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Posts Tagged ‘padre erasmo percossi’

A cura di Simona Ciasca e Paolo Onofri.

Padre Augusto Savelli – per gentile concessione di P. Gabriele Lazzarini.

Il giorno 27 dicembre 2016 è venuto a mancare a San Marino padre Augusto Savelli, per tanti anni Guardiano del Convento dei Frati Minori di Potenza Picena. E’ arrivato a Potenza Picena nel 1987, proveniente da Macerata ed ha lasciato la nostra città nel 2003 per andare a San Marino.
Nato a Corinaldo (AN) il giorno 8 aprile 1945 da Sante e da Anna Bonifazi, era l’ultimo di quattro fratelli, dopo Giuseppa, Carlo e Rita. Ancora in età giovanile è entrato nel Collegio serafico dei Frati Minori delle Marche ed è diventato Francescano nel 1965 e Sacerdote nel 1973. Laureato in teologia, è stato prima parroco a Macerata, nella parrocchia di S. Francesco, poi è stato scelto come animatore delle missioni e sostegno dei missionari nel Convento S. Antonio di Potenza Picena. L’ultimo periodo della sua vita lo ha trascorso nella Repubblica di S. Marino, presso il Santuario Cuore Immacolato di Maria, in Valdragone.
Durante la sua lunga permanenza a Potenza Picena, dal 1987 al 2003, si è fatto molto apprezzare dall’intera comunità locale.

Convento dei Frati Minori di Potenza Picena. ASCPP

Era un uomo di fede e cultura e sapeva aggregare in maniera armoniosa i fedeli di Potenza Picena, che lo amavano.
Durante la sua permanenza nella nostra città si è potuto proseguire anche il Presepe Vivente presso la Selva dei Frati Minori, presepe iniziato nel 1986.

La nostra comunità lo ha voluto ricordare con la solenne messa che si è tenuta nei locali del teatrino che si trova davanti alla chiesa di S. Antonio dei Frati Minori, in quanto la chiesa, a causa del terremoto, era inagibile.

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A cura di Simona Ciasca e Paolo Onofri
Nel mese di Agosto 2018 abbiamo avuto modo di parlare della prima Festa del Grappolo d’Oro che si è svolta a Potenza Picena il giorno 9 Ottobre del 1955, ed abbiamo pubblicato alcune foto, scattate da Bruno Grandinetti quel giorno, che sono appartenute al Segretario comunale della nostra città dott. Elio Ilari e donate al nostro Archivio Storico comunale di Via Trento dal sig. Marco Parigi il giorno 5/2/2018.
Ora siamo in possesso di 9 foto scattate Giovanni Cardinali di Potenza Picena durante la seconda festa del Grappolo d’Oro del giorno 30 Settembre 1956 e ci fa piacere farle conoscere ai nostri affezionati lettori. Insieme a queste foto, nel nostro archivio storico abbiamo trovato altre 4 foto, questa volta scattate quel giorno da Bruno Grandinetti, che provvediamo a pubblicare.

La seconda edizione della Festa del Grappolo d’Oro, come la prima, si è svolta nell’arco di una giornata, Domenica 30 settembre 1956.
A differenza della prima edizione, questa seconda ha introdotto molte novità.
Tra queste la presenza del Messaggero di Bacco a cavallo, che poi è proseguita fino ad oggi, in abito romano rappresentata da Piero Gironi, per tutti “Lo toscano”, che annunciava l’inizio della festa a tutta la popolazione, al suono delle campane della torre civica, al rullo dei tamburi e squilli di trombe. Insieme a lui c’era Guglielmo Imperi, “Lo romano” e Luigino Lavini.

Grappolo d'Oro 1956

Seconda festa del Grappolo d’Oro 30/9/1956. Foto di Bruno Grandinetti. ASCPP

Poi la benedizione del Grappolo d’Oro in Collegiata Santo Stefano da parte del parroco don Giacomo Fortunati. C’era la proclamazione per la pri­ma volta della Reginetta del Grappolo d’Oro, a cui veniva offerto dagli organizzatori un bracciale d’oro. In quella edizione il titolo di Reginetta è andato ad una bellissima ragazza, Rosanna Patacconi, che poi si è sposata con Arturo Rampioni di Porto Potenza Picena.
La festa prevedeva inoltre l’innalzamento di un artistico pallone aerostatico illuminato della ditta Peretti Ettore di Morrovalle, una tombola con ricchi premi ed il concerto della Banda Cittadina, diretta dal maestro Edgardo Latini, che si è svolto in due fasi: una prima parte alle ore 19,30 ed una seconda parte dopo l’estrazione della tombola alle ore 21,30. Il momento più importante della festa era la sfilata dei carri e dei gruppi folcloristici che partendo da Viale Trieste, percorrevano le vie cittadine per concludere il loro giro in Piazza Giacomo Matteotti, con la premiazione dei migliori carri e gruppi folcloristici.
In questa edizione hanno partecipato 5 carri allegorici, di cui uno fuori concorso dal titolo molto significativo “Apoteosi di Bacco”. Il miglior carro è stato quello preparato dai coloni della Valle del Potenza “Le stagioni”, un mastodontico tino girevole, con tre aperture in cui si notavano altrettanti quadri viventi. Gli altri carri che hanno partecipato sono stati “Il Mistero”, con un soggetto religioso, “il Pozzo”, realizzato da Marcello Bompadre e Rinaldo Carestia, e il “Rione dell’Aquila”.
Per quanto riguarda i gruppi folcloristici locali sono stati in tutto 3, “Le Regioni”, complesso canoro, il rione “Sant’Antonio”, con stornelli romaneschi e tarantelle marchigiane ed il complesso, “Piccoli cantori”, che si sono cimentati in belle danze ed in soavi canti popolari. Ha partecipato inoltre il gruppo folcloristico di Sarnano.
Per questa edizione sono stati affittati da una ditta di Bologna, la Sartoria Alberani i costumi di Bacco, dei 4 tamburrini e dei 4 trombettieri, oltre che dei romani e delle vergare in vestiti caratteristici regionali, mentre i tamburi e le trombe sono stati presi in prestito da San Elpidio a Mare.

Rosanna Patacconi

Rosanna Patacconi prima reginetta del Grappolo d’Oro 1956. Foto di Bruno Grandintetti tratta dal libro 50 anni del Grappolo d’Oro. Pro-Loco Potenza Picena. Bieffe 2010.

Una novità di questa edizione che abbiamo avuto modo di scoprire da poco è stato il fatto che sono state effettuate delle riprese cinematografiche, probabilmente con una pellicola 8 millimetri, pellicola che è andata purtroppo smarrita. La pellicola dovrebbe essere stata fornita dal negozio di Renzo Tortelli di Civitanova, nostro concittadino e famoso fotografo, mentre l’operatore dovrebbe essere stato padre Erasmo Percossi, tra gli organizzatori della Festa, che era appassionato sia di fotografia che di cinematografia. Sarebbe straordinario poter ritrovare questo eccezionale filmato, che è stato anche proiettato in pubblico nel 1956, probabilmente al Cine-Teatro “Bruno Mugellini” ed anche a Montecanepino, incassando nelle due proiezioni la somma di Lire 14.800 (a Montecanepino è stata incassata la somma di Lire 3.800).
Tenuto conto che questa festa era molto costosa (si parla di Lire 450.000), gli organizzatori, come per la prima edizione, hanno chiesto un contributo economico agli imprenditori locali ed ai possidenti. Contributi sono venuti quindi da Casimiro Scarfiotti per il cementificio di Porto Recanati, da Eugenio Quaglia per la Ceramica Adriatica di Porto Potenza Picena, da Gerio Matteucci per la contessa Giuseppina Buonaccorsi di Montecanepino, da Ettore Volpini e dal conte Enrico Lucangeli di Porto Recanati, da Gina Casalis Douhet, da Nello Grandinetti e dall’ECA (Ente Comunale di Assistenza).
Il comitato organizzatore di questa seconda edizione della festa era composto dal Sindaco Lionello Bianchini, da Marcello Simonacci, Mario Bocchini, Mauro Mancini, padre Erasmo Percossi, il maestro Edgardo Latini, Borroni Luigi, Pastocchi Emilio, che era anche lo speaker della festa, Malatini Giuseppe, Fontana Umberto e Rossini Francesco.
Questa seconda edizione ha definitivamente gettato le basi per la sua prosecuzione nel corso degli anni, che ci ha portati a festeggiare quest’anno la 58° edizione.

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Juan Manuel Fangio

Uno dei più grandi piloti di automobilismo internazionale, il 5 volte campione del Mondo argentino Juan Manuel Fangio, nato a Balcarce, un piccolo paesino vicino a Mar del Plata, il giorno 24 Giugno del 1911 da genitori le cui origini erano italiane, esattamente della provincia di Chieti, e morto a Buenos Aires il 17 luglio del 1995, è stato a Potenza Picena nel lontano 1953, insieme al suo amico, allievo e pilota della Maserati Onofre Augustin Marimon.

Marimon aveva sposato in Argentina la Sig.ra Elena Stramucci, il cui padre era originario di Potenza Picena. Dal loro matrimonio sono nati due figli.

Nella nostra città si trovavano quindi i suoi parenti, che all’epoca abitavano in c.da Cappuccini, gli Stramucci. Oggi si trovano sia a Montecanepino che nel nostro centro storico, in via Umberto I. Sono capitati a Potenza Picena Fangio e Marimon dopo aver disputato la gara automobilistica in Sicilia della Coppa Florio. E’ stato per la nostra città un grandissimo evento che Bruno Grandinetti ha voluto immortalare in delle storiche foto, che noi oggi grazie alla disponibilità della famiglia Grandinetti e del locale Fotoclub, mettiamo a disposizione di tutti.

Juan Manuel Fangio nell’arco della sua straordinaria carriera automobilistica ha vinto 5 volte il campionato del Mondo, con macchine diverse. Nel 1951 con un Alfetta, nel 1954 e 1955 con la Mercedes, nel 1956 con la Ferrari e per ultimo nel 1957 con la Maserati 250F.

Si ritira dalle competizioni nel 1958 a quarantasette anni. Un record il suo battuto solo nel 2003 dal pilota tedesco Michael Schumacher con sei titoli.

Ma chi era Marimon che ha portato Fangio a Potenza Picena nel 1953?

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Onofre Marimon

Nato in Argentina, a Zarate il giorno 19 dicembre 1923 e morto durante le prove del Gran Premio di Germania al Nürburgring il giorno 31/7/1954 a soli trent’anni, si sposa con la sig.ra Elena Stramucci. Figlio di Domenico, famoso pilota di turismo su strada, soprannominato “pinocho” inizia a correre insieme a Fangio nel 1951, di cui sarà uno dei migliori allievi, guidando una Maserati.

Non ha mai vinto una prova di campionato del mondo, raggiungendo i migliori risultati nel 1953, undicesimo nella graduatoria finale e nel 1954 dodicesimo.

Marimon è sepolto nel cimitero della città di Cosquin, a Cordova.

L’Argentina dopo la sua tragica morte in Germania gli ha tributato i massimi onori ed addirittura il suo Presidente Peron ha fatto partire un aereo per riportare a casa la salma di Marimon, campione che veniva considerato il successore del grande Fangio.

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Potenza Picena lo ricorda con grande affetto sia perché la moglie era originaria della nostra città, Elena Stramucci, sia perché grazie a lui nel 1953 Juan Manuel Fangio ha fatto visita nella nostra città. Questo avvenimento è stato all’epoca un fatto straordinario per la nostra comunità ed oggi lo vogliamo ricordare rendendo omaggio ad un grande campione dell’automobilismo mondiale che indirettamente è legato a Potenza Picena, Onofre Augustin Marimon.
Quindi Potenza Picena non solo può vantare un proprio figlio illustre tra i campioni dell’automobilismo, come l’indimenticabile Lodovico Scarfiotti, ma anche annoverare il pilota argentino Onofre Augustin Marimon e poter ricordare la visita di un grande campione mondiale come Juan Manuel Fangio.

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Recordando al quíntuple Campeón del Mundo de automovilismo, Juan Manuel Fangio, que estuvo en Potenza Picena con el piloto argentino Onofre Agustín Marimón

traducción de Emilio Zamboni

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Juan Manuel Fangio

Uno de los más grandes pilotos del automovilismo internacional, el Argentino cinco veces campeón del mundo Juan Manuel Fangio, nacido en Balcarce, ciudad vecina a Mar del Plata, el día de 24 de junio de 1911, hijo de padres italianos nacidos en la provincia de Chieti.
Juan Manuel murió en Buenos Aires el 17 de julio de 1995; estuvo en Potenza Picena en 1953, junto a su amigo alumno y piloto de la Maserati, Onofre Agustín Marimón

Marimón se había casado en Argentina con la Señora Elena Stramucci, cuyo padre era originario de Potenza Picena. Este matrimonio tuvo dos hijos. En nuestra ciudad se encontraban entonces sus parientes que habitaban en c. de Cappuccini, los Stramucci. Ahora se encuentran
sea en Montecanepino que en nuestro centro histórico, en la calle Humberto 1*.

Llegaron a Potenza Picena Fangio y Marimón despues de haber disputado la carrera automovilística en Sicilia, Coppa Florio. Fue para nuestra ciudad un grandísimo evento, Bruno Grandinetti lo inmortalizó en históricas fotos, que hoy, gracias a la familia Grandinetti y del local Foto Club, ponemos a disposición de todos.

Juan Manuel Fangio en el arco de su extraordinaria carrera automovilística, venció cinco veces el Campeonato del Mundo con diversas máquinas: en 1951, con una Alfetta, en 1954 y 1955, con la Mercedes, en 1956 con la Ferrari y por último en 1957 con la Maserati 250F

Quien era Marimón que trajo a Fangio a Potenza Picena en 1953?

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Onofre Marimon

Nacido en Argentina, Zárate, el día 19 de diciembre de 1923 y muerto durante la prueba del Gran Premio de Alemania al Nurburgring el día 31 de julio de 1954 a los treinta años, era casado con la señora Elena Stramucci. Hijo de Doménico, famoso piloto de turismo en calles, apodado “Pinocho”. Se inició a correr con Fangio en 1951, del cual se convertirá en uno de sus mejores alumnos, conduciendo una Maserati. Nunca ganó un Campeonato del Mundo, obteniendo el mejor resultado en 1953, undécimo en la graduación final y en 1954 duodécimo.
Marimón está sepultado en el cementerio de la ciudad de Cosquín, provincia de Córdoba.

La Argentina, después de su trágica muerte en Alemania le tributó los máximos honores y directamente, el Presidente Perón hizo partir un aereo para traer a casa los restos de este campeón, considerado el sucesor del gran Fangio. Potenza Picena lo recuerda con gran afecto tal vez porque su mujer era originaria de nuestra ciudad, Elena Stramucci, o tal vez porque gracias a él, en 1953 Juan Manuel Fangio visitó nuestra ciudad. Este acontecimiento fue en su época un hecho extraordinario para nuestra comunidad y hoy, lo queremos recordar rindiendo homenaje al gran campeón del automovilismo mundial que indirectamente está ligado a Potenza Picena: Onofre Agustín Marimón.

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Piazza Matteotti da sx “Il Fachiro” che suona il flicorno tenore, Fangio, Marimon, Giovanni Re, Sergio Sabbattini, alle spalle Romeo Renzi. Fototeca Comunale “B. Grandinetti”.

Por consiguiente Potenza Picena no solo puede alabar un hijo propio, ilustre entre los grandes campeones del automovilismo como el inolvidable Lodovico Scarfioti, sino también computar al piloto argentino Onofre Agustín Marimón y poder recordar, la visita a Potenza Picena del gran Campeón Mundial Juan Manuel Fangio.

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a cura del Dott. Roberto Domenichini – Direttore dell’Archivio di Stato di Pesaro

1-grappolo-doroÈ difficile rintracciare quelle che si possono definire le origini delle sagre o feste dell’uva e del vino in Italia. Secondo alcuni studiosi le moderne feste si collegherebbero addirittura agli antichi “riti” pagani del mondo romano che celebravano la raccolta dei grappoli ed il vino. Si pensi, ad esempio, alle vinalia ed alle stesse baccanali. Personalmente ritengo non sia il caso di operare collegamenti così remoti e storicamente incerti. Molto più fondata appare la tesi che collega i primi “riti” della vendemmia con la diffusione “su larga scala” della viticultura, che nelle nostre zone inizia ad essere attestata su ampie parti del territorio dal secolo XVIII, come dimostrano i nostri catasti dell’epoca.
Nell’Ottocento, poi, aumentano sia i vigneti a coltura intensiva sia le produzioni dell’uva e del vino e questo finisce per diventare la bevanda più diffusa specie tra le classi sociali più umili.
Che la vendemmia autunnale e la produzione del vino fossero sentite e vissute come un particolare momento di gioia ed allegria, è testimoniato indirettamente anche dal fatto che prima dell’Unità d’Italia, nello Stato pontificio, le vacanze degli scolari generalmente non iniziavano alla fine della primavera e neppure in estate, bensì all’inizio dell’autunno, quando nelle nostre campagne, allora non interessate dai cambiamenti climatici dell’oggi, iniziavano la vendemmia e la pigiatura. Pertanto, si può sostenere che all’epoca, sebbene non ci fossero feste specifiche, tuttavia di certo la vendemmia, e le operazioni ad essa seguenti erano vissute come momento d’allegria e di gioia, quasi una sorta di festa del raccolto ed una dimostrazione della fecondità della terra.
Dopo l’Unificazione, poi, dal tardo Ottocento, un forte impulso alla produzione vitivinicola ed al miglioramento dei vitigni viene dato, nelle nostre zone, anche dall’arrivo dei “Piemontesi”; si pensi agli stessi Scarfiotti e, soprattutto, ai Casalis-Douhet, i quali sperimentano ed introducono nuovi vitigni; questi forestieri, poi, vengono imitati da talune nobili famiglie locali, come i Bonaccorsi ed i Compagnoni Marefoschi, proprietarie di numerosi terreni e generalmente aperte alle innovazioni. Al proposito è il caso di ricordare il conte Prospero Compagnoni M., a lungo impegnato a migliorare i suoi vitigni, che ai primi del Novecento inizia ad esportare il suo vino oltralpe, persino in Inghilterra.
MANIFESTO GRAPPOLO D'OROL’interesse per il settore vitivinicolo coinvolge tuttavia molti produttori della Penisola; non meraviglia dunque che nel primo Novecento, dopo la grande guerra, si organizzino feste e sagre dell’uva e del vino in vari centri d’Italia, incluse le Marche, allo scopo di promuovere i vini prodotti in loco. Ed è pure ben noto che in epoca fascista (1930) viene istituita la “festa nazionale dell’uva” allo scopo di “diffondere il consumo dell’uva” e, probabilmente, anche quello del vino (prodotto in gran quantità nella Penisola), del quale si esaltavano anche le proprietà benefiche (purché consumato in dosi moderate). Ma a Potenza Picena l’idea di dar vita ad una vera e propria festa, quella del Grappolo d’oro, col fine di rievocare e far rivivere tradizioni del passato da una parte e, dall’altra, di promuovere prodotti locali, non sorge in questo periodo, bensì nel secondo dopoguerra. Significativamente la prima festa (1955) viene “celebrata” pochi anni dopo il noto censimento della popolazione italiana del 1951, che fotografa ed attesta, per la prima volta, il maggior numero (il cosiddetto “sorpasso”) degli addetti all’industria ed al terziario, rispetto agli addetti al settore agricolo. Erano già avviati dunque, in quegli anni, quei processi di abbandono delle campagne e di urbanizzazione sui quali molto si è scritto. Sebbene tali mutamenti sociali siano stati piuttosto lenti nella nostra area, tuttavia già a metà degli anni Cinquanta i sintomi del cosiddetto processo di industrializzazione si avvertono chiaramente: alcuni artigiani, che praticano mestieri tradizionali si trasferiscono al Porto, si assiste al progressivo superamento dei contratti di mezzadria ed aumentano i contadini che lasciano “la terra”. Una riprova di ciò si ha pure nella sostenuta crescita, in quegli anni, di Porto Potenza Picena, cittadina a maggior vocazione industriale, commerciale e turistica.

Padre Erasmo Percossi

Padre Erasmo Percossi

Alla luce di ciò, è probabile che, al di là di motivazioni contingenti, l’idea della festa del Grappolo d’oro affondi le sue radici proprio nella volontà, in quel momento, di far rivivere, attraverso la festa, i carri, i tipici balli ed i costumi del passato, tradizioni antiche e finanche le stesse atmosfere del passato, momenti di vita “tradizionali” che, in quella fase di cambiamenti si correva il rischio di perdere, forse per sempre. Sembra infatti prevalere, in tutte le prime edizioni del Grappolo d’oro il recupero della tradizione e si ha la netta sensazione che sia stato proprio il folklore il principale protagonista di quasi tutte le edizioni degli anni Cinquanta e Sessanta. Vanno proprio in questa direzione sia i tipi di complessi invitati all’epoca sia la stessa idea di “affiancare” a quella dell’uva la sagra dei piselli (maggio 1959), che avrà 6 edizioni consecutive. Significativamente, in una pubblicazione del 1961, si riferisce che durante la sagra dei piselli si fanno soprattutto gare di saltarello.
Nell’ambito della riproposizione dei valori tradizionali della cultura contadina non può mancare, neppure nella festa, il momento religioso: la benedizione del parroco e la celebrazione eucaristica, momenti che però sembrerebbero in netto contrasto col cosiddetto “annuncio di Bacco”, il quale, nella mitologia classica pagana rappresenta il dio della vendemmia e del vino ed evoca i noti “baccanali”. Ma nell’ambiente potentino il tutto viene rivisitato in chiave popolaresca e quasi ludica, perdendo così, il Bacco potentino, i classici riferimenti ai riti orgiastici del culto dionisiaco.
È stato scritto che dopo gli anni Sessanta “la magica rassegna del grappolo d’oro” si interrompe, un silenzio che durerà circa sei anni. Secondo alcuni, ragioni di natura economica o contrasti tra gli organizzatori sarebbero state alla base di questa lunga interruzione. Ma è probabile che negli anni successivi al cosiddetto “mitico” ’68 anche il comune sentire della popolazione fosse mutato. Chi scrive ricorda che termini quali tradizione, passato, conservazione di valori, etc. allora non erano più di moda e mal si conciliavano con quello spirito di contestazione che ormai aveva pervaso larghi strati della società del tempo. Tutto questo non poteva non influire negativamente su una festa particolare come quella del Grappolo d’oro, che in questi anni sembra non trovi sostegno neppure nell’Amministrazione comunale, che pure attraversa momenti di instabilità.

M° Edagardo Latini

M° Edagardo Latini

La ripresa (a partire dal 1977) è stata resa possibile da mutamenti avvenuti sia nell’Amministrazione comunale sia nel vertice della pro Loco, ma si ha la sensazione che essa sia stata trainata da privati, dai locali produttori vitivinicoli che hanno inteso, anche attraverso la festa, far conoscere i prodotti del territorio. Tutti ricordano, ad esempio, il conte Carlo Lazzarini, già presidente del Consorzio per la tutela del Rosso piceno, noto per il suo attivismo, un’energia operosa, la sua, che sembra aver positivamente contagiato anche presidenti della pro Loco di quegli anni come l’attivissimo Carlo Strovegli.
Che la ripresa degli anni Settanta-Ottanta nasca primariamente dall’impegno di far conoscere prodotti (vini) locali, è dimostrato anche dalle importanti innovazioni introdotte in quegli anni, prime fra tutte, i convegni sul vino e, in seguito, più in generale, sui prodotti enogastronomici del territorio. Ad essi sono invitati a partecipare nomi di indubbio prestigio (noi, per ragioni si spazio, ricordiamo solo quello del giornalista, gastronomo e scrittore Vincenzo Buonassisi, che diventerà anche un “amico” del Grappolo d’oro potentino). Siccome poi, il percorso dalla discussione o dibattito (sui cibi ed i vini) alla pratica spesso è breve, a metà degli anni Ottanta nascono i “piatti delle vergare”, testimoni della ricchezza e varietà della cucina popolare. Concorrono ad accrescere il livello, per così dire, “culturale” ormai raggiunto dalla manifestazione, anche le mostre d’arte contemporanea, che vedono la partecipazione di artisti non solo locali.
Gli anni Novanta, al contrario dei precedenti, non paiono ricchi di importanti novità. Si ha quasi l’impressione che, in quel decennio, si sia voluto “capitalizzare” le acquisizioni o i progressi precedenti. Si ha, tuttavia, anche la sensazione che nelle varie edizioni di questi anni (a volte, purtroppo, anche guastate in parte dal cattivo tempo) si sia voluto puntare più sul folklore e sul recupero delle tradizioni rispetto al recente passato. Molto numerosi sono infatti i gruppi folkloristici, italiani e non, invitati in questi anni, mentre tra gli ospiti spicca la presenza dell’attore maceratese Silvio Spaccesi (1995). Ancora a proposito di ospiti, si ricorda in questi anni la presenza di attori comici “di grido”, invitati allo scopo, in buona parte riuscito, di avvicinare al Grappolo d’oro parte del numeroso “popolo della televisione”.
Firma dell'atto di cessione del campoLa novità più rilevante degli ultimi anni viene introdotta, dietro suggerimento del gruppo di giovani della pro Loco guidati da Giuseppe Castagna, nel 2000, quando inizia l’esperienza delle cosiddette notti bianche o “notti d’oro”, in onore del nostro Grappolo. A dir il vero il sabato precedente il giorno della sfilata era stato sempre animato da cene nei vari rioni del vecchio centro storico e da qualche spettacolo. Ma le “notti d’oro”, con l’introduzione di spettacoli di artisti di strada, giocolieri, acrobati, funamboli, compagnie teatrali, musicisti di vari generi, poeti, clowns e marionette, sono qualcosa di diverso e contribuiscono ad immergere il centro storico potentino in un’atmosfera particolare, a tratti medievaleggiante, apprezzata molto dai giovani, che numerosi accorrono da varie località. L’esperienza ha avuto e continua a riscuotere molto successo perché essa sembra rispondere alle mutate aspirazioni o esigenze di divertimento delle nuove generazioni. Il successo è stato così convincente che nel 2010 le “Notti d’oro” sono di fatto raddoppiate in quanto alcune manifestazioni serali sono anticipate anche al venerdì precedente, mentre nuove iniziative quali le cene nella Cappella dei contadini (dal 2003) ed il “Carginello d’oro” (dal 2005) appaiono quasi manifestazioni di contorno, destinate più ai potentini che ai “forestieri”. Questi ultimi comunque sembrano gradire anche le sfilate dei carri della domenica, dimostrando di apprezzare il continuo forzo dei carristi di proporre temi, scenografie, costumi musiche e coreografie sempre nuovi.
Vero è che, come la società muta rapidamente, cambiano pure i gusti e le esigenze della gente. Di questo non possono non tener conto gli organizzatori del Grappolo d’oro. E se il compito dello storico è quello di non far cadere nell’oblio e nella dimenticanza le vicende e le preziose esperienze del passato, l’impegno ben più arduo degli amministratori pubblici e, soprattutto, dei responsabili della pro Loco è quello di traghettare il nostro Grappolo d’oro verso mete impareggiabili, tenendo conto delle mutevoli esigenze della società e del pubblico. Il compito, ripeto, è difficile e gravoso, ma si è certi che non mancano tra i responsabili di cui sopra l’impegno, la dedizione e la competenza, doti queste che costituiscono la più solida garanzia per il migliore futuro del Grappolo d’oro potentino.

Articolo tratto dall’opuscolo della 55ª Edizione del Grappolo d’Oro a cura della Pro Loco di Potenza Picena.

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