La stampa dell’immagine di San Girio all’interno del Palazzo Municipale.
Il giorno 02/05/2022 è stata esposta all’interno del palazzo municipale di Potenza Picena un’immagine di San Girio, compatrono della nostra città, la cui festa si celebra il giorno 25 maggio. L’immagine di San Girio incorniciata è stata donata al nostro Comune dal comitato organizzatore della festa di San Girio, il giorno 30/04/2022, dal presidente Antonio Rinaldoni e da Giancarlo Capozucca. Erano presenti a ricevere il gradito dono il Sindaco Noemi Tartabini, il presidente del consiglio comunale Mirco Braconi e l’assessore Tommaso Ruffini. L’immagine di San Girio, stampata dalla tipografia di Rodolfo Cingolani, riprende l’icona presente nel libro sulla vita del Santo, pubblicata nel 1766 e scritta da Alessandro Marinucci, e porta la firma dell’incisore Alessandro Iardone. Una seconda edizione di questa pubblicazione, curata da Paolo Onofri e Gianfranco Morgoni, è stata pubblicata nel 1999. Nel palazzo comunale di Potenza Picena era già presente da diversi anni un’immagine di Santo Stefano, compatrono della nostra città, insieme a San Girio. Comunque nel passato, fino al 1896, nel nostro palazzo municipale, nella sala del “Maestro di casa”, era presente un quadro raffigurante San Girio, un olio su tela. Questo quadro veniva dato in prestito, per l’esposizione, all’interno della Collegiata di Santo Stefano il giorno 26 maggio di ogni anno, quando nella chiesa si celebrava il Triduo in onore di San Girio. Risulta dato nel 1896 al parroco della parrocchia di Santo Stefano, don Alessandro Cipollari.
quadro di San Girio
La processione da Potenza Picena a San Girio il giorno 25 maggio di ogni anno anticamente partiva proprio dalla Collegiata di Santo Stefano e non da Viale Trieste, come avviene oggi. Questo particolare della partenza del pellegrinaggio dalla Collegiata di Santo Stefano viene anche citato nella lettera di don Elia Mintoppi del giorno 10/05/1952, quando chiede al nostro Comune, sindaco il maestro elementare Lionello Bianchini, di ripristinare la processione solenne del 25 maggio. Ritornando al quadro di San Girio, di proprietà del nostro Comune, che veniva dato in prestito alla parrocchia di Santo Stefano, oggi si trova all’interno della sagrestia della Collegiata di Santo Stefano e nessuno del nostro Comune, funzionari preposti ed amministratori, ne richiede la restituzione. Evidentemente per loro il quadro in oggetto non è stato mai di proprietà comunale, anche se documentato dai registri degli inventari del 1896, conservati nel nostro archivio storico comunale di Via Trento, ed oggi si accontentano di esporre una copia cartacea dell’immagine di San Girio donata dagli organizzatori della festa del Santo compatrono di Potenza Picena.
25 maggio – S. Girio. A questa data, a questo nome, si presenta alla nostra fantasia tutta una storia di bontà, di virtù, di santità, di grazie. Nella Baronia di Lunello (città della Francia) è nato un bimbo; è sbocciato un fiore: un bimbo che, cresciuto negli anni, dovrà venire qua a terminare i suoi giorni; un fiore che il divino giardiniere trapianterà nella nostra terra: S. Girio. Tra gli agi e le comodità in cui si trova sente la voce del mondo che lo invita a godersi la vita; ma sente pure la voce di Dio che gli ripete: vieni e seguimi; avrai un tesoro che nessuno potrà mai rapirti. A questa voce Girio tende l’orecchio; questo invito conserva nel cuore, finché, giunto il momento opportuno, tutto abbandona e, in compagnia del fratello Effrendo, comincia la vita di pellegrino. E sarà vita di disagi e contrassegnata da prove.
La prima tappa è un ponte costruito dai Romani sul fiume Gardone. Ai piedi del ponte vi sono due nicchie simili a caverne. Vengono scelte a dimora e lì attendono alla preghiera e alla meditazione delle verità eterne. Di là uscivano per mendicare, tra gli sparsi casolari, il sostentamento alla vita. Ma ecco che la fiducia dei due fratelli nella Provvidenza viene messa alla prova. Continue piogge gonfiano il fiume, impediscono ai due eremiti di uscire dalle grotte. Privi di tutto, con che cuore avranno ripetuto: “dacci oggi il nostro pane quotidiano”. E la preghiera è subito esaudita; e la fiducia è premiata. Due serpenti appaiono sull’acqua; portano in bocca del pane, si avvicinano alle grotte e lasciano il cibo che Dio manda ai suoi servi. Cessate le piogge, i pellegrini si mettono in cammino. La meta è Roma. Parte del viaggio viene fatto per mare; parte per terra. Ma l’uno e l’altro viaggio sono contrassegnati da dure prove: il viaggio in mare viene funestato da furiosa tempesta, che mette in serio pericolo i naviganti; il viaggio di terra dallo smarrimento della via. Ma non è scossa la fede di Girio. “Invoca me in die tribulationis…” dice il Signore, e Girio implora aiuto, e l’aiuto non tarda a venire e a consolare. Nel mare la tempesta si calma; nel bosco presso Viterbo, dove si erano sperduti, ecco sbucare un’orsa che, come cane fedele, guida per più di quattro chilometri i pellegrini e li riporta sul giusto cammino.
E così giungono a Roma. A Roma, mentre visitano le tombe degli Apostoli, nei luoghi santificati dai martiri, sentono parlare di un certo Liberio, uomo di grande santità, che è in Ancona e ha desiderio di visitare la Palestina. Girio subito lascia Roma per vedere Liberio ed unirsi a Lui nel pellegrinaggio. Visitare i luoghi santi è stato sempre il suo sogno. Potesse ora realizzarlo!! E avanza Girio, seguito dal fedele fratello Effrendo, verso le nostre Marche. Vieni pure o servo del Signore. Montesanto ti aspetta. Qui troverai la volontà di Dio, ti sbarrerà la strada e tu porrai termine al tuo cammino! Un dolore di capo che affliggeva Girio da qualche tempo, si fa più grave e fastidioso. Arrivati i due fratelli in questa nostra zona, sono costretti a fermarsi; Chiedono ospitalità e passano la notte in una cascina. Al mattino Girio vuole riprendere la strada verso Ancona, ma al fiume Potenza non ne può più; si accascia a terra e guarda sorridendo il cielo. È l’ultima ora. Effrendo corre in cerca di aiuto, ma tutto è inutile. Girio reclina il capo e muore. A Montesanto le campane agitate da mani invisibili suonano a distesa. E la gente accorre. Anche da Recanati viene gente. Tra i due popoli succede un litigio per il possesso del corpo. Un bimbo per la prima volta parla e consiglia di porre il corpo su di un carro tirato da giovenche mai attaccate al giogo. Così si fa. Fra la trepidazione e il silenzio di tutti, le giovenche volgono il cammino verso la nostra terra. Qui il corpo di Girio viene sepolto. Sul corpo di Girio, da tutti chiamato santo, viene eretta una chiesa. Questa chiesa diviene meta di pellegrinaggi e centro di attenzioni da parte della municipalità. E mentre vengono, da Montesanto e dai paesi vicini, devoti a chiedere grazie, il municipio vigila che tutto abbia a procedere con ordine e con decoro; che le offerte lasciate dai fedeli servano al mantenimento della chiesa e a provvedere il necessario per il culto divino, e sceglie sindaci, amministratori, deputati, perché provvedano a tanto. E perché l’ufficiatura della chiesa sia continua, pensa a collocarvi dei religiosi. Agostiniani, carmelitani, servi di Maria, si succedono nel servizio di questa chiesa. Solo quando nel 1652 Innocenzo X sciolse le piccole comunità si mise qui un sacerdote secolare come cappellano, che poi, nel 1739, divenne parroco.
Quadro di Sant’Ignazio e San Girio a restauro ultimato. Foto Ars Nova.
Ma non basta. Il municipio vuole anche pubblicamente manifestare la propria devozione al santo e ne stabilisce, con una serie di norme, le modalità. Il 25 maggio è giorno festivo; e per avere gente in numero maggiore anche dai paesi circonvicini, si chiede al Papa Paolo V di poter fare pure una fiera (10/01/1606). Per impedire disordini si mandano cinquanta soldati a custodire la chiesa dalla mattina alla sera. Il clero con processione solenne, il municipio in forma ufficiale, partono da Montesanto e si recano in questa chiesa, e il municipio offre il suo dono in segno di sudditanza e di devozione. Simbolico segno i ceri. Ardendo significano l’amore che si porta al santo; ma stanno lì pure a ripetere la preghiera da noi recitata all’altare.
La giornata era rallegrata da spari e chiusa dall’accensione di fuochi. Cose tutte che vedete istoriate in questa chiesa divenuta, per lo zelo del vostro parroco, una delle più belle chiese rurali dell’arcidiocesi nostra. Queste cerimonie dovettero durare fino al 1860. Poi, per le note vicende politiche, furono sospese. Oggi per interessamento dell’Amministrazione Comunale, la tradizione è stata ripresa, e si rivede la municipalità venire in forma ufficiale a venerare S. Girio e a ripetere l’offerta dei ceri. Sotto le mode antiche voi scorgete visi ben noti. Si è voluto così unire il passato al presente; colmare una lacuna; gettare un ponte sull’incrinatura prodotta dall’ondata anticlericale del nostro risorgimento.
Atto di ossequio perché S. Girio è il compatrono della nostra città.
E compatrono significa: custode, difensore della città; avvocato presso il trono di Dio; signore della città. Se lui è il signore, noi i sudditi; se lui il difensore, noi i difesi; se lui l’avvocato, noi i clienti.
Doveroso dunque il nostro ossequio. Ma fra tanti titoli un altro ce n’è. Alunni, e tali dobbiamo essere, se vogliamo che S. Girio continui a proteggerci. Lui pellegrino, pellegrini noi pure, verso la terra santa e noi verso il cielo. Portiamoci spesso col pensiero verso questa patria se vogliamo salirvi con l’anima dopo la nostra morte.
Fugge il mondo; fuggiamo noi pure, non la società, ma quella parte della società che è nemica di Dio e del Vangelo, l’armento di Satana; lui sottomesso ai voleri del cielo; fidente sempre nella Provvidenza divina. Nelle prove pubbliche e private in cui potremo trovarci non perdiamo la fiducia in Dio; attendiamo all’adempimento dei nostri doveri e siamone pur certi, dopo le tenebre, tornerà la luce; dopo le nubi risplenderà il sole. Questi gli insegnamenti di S. Girio. Ascoltiamoli e mettiamoli in pratica. E perché questo avvenga, oh! S. Girio, pregate per noi.
È stato detto che tutto quello che si racconta di S. Girio sia immaginario; che la stessa figura del santo sia leggendaria.
Non sembra che l’autore di tale frase, abbia centrato il bersaglio.
Troppi argomenti ci sono per mostrare il contrario.
Intanto del giovane Gerardo o Girio, ci parla un antico manoscritto di Lunello, patria del nostro santo; della famiglia di lui, ci parla Memoir de l’histoire du Languedoc, di Guillaume de Catel, p.343 (Cfr. Della vita, culto, e miracoli di s. Girio confessore specialissimo protettore di Monte Santo nel Piceno, per Gioacchino e Gio. Giuseppe Salvioni stampatori vaticani, Roma 1766, p. 2).
Di S. Girio morto e sepolto in territorio di Montesanto, tra il 1298 e 1299, parlano immagini, atti consiliari, il culto immemorabile prestato al santo ecc. Infatti:
sul sepolcro di S. Girio venne subito costruita una chiesa e, nel 1326, questa, perché minacciava rovina, venne visitata da Ugone Bonis, tesoriere della Marca Anconitana, per ordine di Giovanni Diacono cardinale di S. Teodoro, Legato della Sede Apostolica;
nel 1377, il consiglio comunale di Montesanto stabilì di festeggiare S. Girio il 25 maggio;
nel 1400 abbiamo un’altra effigie di S. Girio che assieme alle effigi di S. Michele Arcangelo e S. Stefano, sta attorno alla Vergine. La pittura è di Pietro da Montepulciano (Cfr. Rotondi, Argomenti di Arte Marchigiana, Fabriano, 1936);
gli statuti della comunità, del 1431, stabiliscono di considerare festa di precetto il 25 maggio e dànno norme per la celebrazione di tale festa;
nel 1463 si pensava di mettervi i PP. Minori a servizio della chiesa e Pio II° (che era stato Vescovo di Fermo) accolse la richiesta di fabbricare un convento a fianco della chiesa. Il Papa nella Bolla che porta la data 27/07/1463, ma che fu spedita il 01/06/1466 (e la Bolla si può vedere nell’Archivio Vaticano) dice che nella chiesa riposa il Corpo di S. Girio; che Iddio, per intercessione del santo vi opera moltissimi miracoli; che la chiesa è meta di pellegrinaggi…
Dovendosi riparare la chiesa, il consiglio comunale, nel 1480, diede ordine, qualora si fosse trovato il corpo del santo, di trasportarlo in paese, alla pieve, per poi riportarlo a posto a lavori ultimati. Non sappiamo cosa sia avvenuto. Nessuna meraviglia. A quel tempo si consideravano i corpi dei santi come preziosi tesori; si tenevano nascosti e segreti per paura di trafugamento.
Nel 1523, il Card. Colonna, patrono della chiesa di S. Girio, ne trascurava il decoro. La comunità, con atto consiliare, spedì una commissione al Papa Adriano VI perché con la sua autorità costringesse il Cardinale a rinunciare al patronato.
Nel 1774, nella pieve di S. Stefano, mentre, per costruire un sepolcro, si stava scavando nella cappella di S. Girio, così chiamata per un’immagine e un altare che vi erano di detto santo, per il cadere di una lama di terra si scoprì un loculo, dove era un corpo che si disse di S. Girio per il fatto che una lapide lo diceva chiaramente. Il pievano dell’epoca, don Lorenzo Vecchini, per ragioni non dettate da prudenza, allontanò gli operai e fece scomparire ogni traccia. Il fatto non finì lì; dovette destare ammirazione, se ne dovette parlare a lungo. L’immediato successore del Vecchini, don Domenico Mozzoni, venuto da Montefiore a reggere la pievania di S. Stefano, nel 1717, dovette sentire raccontare il fatto da testimoni oculari, non escluso il M.R.D. Francesco Antonio Clari, cappellano del Vecchini nel 1714 e poi economo spirituale. Il Moroni, nel Libro X dei Battesimi, a fianco dell’atto n. 110, a p. 164, mise questa nota: Il primo battesimo amministrato nel Battistero di nuovo rimosso dal luogo dove l’avevo fatto trasportare il 17/4/1720, perché nel luogo dove era stato posto, luogo che era sotto l’arco con le pitture della B.V. e di S. Girio, c’era il tumulo di detto santo, il cui corpo ritrovato nel tempo in cui dal R. Vecchini Pievano, si costruiva in un muro della cappella il Cimitero, fu poi rubato, ex testium depositionibus. Se non fosse stata una cosa seria, avrebbe il pievano messo una nota del genere a fianco di un atto di Battesimo? Nel 1732 lo stesso arcivescovo di Fermo Alessandro Borgia, fece fare una inchiesta e ne diede incarico a mons. Alessandro Buonaccorsi. Le indagini durarono dal 07/10 al 12/11. Furono interrogati quindici testimoni e tutti affermarono che il corpo di S. Girio era stato trovato e che il pievano lo aveva di nuovo nascosto (arch. della curia di Fermo).
Il 01/08/1742 venne approvato il culto immemorabile; nel 1743 venne concesso al clero di Montesanto di celebrare il 25 maggio l’Ufficio e la Messa di S. Girio.
Il 10/03/1893 la S.C.R. concesse le lezioni proprie al clero di Potenza Picena e S. Pio X le concesse pure al Terzo Ordine Regolare.
Alla Biblioteca Vallicelliana di Roma, Pos. 3, p. 145, ci sono gli Atti della vita di S. Girio, Atti che furono copiati da Girolamo Ridolfi da […] nel 1326. Il Catalani nel De Ecclesia Firmana eiusque Episcopis et Archiepiscopis Commentarius, Firmi, 1783, a p. 51 dice che Henschenius Bollandienus, parlando di questi Atti di S. Girio, così si esprime: “Ego quod censuram magnopere mereatur, nihil in iis reperio”.
Il Lamonnier, nelle Memorie, a pag. 315, 316, parla di S. Girio, che condusse vita angelica nel castello paterno e morì in odore di santità a Montesanto (Cfr. “La Verna”, rivista francescana, anno I°, n. 5, ottobre 1903, p. 292).
Don Francesco Campolungo. Parroco di San Girio dal 4-9-1938 al 39-10-1938.
La parrocchia di San Girio di Potenza Picena è stata istituita il giorno 28/11/1739, cioè 280 anni fa, dall’Arcivescovo di Fermo Mons. Alessandro Borgia ed alla sua guida si sono alternati 13 parroci fino ad oggi, compreso l’attuale, Don Aldo Marinozzi.
San Girio, il santo compatrono di Potenza Picena insieme a Santo Stefano, viene festeggiato ogni anno con una importante festa il giorno 25 maggio con manifestazioni sia religiose che civili, compresa la fiera e la processione che parte da viale Trieste di Potenza Picena fino al Santuario di San Girio.
Anticamente questa processione partiva dalla Collegiata di Santo Stefano. In queste parrocchie di campagna i parroci rimangono per molti anni. Ad esempio l’attuale, don Aldo Marinozzi, è parroco dal 1979, cioè da quarant’anni. Il precedente, don Elia Malintoppi è stato parroco dal 1946 fino al 1979, quando è morto, cioè per 33 anni.
Solo nel 1938, cioè 80 anni fa, c’è stato un parroco, don Francesco Campolungo che ha svolto il compito di parroco di San Girio per soli 2 mesi, dal 4 settembre 1938 fino al giorno 30 ottobre 1938, quando è morto in conseguenza di un tragico incidente stradale, all’Ospedale di Recanati, accaduto poco distante dal Santuario di San Girio.
Interno Chiesa di San Girio. Foto Bruno Grandinetti.
Don Francesco Campolungo era nato a Civitanova Marche il giorno 14 aprile 1905 da Marone e da Maria Foresi. Comunque nel brevissimo tempo della sua presenza nella parrocchia di San Girio, don Francesco Campolungo si era fatto apprezzare da tutti i suoi parrocchiani.
Noi oggi, a distanza di 80 anni, lo vogliamo ricordare.
La Parrocchia di San Girio di Potenza Picena è la più antica della nostra città, dopo quella di Santo Stefano. È stata istituita il giorno 28 novembre del 1739, cioè 280 anni fa, dall’Arcivescovo di Fermo Mons. Alessandro Borgia. Fino ad oggi ci sono stati 13 parroci, compreso l’attuale, don Aldo Marinozzi di Corridonia.
Dal giorno 8/9/1946 fino alla sua morte, è stato parroco di San Girio don Elia Malintoppi. Don Elia era nato il giorno 28/8/1904 a Falerone (AP) da Antonio e da Irene Ruffini ed è stato parroco a San Girio per ben 33 anni. È morto in Ancona il giorno 3/6/1979. Era laureato in Teologia, ed era un uomo di profonda cultura storica, artistica, oltre che religiosa.
Nella Parrocchia di San Girio don Elia Malintoppi viene ricordato in particolare per due avvenimenti. Il primo lo ha portato a termine nel 1951 ed è consistito in grandi lavori di ristrutturazione della chiesa del Santuario di San Girio, con il rifacimento dell’abiside, scavando la cripta e nella realizzazione delle importanti decorazioni della chiesa, lavori eseguiti dall’artista di Mombaroccio (PS) Ciro Pavisa, che riproducono le scene della vita di San Girio, compatrono di Potenza Picena, insieme a Santo Stefano. È un ciclo pittorico veramente straordinario sia da un punto di vista artistico che religioso, fondamentale per la nostra comunità.
L’altra notevole iniziativa di don Elia Malintoppi è stata quella che ha avviato nel 1952, riuscendo grazie alla sua forza di convinzione, caparbietà e competenza storica, a riportare la festa di San Girio alle antiche tradizioni secolari, riuscendo di nuovo a far partecipare alla processione ed alla festa in forma ufficiale il nostro Sindaco, il maestro Lionello Bianchini, con tutta la Giunta Municipale, il Gonfalone del comune, la Banda Cittadina e con il dono di 12 ceri. Questa processione che si doveva recare da Potenza Picena al Santuario di San Girio, partiva all’epoca dalla Collegiata di Santo Stefano, mentre oggi parte dal Viale Trieste. Don Elia Malintoppi scrisse il giorno 10 maggio del 1952 una toccante lettera al nostro Sindaco, dove partendo dai grandiosi lavori che erano stati fatti nel 1951 nel Santuario di San Girio, chiedeva il ripristino dell’antica consuetudine, persa negli ultimi anni, della partecipazione in forma ufficiale delle nostre autorità comunali con il Gonfalone, della Banda Cittadina e del dono al Santo comprotettore della nostra città San Girio di n° 12 ceri il giorno 25 Maggio.
Faceva presente che il nostro comune doveva dare pubblica comunicazione alla cittadinanza con un manifesto, affisso almeno 10 giorni prima. Chiedeva inoltre che il giorno 25 Maggio, come era stato nel passato, fosse un giorno di precetto, cioè festivo per tutta la nostra comunità. Indicava anche l’orario della processione, cioè al pomeriggio alle ore 17,00, per ragioni di convenienza.
Tutte queste richieste furono accolte dai nostri amministratori e la festa di San Girio è potuta proseguire con grande successo fino ad oggi. Storicamente la partecipazione delle nostre autorità comunali con il dono dei ceri al santo comprotettore della nostra città è cessata con l’Unità d’Italia del 17 Marzo 1861, anche se dobbiamo far presente che la festa di San Girio con la processione dal Capoluogo al Santuario è documentata nel Novecento, ed in particolare negli anni 1915-1919-1920 e le richieste di autorizzazione della processione sono addirittura sottoscritte dal prevosto della Collegiata di Santo Stefano.
Comunque una cosa è certa: il ripristino dell’antica tradizione della partecipazione delle autorità comunali, con il Gonfalone ed il dono dei 12 ceri al Santo comprotettore della nostra città si deve esclusivamente ad una persona, al parroco don Elia Malintoppi di Falerone, che ha saputo valorizzare un’antica consuetudine della nostra comunità, che esalta il profondo rapporto che c’è sempre stato tra San Girio e la città di Potenza Picena.
Lettera di don Elia Malintoppi del giorno 10/5/1952 al Sindaco di Potenza Picena.
Il sottoscritto don Elia Malintoppi, parroco di San Girio, si permette di esporre quanto segue: solo da qualche anno, e non si sa il perché, si è sospesa una delle più belle e care tradizioni di questa città, cioè la solenne processione di maggio e di venerazione che ogni anno il 25 Maggio partendo dalla Collegiata, si recava in questa chiesa.
L’origine di questa Processione è plurisecolare e forse dovrà allacciarsi alla morte del Santo (1296) giacché gli Statuti di Monte Santo compilati nel 1431 la descrivono minutamente, stabiliscono che il Gonfaloniere dovesse fare un’offerta di candele e tutte le Autorità vi dovessero prendere parte. Stabilirono pure che detta festa si celebrasse come festa di precetto.
Il sottoscritto, prendendo occasione dei grandiosi restauri compiti in questa chiesa, desidererebbe che questa processione in quest’anno venisse ripristinata, vi prendesse parte la Giunta Comunale, con il Gonfalone, con la simbolica offerta di candele, con la Banda Cittadina, ecc.
Per ragione di convenienza sarebbe bene farla nel pomeriggio verso le ore 17. All’arrivo qui in Chiesa si formerebbe una breve processione ed il tutto si chiuderebbe con l’omaggio al Santo.
Perché la cosa riuscisse nel miglior modo, sarebbe bene, che il Comune desse avviso alla popolazione, almeno 10 giorni innanzi con un pubblico manifesto. Il sottoscritto è ben lieto di essere sempre a disposizione di codesta On. Giunta per ogni chiarimento ed altro.
Sicuro che la proposta trovi benevola accoglienza sentitamente ringrazia ed ossequia.
Dopo aver ampiamente parlato dei parroci delle Parrocchie di San Giacomo Maggiore, Sant’Anna, Santo Stefano e San Giovanni Evangelista di Montecanepino, finalmente concludiamo con la Parrocchia di San Girio, grazie alla disponibilità di Don Aldo Marinozzi che ci ha fornito l’elenco dei parroci e degli economi spirituali che si sono avvicendati in questa Parrocchia.
La Parrocchia di San Girio a Potenza Picena è stata istituita il giorno 28/11/1739, cioè 280 anni fa, dall’Arcivescovo di Fermo, Mons. Alessandro Borgia, ed è quindi la più antica della nostra città, dopo quella di Santo Stefano. Il territorio di competenza di questa Parrocchia è prevalentemente rurale e può contare sul Santuario di San Girio, chiesa le cui origini risalgono al sec. XVI e che è stata trasformata nel 1936, su disegno e progetto dell’architetto di Potenza Picena Eusebio Petetti e del canonico Marcello Manfroni, a tre navate, con il rifacimento della facciata e del campanile, quando parroco era don Enrico Acciarri di Cupramontana. Nel 1951 il Parroco don Elia Malintoppi di Falerone ha provveduto al rifacimento dell’abside ed alle decorazioni interne, affidando l’incarico all’artista di Mombaroccio (PS) Ciro Pavisa (1890-1972). Nel 1875, parroco don Salvatore Osimani di Numana, si è provveduto al rifacimento della nuova canonica su progetto dell’ingegnere Francesco Temperini ed i lavori sono stati eseguiti dall’impresa Edile di Civitanova di Fioretti Pietro, per una spesa complessiva di Lire 3687,06. Altri interventi alla canonica ed alla Chiesa di San Girio nel 1921, parroco don Enrico Acciarri, per una spesa di Lire 27.991,86.
La chiesa contiene al suo interno dal 1793 il quadro di San Girio del pittore Benedetto Biancolini, opera finanziata dal nostro Comune, dove troviamo un’antica raffigurazione di Monte Santo con
il Palazzo Municipale dove si può ancora notare il doppio loggiato. La parte superiore è stata chiusa dopo la costruzione del nostro Teatro Condominiale, inaugurato il giorno 27 Dicembre del 1862.
La Parrocchia e la chiesa sono dedicati a San Girio, compatrono della nostra città insieme a Santo Stefano, santo che è nato in Francia, a Lunello, nel 1274 e che è morto nella nostra città nel 1298. Il culto immemorabile di San Girio fu approvato dal Pontefice Benedetto XIV il 1 agosto 1742. A Monte Santo dal 1377 il giorno 25 Maggio di ogni anno si svolge la festa di San Girio, insieme alla fiera, questa istituita il giorno 10/l/1606. A San Girio era tradizione, documentata fin dal 1876, parroco don Salvatore Osimani, fare durante la “terza festa di Pasqua”, il martedì dopo l’Angelo una processione a cui partecipavano tutte le confraternite di Potenza Picena, con il simulacro, la statua di San Vincenzo Ferreri, per la benedizione delle campagne. Dal 1652 abbiamo un cappellano nel Santuario di San Girio. I parroci che si sono alternati alla guida di questa Parrocchia rurale dal 1739 sono stati fino ad oggi 13, compreso l’attuale don Aldo Marinozzi, oltre che 13 economi spirituali.
Dal 1739 fino ad oggi i parroci e gli economi sono stati i seguenti:
– Don Felice Ciminari di Monte Santo dal 7/5/1740 al 16/10/1775
Don Pietro Ciminari economo dal 16/10/1775 al 11/5/1776
– Don Vittorio Panepesel dal 11/5/1776 al 2/9/1785
Don Cristoforo Ruffini economo dal 2/9/1785 al 26/10/1785
– Don Marco Rodilossi dal 26/10/1785 al 14/2/1815
Don Terenzio Pierandrei economo dal 14/2/1815 al 16/2/1816
– Don Giovanni Battista Compagnoni dal 16/1/1816 al 11/9/1826
Don Giovanni Magner economo dal 11/9/1826 al 24/10/1826
– Don Francesco Quintili dal 24/10/1826 al 20/4/1842
Don Filippo Quintili economo dal 20/4/1842 al 29/6/1843
– Don Raffaele Baglioni dal 26/6/1843 al 25/6/1855
Don Bernardino Scarcarelli economo dal 25/6/1855 al 4/6/1856
– Don Salvatore Osimani di Numana dal 4/6/1856 al 15/9/1889
Don Antonio Vecchi economo dal 15/9/1889 al 18/5/1890
– Don Antonio Pierconti di Potenza Picena dal 18/5/1890 al 3/1/1917
Don Fiorenzo Macarri economo dal 3/1/1917 al 15/12/1919
Don Giuseppe Gironelli economo dal 15/12/1919 al l/l/1920
– Don Enrico Acciarri di Cupramarittima dal 1/1/1920 al 21/4/1938
Don Marone Cesanelli economo dal 21/4/1938 al 4/9/1938
– Don Francesco Campolungo di Civitanova Marche dal 4/9/1938 al 30/10/1938
Don Marone Cesanelli economo dal 30/10/1938 al 12/3/1939
– Don Roberto Remia di Grottazzolina dal 12/3/1939 al 6/5/1946
Don Fernando Angelici economo dal 6/5/1946 al 8/9/1946
– Don Elia Malintoppi di Falerone dal 8/9/1946 al 3/6/1979
– Don Aldo Marinozzi di Corridonia dal 18/10/1976 economo e parroco dal 3/7/1979
Scorcio panoramico di San Girio. Foto Bruno Grandinetti.
Interno Chiesa di San Girio. Foto Bruno Grandinetti.
San Girio comprotettore di Potenza Picena in un santino di p. Nazareno Pistelli. ASCPP
Don Francesco Campolungo. Parroco di San Girio dal 4-9-1938 al 39-10-1938.
Don Elia Malintoppi (primo sacerdote da sx) insieme a don Giacomo Fortunati e don Giovanni Cotognini. Inaugurazione della Scuola Elementare di Pan Perduto 1955. Foto Igino Ceccotti.
a curadi Simona Ciasca e Paolo Onofri Oggi nella città di Potenza Picena si tengono due fiere in occasione di festività religiose: quella di San Girio il giorno 25 Maggio e quella di Sant’Anna il giorno 27 Luglio che si svolge a Porto Potenza Picena. La fiera di San Girio è stata istituita il giorno 10 Gennaio del 1606, mentre quella di Sant’Anna è stata istituita il giorno 1 Luglio del 1906 ed approvata l’ 11 Febbraio del 1907.
Queste due fiere si tengono regolarmente oggi anno in occasione delle feste patronali di San Girio e di Sant’Anna delle due Parrocchie. Sant’Anna è la patrona di Porto Potenza Picena, mentre San Girio è il compatrono della città di Potenza Picena, insieme a Santo Stefano. Oggi nel Capoluogo non si tiene più alcuna fiera o mercato e purtroppo non si festeggiava neppure il patrono principale della nostra città, cioè Santo Stefano, a parte il giorno 26 Dicembre presso la Collegiata di Santo Stefano, per celebrare il titolare della chiesa matrice.
Anticamente Monte Santo, città molto operosa sia per quanto riguarda l’agricoltura che l’artigianato, con una notevole tradizione religiosa, poteva contare su molte fiere e mercati. Si tenga conto che le fiere, in particolare, erano i momenti dove in cui si incontravano i venditori e gli acquirenti di animali della campagna, ed in cui si scambiavano le merci. Il termine fiera deriva dal latino “Feria”, che significa giorno festivo, in quanto le fiere avevano luogo in giorni di festività religiose.
Manifesto della festa di Sant’Anna a Porto Potenza Picena del 1928.
La più antica fiera di Monte Santo era sicuramente quella del giorno 5 Agosto, festa della Madonna della Neve. Non si conosce la data della sua istituzione, mentre si conosce la data del decreto di approvazione, cioè il giorno 23 Luglio del 1672 da parte del Pontefice Clemente X. Vi erano inoltre altre importanti fiere. Quella del 27 Gennaio, del 26 Febbraio, del 23 Marzo, del 12 Aprile, chiamata fiera nuova, del 30
giugno, del 5 Settembre, del 7 Ottobre, del 30 Novembre, detta di Sant’Andrea ed infine quella del 21 Dicembre, detta Mercato San Tommaso.
Inoltre nel Capoluogo c’era il mercato settimanale del martedì, come oggi, e quello mensile del primo martedì del mese, istituito il giorno 13/11/1903 ed approvato il 24/11/1903.
A Porto Potenza Picena il mercato settimanale si è sempre tenuto il giovedì.
Nel 1869, il giorno 29 Novembre, il consiglio comunale di Potenza Picena voleva istituire una nuova fiera il giorno 4 Agosto, collegandola sia a quella del 5, fiera della Madonna della Neve, che al giorno 3 Agosto, festa dell’Invenzione di Santo Stefano, cioè il giorno del ritrovamento del suo corpo, in quanto Patrono della nostra città.
Il consiglio comunale in quella occasione si divise tra chi sosteneva questa tesi e chi invece voleva la nuova fiera il giorno 22 Luglio, Festa di Santa Maria Maddalena, anche lei protettrice della nostra città definita nel nostro Statuto Medievale “feconda governatrice” di Monte Santo. Alla fine non è stata decisa né l’una né l’altra data.
Comunque la nostra comunità festeggiava il Santo Patrono principale, cioè Santo Stefano, sia il giorno 3 Agosto che il giorno 26 Dicembre di ogni anno, come lo afferma nel suo libro sul “Capitolo dell’Insigne
Elenco fiere e mercati di Potenza Picena. ASCPP.
Collegiata di Santo Stefano in Montesanto”, Mons. Giovanni Cotognini del 1951, che noi abbiamo pubblicato integralmente sul nostro blog. Oggi la Parrocchia dei Santi Stefano e Giacomo, guidata dal giorno 15 Ottobre 2017 da padre Michele Ardò, con vicario padre Lorenzo Turchi, ha deciso di ripristinare la festa di Santo Stefano anche il giorno 3 Agosto, come avveniva nel passato nella nostra città, organizzando quindi i festeggiamenti religiosi e civili nei giorni dal 2, 3, 4 e 5 Agosto 2018 festa della Madonna della Neve, con un beneficio anche di incentivazione turistica per il Capoluogo nel mese di Agosto.
Ci si augura che dal prossimo anno si possano completare i festeggiamenti con l’inclusione anche della fiera di Santo Stefano.
Siamo felici che padre Michele Ardò, da poco parroco, abbia assunto questa decisione, molto importante per la comunità del Capoluogo.