini al completo
Antonio Giannini insieme ad una famiglia di emigrati

Potenza Picena con la scomparsa di Antonio Giannini ha perso un grande santese, un artigiano testimone della cultura popolare locale, di cui senti­remo (sentirò) la mancanza.

Nell’ambito del Concorso Internazionale della Fisarmonica di Castelfidardo è stata istituita, a cura dell’Associazione Amici della Musica “Arturo e Flavio Clementoni” di Potenza Picena, una Borsa di Studio intitolata ad Antonio Giannini del valore di € 300,00 da assegnare ad uno dei vincitori del Concorso.

Per la 38ª Edizione 2013, per la prima volta, è stata assegnata al giovane Lorenzo Bosica di Villa Bozza di Montefino (TE). Inoltre dal 13 novembre 2013, in occasione del primo anniversario della morte, la sede dell’Associazione Amici della Musica in Corso Vittorio Emanule II n°10 è stata intitolata dall’Amministrazione Comunale ad Antonio Giannini, come segno di ringraziamento della comunità di Potenza Picena per tutto quello che ha fatto a favore della promozione musicale.

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Seconda parteTerza parte

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Piccioni sopra i palazzi di Via Umberto I° – Foto Sergio Ceccotti.

Il monastero di San Tommaso delle clarisse di Potenza Picena è chiuso dal 2008, quando le ultime monache si sono trasferite nel monastero di Santa Chiara di Pollenza.
Al suo interno è stato portato via quasi tutto ed anche il nostro Comune, nel 2017, ha potuto ricevere in donativo dalle clarisse di Potenza Picena tanti quadri, acqueforti e mobili antichi, che oggi si trovano nella nostra pinacoteca comunale “Benedetto Biancolini” di Via Trento, purtroppo chiusa al pubblico.
Il monastero negli ultimi tempi è stato invaso dai piccioni, che nel nostro centro storico di certo non mancano, e stanno facendo molti danni. Sono potuti entrare dalle molte finestre, dove i piccioni stessi hanno rotto vetri.

Chiesa di San Tommaso

I piccioni nel nostro bellissimo centro storico sono tantissimi ed il nostro Comune non sta facendo proprio niente per poter limitare la loro presenza. I piccioni negli ultimi tempi avevano addirittura invaso l’ex ospedale civile “Bonaccorsi” di Corso Vittorio Emanuele II, che è di proprietà comunale.
I piccioni stanno anche trovando palazzi e case abbandonate dove possono entrare e nidificare.
Oltre al monastero delle clarisse, sono entrati anche nel palazzo Pierandrei, dove da molto tempo è aperta una finestra in Vico Mariano Scipioni. Il fatto è stato segnalato da un privato cittadino al nostro comandante dei vigili urbani, tenente Anna Mercuri, il giorno 31/1/2022 (prot. n. 2764), ma ad oggi nessuno è intervenuto per poter chiudere la finestra aperta.
Anche in un’abitazione di Via Umberto I i piccioni, che in questa zona sono tantissimi, entrano in un’abitazione abbandonata dove il vetro di una finestra è rotto.
Anche in un’abitazione abbandonata di Via Galvani, a Galiziano, i piccioni possono tranquillamente entrare e nidificare.
Se i piccioni non vengono catturati e limitati il problema della loro presenza nel nostro centro storico non si risolverà mai. Se poi questi animali possono tranquillamente trovare riparo e nidificare in strutture abbandonate, allora la quantità di piccioni aumenterà notevolmente nella nostra città.

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