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Archive for giugno 2010

Inaugurazione dello stadio “U. S. Potentina Skorpion” 10-6-1946.

Il 30 Giugno 1944 i soldati polacchi del Reggimento Corazzato Pulk 4 Pancerny “Skorpion” al comando del colonnello Ignacy Kowalczewski hanno liberato Potenza Picena dall’occupazione nazi-fascista.

Prima dell’arrivo degli alleati, i tedeschi in ritirata dalle colline di Recanati, alle ore 16,00 dello stesso giorno hanno cannoneggiato la nostra città colpendola in due occasioni. La prima, la più distruttiva in Piazza Principe di Napoli, come si chiamava all’epoca Piazza Matteotti, ha colpito la torre civica all’altezza della lapide che ricordava i caduti della prima guerra mondiale. Sono morti in Piazza: Piccioni Alfredo, maestro elementare di 39 anni, Penco Ersilio, 33 anni sfollato di Livorno, Vitelli Elvira, 70 anni anche lei sfollata di Livorno, Zambruni Antonio, 74 anni farmacista in pensione, Carlini Maria, casalinga di 29 anni.

La seconda cannonata ha colpito l’abitazione dei fratelli Mazzoni in contrada La Concia, posta sotto le attuali Scuole Medie, in prossimità del parco giochi (la casa è stata demolita da poco tempo). In questa località sono morte altre tre donne. Micucci Rosa, di anni 34, Battistelli Maria di anni 39 e Silvestrini Jolanda di anni 40 profuga di Sesto S. Giovanni, moglie del Conte Roberti Lauri Mario. Inoltre risultava gravemente ferito in Piazza anche un bambino di 3 anni, Carlini Alessandro, colpito da schegge.

Molte altre persone sono state ferite in maniera lieve. Tutti aspettavano di festeggiare in Piazza l’arrivo imminente dei soldati polacchi. Molti di loro purtroppo hanno solo trovato la morte.

I soldati facente parte del II° Corpo d’Armata Polacco in Italia alla guida del Gen. Wladyslaw Anders, avevano abbandonato la loro nazione, la Polonia, occupata nel 1939 sia dai tedeschi nella parte occidentale (1 settembre), che dai sovietici nella parte orientale (17 settembre), e si erano uniti agli inglesi per continuare la guerra contro i nazi-fascisti.

Il loro motto era “per la nostra e vostra libertà” (molti di loro provenivano dai territori orientali occupati dai sovietici ed erano stati nelle prigioni, nei campi di lavoro forzato e nei gulag) perché il loro obiettivo, oltre che la sconfitta del nazi-fascismo, era quello della definitiva liberazione della loro patria, finalmente indipendente.

Inaugurazione dello stadio comunale “U.S. Potentina-Skorpion” di Potenza Picena costruito dai soldati polacchi.

Questo traguardo, pur avendo partecipato vittoriosi al fianco degli alleati nel conflitto, per gli accordi di Jalta del febbraio 1945 tra gli Stati Uniti, Gran Bretagna e l’Unione Sovietica, non lo hanno raggiunto. Infatti la regione orientale della Polonia è rimasta all’Unione Sovietica, mentre il resto della nazione, con alcune concessioni di territorio tedesco, è rientrata nella sfera di influenza sovietica, con un governo comunista. Per questo motivo dopo la fine della guerra pochi soldati del II° Corpo d’Armata sono rientrati in Polonia. Su una forza totale di 112.000 effettivi solo 14.000 sono coloro che chiedono il rimpatrio, molti sono rimasti in Inghilterra, oppure sono emigrati negli Stati Uniti, Canada, Australia ed Argentina. Alcuni, dopo il loro matrimonio con ragazze italiane, sono rimasti nel nostro paese e diversi anche a Potenza Picena. Questi ragazzi, lontani dalla loro terra e dalle loro famiglie, sono stati ben accolti dalla nostra popolazione. A Potenza Picena ed al Porto risultavano ospitati nelle abitazioni private e in strutture pubbliche 991 polacchi, tra ufficiali (176), sottufficiali (203) e soldati (612). Il Comandante, Col. Ignacy Kowalczewski, era ospitato presso il palazzo del Prof. Alessandro Baldoni in Corso Vittorio Emanuele, 29.

Si sono però verificati alcuni gravi fatti di sangue che hanno visto coinvolti dei cittadini di Potenza Picena con i soldati polacchi. Uno di questi è accaduto il giorno 29/4/1945 in Via Tripoli, dove per futili motivi (un soldato ubriaco dava fastidio ad una ragazza del luogo ed è intervenuto lo zio), forse aggravati dall’odio anticomunista dei polacchi, fomentati anche ad arte da elementi fascisti locali (come sostengono i rappresentanti comunisti del CLN), sono morti sia il soldato polacco, il cui nome non risulta in nessun archivio, che lo zio della ragazza, il fornaciaio Francesco Margaritini, militante comunista, a cui verrà successivamente a questo fatto intitolata la locale sezione del PCI. In un altro episodio precedente è morto un soldato polacco in prossimità della porta di Galiziano (anche in questo caso non si è riusciti a sapere il suo nome), si dice ad opera di un cittadino di Potenza Picena per un futile motivo. I buoni rapporti tra la popolazione locale e i soldati polacchi è testimoniato invece dai tanti matrimoni con ragazze del luogo che si sono celebrati sia nel Capoluogo che al Porto dal 1944 al 1947, per un totale di n° 33.

Pergamena del Prof. Giuseppe Asciutti, donata al reggimento“Skorpion”

Due soldati polacchi risultano morti in combattimento nel nostro territorio. Si tratta del S.ten. Rozanski Czeslaw nato il 4/9/1921 a Kowalewo (Wabrzezno), morto il giorno 2/7/1944 sul fiume Potenza e del Fucil. sc. Wisnicki Bernard nato il 25/1/1915 a Zlotowo (Lubawa) morto il 3/7/1944 sempre sul fiume Potenza. Questi due soldati inizialmente sono stati sepolti presso il nostro cimitero, ma successivamente sono stati portati al cimitero polacco di Loreto (tombe n. 765 e n. 1002). I soldati del Reggimento “Skorpion” di stanza a Potenza Picena sono ricordati anche per aver costruito loro il campo sportivo comunale, inaugurato il giorno 10/6/1946, con un incontro tra una squadra locale e una rappresentanza di giocatori polacchi (la partita è terminata 8 a 1 a favore dei polacchi). Il campo sportivo di Potenza Picena per questo motivo porta anche il nome “Skorpion” insieme a quello “Favale-Scarfiotti” (la famiglia che aveva donato il terreno), in segno di ringraziamento a questi ragazzi che lontano dalla loro terra di origine, la Polonia, hanno lottato per la nostra libertà e speravano anche per la loro. Il Reggimento Corazzato “Skorpion” ha lasciato definitivamente Potenza Picena nel mese di luglio 1946.

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Mostra “Anime e Muri” - Porto Potenza dal 1857 al 1926 uno sguardo al passato

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Giuseppe Asciutti

Il giorno domenica 13 Giugno 2010, festa di S. Antonio di Padova, è stata inaugurata la sala “Giuseppe Asciutti” presso i locali del Convento dei Frati Minori Riformati di Potenza Picena. Le figlie dell’artista santese, Giulia e Sandra, hanno donato alla comunità francescana di Potenza Picena tutte le opere del padre, in precedenza custodite presso la loro abitazione in via Umberto I°.

La raccolta di opere, sistemate da padre Antonio Simoncini, comprende dipinti ad olio su tela, xilografie, terracotte, sculture in legno, lavori in ferro battuto, mobili intagliati e per la quantità e qualità sono tali da rendere questa sala una vera e proprio Pinacoteca, degna di essere visitata da tutti coloro che amano l’arte.

Il Convento “S. Antonio di Padova” di Potenza Picena, sede del Centro Missionario della Provincia dei Frati Minori, già custode da tanti anni di un Museo Unico nel suo genere per la particolarità degli oggetti custoditi, il Museo Missionario, che conserva testimonianze provenienti da tutti i continenti del mondo, raccolte con pazienza e scrupolosità dai missionari francescani marchigiani, ora con la raccolta di opere del Prof. Giuseppe Asciutti, diventerà sicuramente un luogo da visitare non solo per motivi religiosi, ma anche per conoscere dei tesori artistici.

Il Comune di Potenza Picena e le Pro-Loco locali dovrebbero adeguatamente valorizzare questo grande patrimonio, inserendo il Convento dei Frati Minori Riformati negli itinerari estivi per i turisti che scelgono la nostra città e la sua spiaggia, insignita anche quest’anno per la terza volta della Bandiera Blu e delle tre Vele della guida blu di Legambiente e Touring Club per la migliore offerta turistica.

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Pescatori su di una lancetta partono per la pesca con la sciapeca.

Ogni anno, dal 2001, la prima domenica di agosto a Porto Potenza si svolge la tradizionale rievocazione della pesca con la “sciapeca”, organizzata dal Circolo “Il Faro” e dal “Centro Studi Portopotentino”, con il patrocinio del Comune di Potenza Picena.

Nella tradizione marinara di Porto Potenza questo tipo di pesca, che si effettuava utilizzando una lancetta con una grande rete a strascico, formata da due lunghe ali e da un sacco usato per la cattura dei pesci più piccoli, ha sempre ricoperto un ruolo importante, ora non più consentita, e costituiva una fondamentale forma di sostentamento economico delle famiglie che vivevano di questa attività.

Oggi viene riproposta a livello di rievocazione storica per non perdere la memoria delle nostre migliori tradizioni marinare.

Le prime famiglie del Porto di Monte Santo (come si chiamava Potenza Picena prima del cambio del nome avvenuto il 21/12/1862) vivevano essenzialmente di agricoltura e di pesca, e gli abitanti venivano chiamati “Sciapecotti”, proprio per la particolare pesca che veniva praticata, per distinguerli dai “Carginelli” del Capoluogo, dove prevalente era l’attività di muratori.

In particolare nei primi censimenti del 1861 e del 1871 noi troviamo solo quattro famiglie dedite alla pesca. Esse erano quelle di Cherubini Giovanni nel 1861 e di Scataglini Achille, Scataglini Giovanni e Flamini Giovanni con il figlio Marone nel 1871.

Si tenga conto che nel 1871 gli abitanti del Porto erano solo 147, di cui 5 Guardie Doganali e 21 persone, comprese le famiglie, impegnate nella gestione della stazione e della rete ferroviaria, che era stata inaugurata il 17 maggio 1863. Maggiore la presenza con il censimento del 1881 (già la popolazione del luogo era aumentata, arrivando a 186 abitanti, compresi 5 militi della Guardia di Finanza e 34 persone, comprese le famiglie, impegnate nella gestione della stazione ferroviaria), e risultavano 18 pescatori. Di questi uno era emigrato in Argentina (Scataglini Raffaele), e uno si trovava a lavorare fuori dal comune (Flamini Pietro). Gli altri erano: Cingolani Luigi e i figli Giuseppe e Nazzareno, Cherubini Giulio, Carlocchia Giacomo. Germondari Pietro, Ciminari Francesco, Scataglini Giovanni e il figlio Antonio, Giorgetti Luigi, Marconi Sante e il fratello Pietro, Cherubini Pietro e il figlio Luigi, Marconi Nicola e Scataglini Achille.

In un altro censimento del 1929 sulle attività produttive legate alla pesca, nel nostro Comune, risultavano essere presenti i seguenti proprietari di barche a vela con la relativa quantità di pesce pescato nell’anno:

  1. Fratelli Marconi, n. 3 barche (Audace – Vittoria – Pia), con un tonnellaggio di 1500 ciascuna ed un pescato annuo di 39 quintali di pesce.
  2. Carlocchia Giulio, n. 2 barche (Ada – Ida) con un tonnellaggio di 1500 ciascuna ed un pescato annuo di 40 quintali di pesce.
  3. Scataglini Raffaele, n. 2 barche (Fidelmo – Carola) con un tonnellaggio di 1500 ciascuna ed un pescato annuo di 15 quintali di pesce.
  4. Ricci Riccardo, n. 1 barca (Italia) con un tonnellaggio di 1500 ciascuna ed un pescato annuo di 15 quintali di pesce.
  5. Pavoni Aurelio, n. 1 barca (Maria) con un tonnellaggio di 1500 ed un pescato annuo di 20 quintali di pesce.
  6. Marinacci Giovanni, n. 2 barche (Ideale – Santino) con un tonnellaggio di 1500 ciascuna ed un pescato annuo di 20 quintali di pesce.
  7. Marconi Benedetto, n. 1 barca (Santa) con un tonnellaggio di 1000 ed un pescato annuo di 20 quintali di pesce.
  8. Cingolani Pietro, n. 1 barca (Zara) con un tonnellaggio di 1000 ed un pescato annuo di 15 quintali di pesce.
  9. Giampaoli Duilio, n. 1 barca (Maria) con un tonnellaggio di 1500 ed un pescato annuo di 20 quintali di pesce.
  10. Giorgetti Augusto, n. 1 barca (Vittoria) con un tonnellaggio di 1100 ed un pescato annuo di 20 quintali di pesce.

I pescatori tirano a riva la rete con la sciapeca.

Inoltre il primo maggio 1946 era stata costituita la cooperativa di pescatori intitolata a Nazzareno Carlocchia ed era formata da 36 soci. Il primo cantiere nautico che costruiva “battelli” sorto a Porto Potenza è stato quello di Livio Merani che nel 1926 si era trasferito nel nostro Comune da La Spezia. La sua attività nel cantiere di Via Dante Alighieri è proseguita fino al 1936, quando si trasferì a Porto Civitanova. Nello stesso periodo iniziano la loro attività di costruzioni nautiche anche i fratelli Carlini, Domenico e Luigi. Successivamente inizierà ad operare in questo campo Ennio Clementoni.


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