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Archive for febbraio 2023

Presentazione a cura di Simona Ciasca e Paolo Onofri.

Frontespizio libro di Padre Eusebio Magner del 1867 Biografia del Beato Benedetto da Urbino. ASCPP

Nel 1867, presso lo Stabilimento Tipografico Aureli di Roma, è stato pubblicato il libro, scritto da Padre Eusebio Magner da Monte Santo (nato a Montesanto il 01/11/1823 e morto ad Orvieto il 15/08/1884) Vita del Beato Benedetto da Urbino dell’ordine dei Cappuccini, nel quale è contenuta anche una bellissima incisione del Beato Benedetto.
In quello stesso anno il Pontefice marchigiano di Senigallia Pio IX Mastai Ferretti, il giorno 15 gennaio, firmò il decreto di beatificazione del Frate Cappuccino Benedetto da Urbino.
Una copia di tale raro libro era tra i documenti delle Clarisse di San Tommaso, oggi collocata presso il nostro Archivio Storico Comunale di Via Trento, che noi facciamo conoscere ai nostri affezionati lettori.
Il Beato Benedetto da Urbino era nato in questa città marchigiana il giorno 23/09/1560, da Domenico Passionei e da Veronica Cibo. Il suo nome di nascita era Marco ed era il settimo figlio degli undici della coppia urbinate.
Rimase orfano prima del padre Domenico, all’età di quattro anni, poi anche della madre Veronica, all’età di sette anni. Dopo la morte di entrambi i genitori crebbe a Cagli, ospite dei suoi tutori.
Dopo gli studi elementari a Cagli, i suoi tutori lo iscrissero all’Università di Perugia, insieme ad un suo fratello che però sfortunatamente morì nello stesso anno della sua iscrizione a questa Università e Marco Passionei decise quindi di iscriversi all’Università di Padova per studiare Legge.
A soli ventidue anni si laureò in Legge e poi, nel 1582, andò a Roma, alla corte del Cardinale Gian Girolamo Albani.

Incisione del Beato Benedetto da Urbino di O. Persichini.

Dopo breve tempo ritornò a Fossombrone, dove erano i suoi fratelli e sorelle e frequentò il convento dei Cappuccini di questa città, dove però non venne accolto.
Solo dopo l’anno 1584 venne accettato dai Frati Cappuccini ed entrò nel convento di Fano per il noviziato, sotto la direzione del Padre Bonaventura da Sorrento.
Nel 1585 iniziò la professione religiosa con il nome di Benedetto da Urbino. Si applicherà allo studio della Sacra Teologia sotto la guida del Padre Girolamo da Castelferretti.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, padre Benedetto fu approvato per il ministero della predicazione, al quale si dedicò con grande zelo e semplicità di parole.
Nel 1598, insieme ad altri dodici Frati Cappuccini delle Marche, guidati da Fr. Lorenzo da Brindisi, farà parte di una missione inviata dal pontefice Clemente VIII in Germania per contrastare in questa terra l’eresia dei luterani e fondare l’ordine dei cappuccini .
Dopo quattro anni, per motivi di salute, ritornò in Italia, nella sua provincia, dove più volte venne eletto all’ufficio di Guardiano dei conventi (di Cagli, Fano, Pesaro, Osimo e Fossombrone) e di Definitore della provincia.
Morì a Fossombrone il giorno 30/04/1625, all’età di sessantaquattro anni, dopo essere stato confortato dall’apparizione di San Filippo Neri, di cui era sempre stato devoto. I suoi resti mortali sono conservati nel convento di Monte Sacro, a Roma.
Avendo avuto da Dio il dono dei miracoli, guariva i malati con il segno della croce, al tocco della mano, impartendo loro la benedizione con il reliquario che portava sempre con sé.
Il Beato ha scritto alcuni opuscoli ascetici, inni, sonetti e lettere varie, che si conservano nella Biblioteca Passionei di Fossombrone.

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A cura di Simona Ciasca e Paolo Onofri

La Fisarmonica di Egisto Bontempi.

Qual’era la realtà economica e produttiva di Potenza Picena nel 1966? Una fotografia della nostra realtà è contenuta nella ricerca di Alessandro Stramucci, pubblicata su “L’arte nel maceratese”, guida al turismo della provincia di Macerata, edizione speciale de “L’eco adriatica”, anno X, primavera 1966.

Una copia di tale rivista si può trovare presso la nostra biblioteca comunale “Carlo Cenerelli Campana” di Via Trento.

A Potenza Picena, in quel periodo, le feste più importanti erano la Sagra dei Piselli, che si svolgeva la prima domenica di maggio e la Festa del Grappolo d’Oro, che si svolgeva l’ultima domenica di settembre.

Nella guida si parla del nostro Pincio e della Villa Buonaccorsi, per quanto riguarda gli alberghi, le trattorie e bar, si citano: l’Albergo Centrale, la Trattoria da Pescetti Attilio, la Trattoria tipica di Mario ed Antonio Borroni, il Bar dello Sport di Mariano Ciuccarelli ed il Bar Centrale di Melatini Baldivia. Troviamo, inoltre, l’autofficina di Mancini Antonio, le autocarrozzerie del Cav. Carestia Rinaldo e di Mazzoni Giovanni. Per quanto riguarda le attività produttive, già nel 1966, la loro presenza era veramente notevole. Era presente il laboratorio di tessitura dei damaschi delle monachette, la Banca Popolare di Credito locale, fondata nel 1897, la SAP, la SIGMA dell’ing. Paolo Bontempi, la “Fisarmonica” di Egisto Bontempi, la Melody Guitars, il calzaturificio Kurbistan di Alessandro Mazzarella, il calzaturificio CRAF dei F.lli Reschini, la GMA mole abrasive dei F.lli Grandinetti, la lavorazione dei marmi dei F.lli Marchegiani; la fabbrica di solai dell’ing. Dignani; il molino di Francesco Marzetti, la Rogin Fashion, la Nicholas confezioni. Inoltre tra gli artigiani troviamo le terrracotte di Stanislav Radziszewski, marito di Sandra Asciutti, la lavorazione in ferro di Scataglini Mario Nando, la lavorazione in ferro battuto di Marcello Bompadre, la lavorazione artigianale del mobile di Giuseppe Pastocchi, l’agenzia d’affari di Domenico Zucchini e l’oreficeria di Luigi Menghini, in piazza Matteotti.

Di tutte queste attività oggi rimangono solo la SAP e la GMA. Il molino Marzetti oggi è gestito dal nipote di Francesco Marzetti, Maurizio.

Sfilata Rogin Fashion a Pitti Donna Firenze.

Per quanto riguarda Porto Potenza Picena, località di soggiorno estivo, era presente l’associazione turistica “Pro Porto Potenza Picena”, nel Piazzale della Stazione e l’agenzia di Fiorani Tarcisio. Tra gli alberghi troviamo il Miramare e l’Adriatico; le pensioni Mare, Lido e Piccolo Paradiso; la locanda Gallo e la stazione di servizio AGIP del dott. Gerio Matteucci. Tra i locali di ritrovo: La Capannaccia dei F.lli Conconi, il Bar Asola, il Dancing Lido ed il Bar Giorgetti, in Piazza della Stazione.

Tra le attività produttive troviamo in quel periodo la SCA (Società Ceramica Adriatica), la SALGA laterizi di Giuseppe Antonelli, l’EDALIT di Matteucci Gerio ed Adriano Offidani, l’Italorto, la Stylint nord-est confezioni, la Ennio Clementoni Costruzioni Nautiche e l’orefice Sibilla Armando. In questo elenco delle attività di Porto Potenza Picena non viene citato l’Istituto di riabilitazione Santo Stefano, in quanto ospedale. Oggi di tutte le attività produttive elencate di Porto Potenza Picena non ne troviamo più nessuna.

Con questo articolo consentiamo ai lettori di conoscere la nostra realtà come si presentava nel 1966, cioè cinquantasette anni fa e di come oggi sia cambiata.

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Testo tratto dalla rivista “marchigiana illustrata” ottobre-novembre 1907 n. 10-11, pagina 344 – direttore Dott. Giovanni Spadoni

EROI DIMENTICATI
Un martire della scienza e della filantropia

Dott. Lorenzo Sarti

Tale fu veramente Lorenzo Sarti, medico distintissimo, morto il 9 settembre del 1884 in Napoli, appena pochi giorni dopo esservi accorso dalle Marche per curare i colerosi come volontario della carità.
Nato in S. Maria in Duno, presso Bologna, a soli 21 anno avea conseguito a pieni voti la laurea in medicina nell’università bolognese; e nel 1844 – approfondita l’arte medica facendo l’assistente nell’Ospedale Maggiore, nell’Ospedale di S. Orsola e dell’Istituto del celebre Rizzoli – avea lasciato Bologna per l’umile carriera del medico condotto, ma con un documento rilasciatogli dai suoi maestri, attestanti ch’egli « per valore medico, per rispetto e civiltà non fu mai secondo ad alcuno ».
Divenne presto marchigiano per elezione e per lunga dimora. Chè Senigallia, Cagli, Altidona, Montedinove, Montegallo, S. Benedetto del Tronto, Mogliano, Potenza picena, S. Vittoria in Matenano e Fermo furono successivamente i luoghi principali dove per ben quarant’anni esercitò l’arte medica, facendosi dovunque stimare tanto per meriti scientifici che per elette qualità di cuore. Infatti si ricorda tuttora la generosità del Sarti medico-condotto, solito a sovvenire del proprio i malati, quante volte li trovava sprovvisti dei mezzi per farsi fare un brodo o spedire la ricetta. Per questo, per aver sentito fin troppo filantropicamente l’umanitaria professione sua, morì povero quale sempre visse, non lasciando alla moglie ed ai cinque figli che gli occhi per piangerlo ed un nome onorato.
Abbiamo un gran numero di attestazioni di cure strepitose, da lui condotte felicemente a termine, e molte sue monografie, stampate ed inedite, che ci provano quanto egli sia stato profondo nella pratica e nella dottrina delle mediche discipline. Ma difetto di spazio c’impedisce d’illustrare qui convenientemente l’opera professionale e scientifica del Sarti, volendo limitarci a ricordarne soprattutto la morte eroica.
Già grave di anni e di fatiche durate, egli risiedeva in Fermo, quando gli capitò sotto occhio un avviso del prefetto De Amicis, in data 29 giugno 1884, con cui, per ordine del Governo, facevasi appello ai medici disponibili per essere mandati, in caso d’invasione colerica, dove difettasse l’opera sanitaria. Secondo le indicazioni dell’avviso, il Sarti presentò subito domanda a quella Sottoprefettura, ma gli venne respinta per difetto di bollo. Malgrado ciò il 28 Agosto, appena lesse che il colera già infieriva a Napoli, partì all’istante per questa città, coll’animo deliberato di mettersi a disposizione del Municipio per l’assistenza dei colerosi.
Ma poche settimane dopo, il dott. Alberto Ambrosi, quale presidente del Comitato medico circondariale di Fermo, dovette commemorare con affettuose ed elevate parole la morte dell’eroico collega, dicendo tra l’altro: « Il morbo asiatico lo trasse dal sepolcro, mentre pochi momenti prima aveva visitato un coleroso, non ancora soccorso da altri. Onore a Lui che morì combattendo un formidabile nemico, a debellare il quale il medico soccombeva, salvando !…

Frontespizio della Rivista Marchigiana Illustrata. ASCPP

Il dott. Sarti si spense curando i colerosi, ma di lui non resta l’aureola toccata ad altri… Egli morì da martire oscuro, e per questo ben più degno della nostra ammirazione ! »
E « martire oscuro », anzi del tutto ignorato, è rimasto poi per sempre, tanto che oggi il suo nome non si legge neppure nel cimitero dei colerosi di Napoli, dove, per colmo d’ingrata sorte, il Sarti fu sepolto confuso con altri cadaveri in una fossa comune.
Merita perciò lode ed incoraggiamento Ildebrando Sarti di Potenza Picena, che ora, spinto dalla pietà filiale, sta lavorando per rivendicare la memoria dell’illustre padre suo ed innalzargli un piccolo ricordo nella Certosa di Bologna.
Dicembre 1907,
LA DIREZIONE.

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Presentazione a cura di Simona Ciasca e Paolo Onofri

Padre Eusebio Magner collegiata di S. Stefano Foto Sergio Ceccotti.

Leggendo attentamente il libro di Norberto Mancini Potentini illustri, del 1950, Tipografia Pupilli di Recanati, abbiamo avuto modo di constatare la presenza di molti frati cappuccini nati a Potenza Picena.

Tra di loro troviamo padre Eusebio Magner, nato a Monte Santo il giorno 01/11/1823, cioè duecento anni fa, figlio di Pietro e di Colomba Filippetti.

Padre Eusebio Magner, giunto fino al soglio di Vescovo di Amelia e poi di Orvieto, è morto ad Orvieto il giorno 15 agosto del 1884.

Nel libro di Norberto Mancini vengono elencati molti altri frati cappuccini nati nella nostra città, tra cui padre Eugenio Bompadre (25/6/1876-15/9/1958), che nel 1940 pubblicherà anche il libro “Vita di San Girio, comprotettore di Potenza Picena”, Bernardo da Monte Santo, morto nel 1685, Padre Gaetano Castignani (12/3/1860-25/6/1894), morto a Roma, dove si era recato nelle missioni dei frati cappuccini.

Padre Eusebio Cisibeca, che vestì l’abito dei cappuccini nel 1722 e morì nel 1780.

Padre Antonio Maria Costantini, nato il 19/1/1693, entrato nell’ordine dei frati cappuccini nel 1710 e morto nel 26/2/1767, bravo pittore e restauratore; aveva curato anche il restauro del capolavoro di Simone De Magistris del 1576 “La Deposizione”, conservato nella chiesa di San Lorenzo dei frati cappuccini di Potenza Picena.

Padre Sebastiano Domenichini, nato il 4/3/910 e morto il 16/4/1971, Padre Filippo Gentili, morto nel 1671.

Padre Valentino Mataloni, nato Il 23/12/1911, insegnante di pianoforte e di canto corale nei collegi del suo ordine e Padre Francesco Saverio Silvestrini, nato nel 1751 e morto nel 1800.

Questi sono i frati cappuccini nati a Potenza Picena, citati nel libro di Norberto Mancini Potentini illustri, nel 1950.

Successivamente, abbiamo avuto altri frati cappuccini nati nella nostra città, tra cui vogliamo ricordare padre Ignazio Sabbatini, nato il giorno 28/02/1910 e morto a Macerata nel 2005 all’età di novantacinque anni, il più anziano frate cappuccino delle Marche; aveva operato per oltre trent’anni come cappellano dell’Ospedale Civile Umberto I di Ancona.

Inoltre padre Pietro Lavini “il Muratore di Dio” che ha ricostruito con le sue mani il monastero di San Leonardo sui Monti Sibillini, nato il 7/7/1927 e morto 9/8/2015. Anche suo fratello, padre Isidoro Lavini, entrato nell’ordine dei frati cappuccini delle Marche, nato 5/7/1922 e morto nel 31/7/2015 a Macerata.

Frontespizio libro di Padre Eusebio Magner del 1867 Biografia del Beato Benedetto da Urbino. ASCPP

Ritornando al nostro vescovo di Amelia e di Orvieto, padre Eusebio Magner, presso la Collegiata di Santo Stefano si trova un suo ritratto ad olio donato alla nostra comunità da padre Gabriele Monti nel 1926.

Inoltre, nella nostra città abbiamo anche una via dedicata proprio a padre Eusebio Magner, la traversa tra Via G. B. Boni e Giulio Gasparrini.

In occasione dei duecento anni dalla sua nascita facciamo inoltre conoscere la sua bellissima biografia scritta da Norberto Mancini nel 1950, contenuta nel libro Potentini illustri.

Inoltre, tra i libri delle clarisse di San Tommaso di Potenza Picena, abbiamo trovato anche un volume scritto da padre Eusebio Magner da Monte Santo nel 1867, dedicato alla biografia del Beato Benedetto da Urbino, sacerdote e padre dell’ordine dei frati cappuccini.

Anche il piazzale della Chiesa di San Lorenzo dei frati cappuccini è intitolato dal giorno 30/04/1998 a padre Gabriele Felci frate cappuccino, l’apostolo delle missioni mariane lauretane.

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A cura di Simona Ciasca e Paolo Onofri

Quadro di S. Antonio Abate, sec. XVII, autore ignoto, Chiesa di S. Caterina d’Alessandria Foto Sergio Ceccotti.

Il giorno 17 gennaio di ogni anno si festeggia Sant’Antonio Abate, protettore degli animali e patrono dei macellai e dei salumieri.
Sant’Antonio Abate è nato in Egitto, a Quamans, il giorno 12/01/251 ed è morto nel deserto della Tebaide, il giorno 17/01/356, a centocinque anni.
È considerato il fondatore del monachesimo cristiano ed il primo degli abati; a lui si deve la costituzione in forma permanente di famiglie di monaci che sotto la guida di un padre spirituale, chiamato Abbà, si consacrano al servizio di Dio. La sua vita è stata tramandata dal suo discepolo Atanasio di Alessandria.
È uno dei quattro Padri della Chiesa d’Oriente che portano il titolo di “Grande”, insieme allo stesso Atanasio, a Basilio ed a Fozio di Costantinopoli.
È ricordato, nel Calendario dei Santi della Chiesa Cattolica ed in quello Luterano, il giorno 17 gennaio, mentre la Chiesa Ortodossa Copta lo festeggia il giorno 31 gennaio, che corrisponde, nel relativo calendario, al 22 del mese di tobi.
A Potenza Picena, nel Novecento, il giorno 17 gennaio si celebrava una grande festa popolare nel piazzale della chiesa della Madonna della Neve, organizzata dagli aderenti alla Congregazione dei Contadini, presieduta dal contadino Antonio Rinaldoni della Castelletta di Potenza Picena.
Nel nostro ricchissimo archivio storico comunale di Via Trento abbiamo trovato due locandine della festa di Sant’Antonio Abate degli anni 1926 e del 1927.
In queste feste erano organizzati giochi come quelli dell’anello, della pignatta e della corsa dei sacchi, ma importante era soprattutto la funzione religiosa, nella quale si benedivano anche il pane di Sant’Antonio Abate e le fave. Potevano partecipare ai giochi popolari solo coloro che avevano assistito alla funzione religiosa. Il particolare della benedizione delle fave, insieme al pane, è testimoniato da Carlo Cenerelli Campana nel suo libro “Istoria della antica città di Potenza, rediviva in Montesanto” del 1852, a pag. 120. Le fave secche, cotte, erano il companatico per i poveri di Monte Santo, insieme al pane di Sant’Antonio Abate. Inoltre il parroco di San Giacomo Maggiore, che negli anni 1926 e 1927 era don Gustavo Spalvieri, insieme a tre contadini, che in quegli anni erano: Nazzareno Del Monte, Giuseppe Turchi, nonno di padre Lorenzo Turchi ed Antonio Rinaldoni, andavano a benedire gli animali nelle stalle dei contadini della parrocchia. Ogni parrocchia svolgeva questa operazione, tenuto conto dell’ importanza dell’attività agricola in tutto il territorio comunale.
In quel periodo nella città di Potenza Picena c’erano ben quattro parrocchie: quella di Santo Stefano, quella di San Giacomo Maggiore, quella di San Girio ed infine quella di Sant’Anna a Porto Potenza Picena.
Era presente, inoltre, la Congregazione dei Contadini, la cui funzione religiosa era svolta nella Cappella dei Contadini, sotto la Collegiata di Santo Stefano, nella quale era collocato anche il quadro di Sant’Isidoro, protettore delle campagne.
Oggi, all’interno della Collegiata, troviamo, tra le varie opere d’arte, una bellissima statua di Sant’Antonio Abate, collocata sul primo altare laterale sinistro.

Sant’Isidoro – protettore delle campagne

Nel nostro centro storico era presente anche una piccola chiesa dedicata proprio a Sant’Antonio Abate, situata nell’attuale Via Tripoli, un tempo via dell’Orfanotrofio Vecchio, per la presenza nel passato dell’Orfanotrofio Femminile “Ludovico Marefoschi”, fondato nel lontano 1702. Ancora oggi, tra i più anziani, quando si vuole parlare di Via Tripoli, si parla spesso della “Via di Sant’Antonio (Abate)”. All’interno di questa piccola chiesa si trovava anche il quadro dedicato a Sant’Antonio Abate, del secolo XVII, di autore ignoto, di grandi dimensioni, cm 265 x 155, oggi collocato sull’altare maggiore della chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, sede della fototeca comunale “Bruno Grandinetti”. Il quadro, che raffigura Sant’Antonio Abate con un bastone a forma di croce a Tau ed una campanella, con in mano aperto il libro delle Sacre Scritture. Non si sono animali. Il quadro è stato restaurato ed è molto bello.
Il giorno 17 gennaio, inoltre, il cinema cosiddetto “dei preti”, cioè l’attuale ex cinema Aurora, proiettava film gratuitamente per tutti i cittadini di Potenza Picena.
Oggi nel giorno di Sant’Antonio Abate, nelle nostre Chiese, si benedice il pane di Sant’Antonio da distribuire ai fedeli e gli animali domestici.
Tra i santini ritrovati tra i libri appartenuti alle nostre Clarisse di San Tommaso, era presente un santino dedicato proprio a Sant’Antonio Abate, del 1899, contenente nel retro la sua preghiera, che facciamo conoscere ai nostri lettori.

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Presentazione a cura di Simona Ciasca e Paolo Onofri

Padre Gabriele Felci

Il giorno 30/04/1998 il sindaco pro-tempore di Potenza Picena Mario Morgoni ha inaugurato il piazzale antistante la chiesa di S. Lorenzo dei Frati Cappuccini al Colle Bianco di Potenza Picena intitolato a Padre Gabriele Felci, morto a Recanati il giorno 26/05/1985.
Padre Gabriele Felci, il cui nome di battesimo era Attilio, era nato a Colli del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, il giorno 25/10/1909, primo di quattro figli. Il padre era un bracciante agricolo. Dopo aver frequentato due anni l’Istituto Tecnico in Ascoli Piceno, entrò nel Seminario Serafico di Jesi nel 1923, a quattordici anni. Vestì l’abito Cappuccino a Fossombrone il 03/10/1926 e celebrò la professione semplice il 04/10/1927. Nello stesso anno passò al Professorio di Ascoli Piceno e nel 1929 al Liceo di Ancona, dove emise i voti solenni il 02/11/1930. Iniziò il corso di teologia in Ascoli Piceno nel 1932, ma nel 1934, con il primo gruppo dei Cappuccini chiamati da Pio XI al servizio del Santuario Lauretano, venne trasferito a Loreto, dove fu ordinato sacerdote il 04/08/1935. Terminati gli studi teologici, i superiori, consapevoli della sua vivida intelligenza, lo inviarono all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove si laureò in Filosofia con 110/110.
A Potenza Picena è stato guardiano del nostro convento dei Cappuccini dal 1976 al 1982.
Padre Gabriele Felci aveva studiato insieme ad Oscar Luigi Scalfaro, diventato poi Presidente della Repubblica. I due erano grandi amici.
È stato l’Apostolo delle Missioni Mariane Lauretane.

Padre Gabriele Felci incontra il Pontefice Giovanno Paolo Secondo a Loreto.


Il giorno 28/05/1985, nella chiesa Collegiata di Potenza Picena, si è celebrato il rito funebre di Padre Gabriele Felci, con la concelebrazione presieduta dal Ministro Provinciale dei Frati Cappuccini, Fr. Evaristo Subissati e la presenza di oltre cento sacerdoti convenuti da ogni parte dalle Marche. Dopo la santa messa, cantando le litanie della Madonna, da lui tanto amata e dietro la bella statua delle Missioni Mariane Lauretane, la salma è stata accompagnata, per la tumulazione, al cimitero di Potenza Picena, nella cappella dei Frati Cappuccini.
Il giorno 30/04/1998 il piazzale della chiesa di S. Lorenzo dei Frati Cappuccini di Potenza Picena al Colle Bianco è stato intitolato a Padre Gabriele Felci alla presenza del Provinciale dei Frati Cappuccini, Padre Gianni Pioli, dei frati cappuccini di Potenza Picena, dei familiari di Padre Gabriele Felci tra cui Don Cesilio Felci suo fratello, del sindaco di Potenza Picena Mario Morgoni e di quello di Colli del Tronto, ed una folla di amici e conoscenti.
L’iniziativa di far intitolare il piazzale della chiesa di S. Lorenzo a Padre Gabriele Felci era stata del prof. Arturo Sardini; vi era stata anche una petizione popolare a sostegno di questa iniziativa meritoria, promossa da Giulia Asciutti, la figlia del prof. Giuseppe Asciutti.
Il prof. Arturo Sardini aveva dedicato a Padre Gabriele Felci quattro suoi bellissimi sonetti, che noi oggi vogliamo pubblicare, insieme alla sua biografia, scritta da Fr. Giovanni Maria Leonardi, Guardiano Cappuccino, il giorno 09/06/1985.

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